13.Letya

20 6 92
                                    

Sofia, gennaio 1996

Non appena Maksim ebbe pronunciato quelle parole, il lontano suono proveniente da fuori esplose ovunque intorno a loro, con lo stesso effetto di una bomba

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Non appena Maksim ebbe pronunciato quelle parole, il lontano suono proveniente da fuori esplose ovunque intorno a loro, con lo stesso effetto di una bomba. Le amplificazioni vocali, prima offuscate, facevano sembrare che ognuna di quelle inaccettabili accuse venisse gridata direttamente nelle loro orecchie. Non solo, ogni poro della pelle ne sembrava avvolto, provocando violenti brividi che le attraversarono tutto il corpo, tanto che per un attimo Violeta pensò che qualcuno dei cebrim di quei ribelli avesse già avuto il tempo di raggiungerli.

«Mamo? Kakvo stava¹?» chiedevano le vocine, acute, eppure tenui in quel caos, dei figli di Yordanka, che non fecero altro che incrementare la rabbia che, come un fuoco mai spento, divampava dentro Violeta. Erano dei bambini, non avevano ancora sviluppato nemmeno un cebrim, come avrebbero potuto difendersi? Anche solo quel trambusto, quali effetti avrebbe potuto avere sui loro apparati uditivi? Per non parlare ovviamente dei danni emotivi... quello che aveva passato Violeta in gioventù non era nulla al confronto.

Si affrettò a creare delle protezioni alle orecchie a Georgi, mentre con gli altri bambini intervennero prima i genitori. Ma non sarebbe stato abbastanza. Non sarebbe mai stato abbastanza. Né per tutti quegli Ephuri contro di loro, né per gli Ophliri, né per Maksim.

«Tu!» con tutta la forza di cui era in possesso, si lanciò contro Maksim, lo schiantò poi al muro, tenendolo per il colletto della giacca blu oceano. Nessun colpo sembrò sortire il minimo effetto su di lui. La neve, continuando a discendere assidua dal cielo, disegnava sul volto di Maksim ombre dalle forme inquietanti su cui giocavano le luci sanguigne provenienti dalla folla. «Rimetti immediatamente le protezioni o giuro che questa volta ti ammazzo, tanto siamo già tutti assassini, no?»

Diceva sul serio, questa volta non aveva intenzione di lasciarsi sfuggire quella opportunità. Sarebbe stato un tragico incidente causato dalla furia della folla.

Per tutta risposta, lui rise.

Confusa, Violeta si giocò tutto con un solo attimo di indecisione, che l'avversario sfruttò per sferrarle una ginocchiata al petto che la fece indietreggiare. Senza arrendersi, lei rispose con una rotazione del busto con l'intenzione di darsi lo slancio con cui sferrare un attacco preciso e mirato al fianco, così da bloccarlo momentaneamente e sfruttare l'attimo per colpirlo alla testa prima che avesse la possibilità di sconfiggerla con uno dei suoi Movimenti, su cui Violeta purtroppo non aveva il minimo potere.

Tuttavia, non andò come previsto. Mentre svolgeva la rotazione, le dita di Maksim afferrarono l'aria, e Violeta sentì il pavimento sotto i piedi tendersi a quel gesto come fosse tirato da un filo, di conseguenza si ritrovò a ruzzolare a terra in modo scomposto. Imprecò quando il mento urtò una mattonella, poi si risollevò subito con un balzo. Solo per scoprire che Maksim se n'era già andato.

Vigliacco.

Fece per corrergli dietro, ma una mano le afferrò il braccio. Voltandosi, si rese conto con sorpresa che non si trattava di Yordanka, come aveva creduto inizialmente, ma di Petar. Suo fratello annuì² semplicemente, per comunicarle che non era la cosa migliore da fare in quel momento. Lo sguardo fermo, immune alla lampeggiante e incerta luce proiettata su di loro dall'esterno, rese a Violeta impossibile disobbedire. Così, per l'ennesima volta, si morse la lingua e si trattenne. Di nuovo, Maksim l'avrebbe scampata e, di nuovo, quel vuoto divorante e feroce dentro di lei sarebbe rimasto inappagato.

JivonhirDove le storie prendono vita. Scoprilo ora