10.Kato dim

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Sofia, gennaio 1994

I colori scoppiarono nella volta celeste oscura, eruttando tutt'attorno come acqua da una fontana, spruzzati direttamente dalla gioia stessa degli Ephuri che li avevano prodotti, e accesi da acutissimi scoppi che si fusero con i battiti del suo cu...

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I colori scoppiarono nella volta celeste oscura, eruttando tutt'attorno come acqua da una fontana, spruzzati direttamente dalla gioia stessa degli Ephuri che li avevano prodotti, e accesi da acutissimi scoppi che si fusero con i battiti del suo cuore e con le grida emozionate della folla.

I fuochi d'artificio Ephuri erano molto più affascinanti e coinvolgenti di quelli Letargianti, perché animati da cebrim specifici che li rendevano veri e propri miracoli visivi: quelle che infiammavano nel cielo prendevano la forma di storie armoniose, tinte da colori che nemmeno sapeva esistessero, fusi e abbinati in modi che mai avrebbe ritenuto possibili.

Purtroppo, non erano molte le occasioni in cui si poteva assistere a quello stupendo spettacolo, dal momento che le opportunità in cui poter festeggiare per davvero nella società Umanente si potevano contare sulla punta delle dita, per cui Violeta decise di goderseli il più possibile.

Quel giorno, la leggerezza e l'euforia erano talmente tangibili che si potevano toccare con mano, perché era da poco avvenuto ciò che si era creduto impossibile per millenni.

«L'erede di Arkon è morto!» gridò un ragazzo alzando un pugno in segno di vittoria, subito accompagnato da altri Ephuri circostanti, per sottolineare maggiormente quell'affermazione per il semplice fatto che anche solo dirlo ad alta voce risultava inverosimile. Si trattava dell'Erede di Arkon, dopotutto.

Mentre i fuochi giungevano al termine e la notte invernale accesa dalle luminarie sembrava dilungarsi per concedere agli eroi di guerra quella pausa meritata dopo tutte le sofferenze subìte, Violeta si diresse verso uno dei tavoli messi a disposizione dalla loro Ephia, dove già si erano raccolti Yordanka, Sasho e i bambini. C'era anche Konstantin, intento a cullare il piccolo Ilia mentre questo gemeva nel suo pianto quasi privo di suono.

Ilia non gridava mai; anzi, era talmente silenzioso che qualche volta quasi ci si dimenticava della sua presenza.

«È incredibile, vero?» esclamò Yordanka, correndo ad abbracciarla entusiasta.

«Naah, prima o poi doveva finire, o per noi o per il mondo intero» ironizzò lei in risposta, con una risata amara, guadagnandosi un'occhiataccia dalla sorella.

Non appena la vide, Gogo smise di fare quel che stava facendo e la raggiunse con un salto per abbracciarle le gambe. A quel gesto, Violeta ebbe quasi un capogiro, perché una parte di lei al posto di Georgi vedeva un altro bambino, di un anno più giovane, con i capelli un po' più corti e mossi, più tondo e caloroso. Un bambino che aveva smesso di sorridere ormai diversi anni addietro.

«Hayde¹! Sono solo andata a vedere i fuochi poco più in là» disse per staccarselo di dosso, con una risata leggera che velava il suo malessere. Amava Georgi come fosse figlio suo, ma proprio non riusciva a sopportare quei momenti in cui le ricordava il fratellino che aveva perduto. «Dove sono Ran e Kiro?» chiese per cambiare discorso.

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