6.Pod zvezdite

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Sofia, marzo 1986

Non esisteva nulla di più appacificante del soave bagliore delle stelle di cui il firmamento era ammantato, coprendo ogni angolo visivo di Yordanka e abbracciandola quieto come solo il cielo notturno dal punto più alto di Vitosha era mai stato in ...

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Non esisteva nulla di più appacificante del soave bagliore delle stelle di cui il firmamento era ammantato, coprendo ogni angolo visivo di Yordanka e abbracciandola quieto come solo il cielo notturno dal punto più alto di Vitosha era mai stato in grado di fare.

In quel momento esistevano solo gli astri, lei, e Viktor. Si voltò verso il ragazzo disteso nello sdraio di fianco al suo, con le dita della mano destra allacciate a quelle della sinistra di Yordanka. La ragazza aveva sempre amato guardare le stelle, lo faceva quasi tutte le notti quando la sua famiglia al completo era ancora viva, ignorando le prese in giro dei fratelli che consideravano una futile perdita di tempo quella che per Yordanka era una comunicazione con la natura, l'universo e soprattutto con se stessa. Da allora, durante il dominio degli Ophliri all'Ephia, le era risultato impossibile trovare un modo di raggiungere in santa pace un posticino per svolgere quell'attività così rasserenante per il suo animo tormentato, e anche dopo aver ottenuto il posto come Ephiante le cose da sistemare e le tensioni erano ancora troppe, così si era convinta che rilassarsi come faceva un tempo sarebbe stato un modo di abbassare la guardia e permettere dunque al male di raggiungere lei e la sua famiglia. Al suo amato cielo stellato negli ultimi tempi aveva dunque riservato nient'altro che fugaci occhiate struggenti, come una promessa che un giorno sarebbe tornata da lui.

Infine, quella sera era finalmente stata pronta; si era nuovamente abbandonata sotto la sua tenue luce come la bambina che non era più, e lui che, fedele, l'aveva attesa, era rimasto saldo nel suo silenzio luminoso, tale da risultare familiare ai suoi dolci ricordi, pur diversificandosi ogni notte, come se si dipingesse, di sera in sera, di un nuovo riflesso in cui lei potesse rispecchiarsi.

Lei, e la piccola vita che le cresceva in grembo. Un sorriso le incurvò le labbra senza che se ne rendesse conto, attirando l'attenzione di Viktor. Chissà come avrebbe reagito il suo amato alla notizia della dolce attesa!

«A cosa pensi?»

Lei sorrise. «A niente. A tutto. Solo che la vita non potrebbe essere più stupenda di così.»

Vik si sporse in avanti verso di lei e Yordanka fece lo stesso. Le loro labbra si incontrarono in un bacio che le diede l'impressione di elevarsi insieme alla volta celeste. «Così mi lusinga gospoja¹!» ridacchiò lui subito dopo, in risposta alla frase che lei si era già dimenticata di aver pronunciato.

Riappoggiò la nuca al cuscino dello sdraio, lasciandosi andare anche lei a una lieve risata. Ogni volta che Viktor le dava del lei e la chiamava gospoja le rievocava i dolcissimi ricordi di quando lui era entrato nella sua vita, riaccendendo, proprio in uno dei periodi più cupi, parti sopite di sé che nemmeno immaginava di possedere, sepolte sotto stratificazioni di aspettative, responsabilità, tensioni, paure e odio.

Era maggio, e in quel periodo, compiuti da poco i diciotto anni, soggiornava a Mosca per via delle adunanze del Consiglio da lei stessa evocate, al fine di rivendicare la sua posizione come Ephiante della Nova Ephia di Sofia, per porsi a capo degli Ephuri di tutta Bulgaria com'era giusto che fosse. Per via della guerra, a Clara era stato impossibile venire di persona fino a lì per aiutarla, ma ugualmente la sua anghel non aveva fatto mancare il suo supporto, aiutandola quando possibile con la comunicazione a distanza. Tuttavia, Yordanka, suo malgrado, aveva dovuto affrontare per lo più da sola quell'immensa folla che la detestava. Non era stato facile, ma era riuscita a raggiungere un autocontrollo sufficiente da permetterle di ottenere quel che desiderava. Il Consiglio, infatti, le aveva riconosciuto il titolo, pur con la disapprovazione di gran parte dei presenti.

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