8.2.Nadejda

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«Il percorso pensato per i turisti Letargianti, lo stesso che abbiamo attraversato anche noi, ha una profondità di trecentocinquanta metri circa» spiegò concitato Petar, leggermente a disagio per tutti gli occhi addosso, e con urgenza per il sole che si avvicinava pericolosamente al letargo notturno. «Tuttavia, la reale profondità della grotta si aggira attorno ai mille metri, al suo interno sono presenti alcune delle cascate più alte del mondo e gran parte non è ancora stata esplorata dall'uomo perché troppo irraggiungibile e pericolosa. Più avanti, infatti, il percorso si fa accidentato e troppo ripido, sono innumerevoli le persone che, da quando la Gola esiste, non sono più tornate indietro».

Raggiunto il fiume, si fermò un attimo per studiarne la formazione e l'ingresso attraverso il quale penetrava nelle profondità della terra. Gli altri lo seguivano, silenziosi e attenti, senza perdersi una sola parola.

«A renderla davvero famosa, però, è il mistero che si aggira attorno alle acque che penetrano al suo interno. Pare infatti, che qualunque cosa in esse contenuta non risbuchi mai più in superficie, l'unica a sboccare è l'acqua stessa, vuota e limpida, come se una gola inghiottisse tutto il resto. Da qui il nome, che associato a uno degli ingressi che somiglia alla testa di un diavolo, le ha fatto guadagnare questo appellativo.»

«Okay, sembra una cosa molto inquietante, ma questo cosa c'entra con Liuben?» lo incitò Violeta, mentre un piede ticchettava nervosamente, gli occhi che seguivano la direzione dell'acqua del ruscello.

«Ovviamente sono state fatte delle ricerche scientifiche,» si affrettò a spiegare Petar, «ed è stato verificato, colorando l'acqua, che quella che entra da questo punto» indicò la direzione verso cui presto si sarebbero diretti, «non è la stessa che risbuca poi fuori nel tempo stimato in relazione al suo percorso - all'incirca cinque o dieci minuti - ma esce all'esterno solo dopo diverse ore. Quindi, la domanda senza risposta è: dove va in tutto questo tempo?»

Deglutì, mentre una fitta al cuore gli rammentava quante volte aveva pronunciato quelle parole e affrontato quei discorsi insieme a Denislav. «La nostra... la mia teoria, è che l'acqua penetri talmente in profondità, dopo lunghissimi e complessi giri all'interno di un enorme sifone sotterraneo, fino a raggiungere un luogo sconosciuto in cui tutto ciò che è contenuto in essa si sedimenta lasciandola a proseguire da sola il suo corso verso l'uscita. E se il Consiglio tenesse Liuben lì dentro? Quale luogo migliore di uno che non può essere raggiunto per sperimentare manovre di mens potenzialmente pericolose e per contenere un nemico all'apparenza indistruttibile?»

Gli altri annuirono, convinti ed emozionati dalle sue parole, mentre la speranza che aveva pervaso, inaspettata, Petar, si distribuiva anche a loro.

«Ottimo lavoro Pesho¹⁰» affermò Aleksander, posando una mano sulla sua spalla. «Quindi tu suggerisci di trovare questo posto seguendo il corso d'acqua?»

«Esattamente. In un modo o l'altro dovremmo pur arrivarci, anche se sarà molto pericoloso. Nessun Letargiante è mai sopravvissuto, ma noi siamo Ephuri, quindi possiamo farcela... credo. È un tentativo un po' avventato, lo so, ma...»

Yordanka lo fermò avvicinandoglisi, un lieve sorriso intenerito a lucidarle gli occhi d'ardesia. «Ma è tutto quel che abbiamo» concluse per lui, «e ce lo faremo bastare.»

«Dobre be¹¹, non perdiamo tempo allora! Andiamo!» esclamò Violeta.

«No, Leta, tu resti qui» la frenò subito Petar. «Non hai sentito quel che ho detto prima? Nessun Letargiante è mai sopravvissuto alla grotta.»

«Ma io non sono una Letargiante!»

«Leta» intervenne a quel punto Dànceto con fare ammonitorio. Non c'era da discutere, lei non sarebbe potuta venire; Petar aveva visto quanto l'avessero spaventata i pipistrelli, quel luogo non faceva proprio per lei. E i fratelli a rischio erano già troppi.

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