6.1 • Il marchio

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"Non credo che sia debole chi è disposto a cedere, anzi, è pure saggio

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"Non credo che sia debole
chi è disposto a cedere,
anzi, è pure saggio."
Perfetti sconosciuti

Song: No light, no light - Florence+The machine

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Camminammo per le strade secondarie di Brental fino ad arrivare ad una delle torri di controllo ai confini Ovest della città.

Alle mie spalle mi ero lasciata i mattoni e camini sui tetti, i lampioni in ferro battuto e tutto quello che conoscevo da diciannove anni.

Mentre ero intenta a contare i ciottoli sul sentiero, il capo di Loris si fermò di colpo per andare all'entrata della torre; lo vidi parlare con una donna dai capelli ramati raccolti nella parte alta da una treccia.

«Lavora anche lei all'Accademia, si chiama Vivienne», mi sussurrò Loris senza farsi vedere; le labbra leggermente vicine al mio orecchio mi fecero il solletico.

La torre doveva contenere al suo interno almeno otto piani, ma la sua circonferenza era talmente grande che ero sicura avrebbe resistito a qualsiasi attacco. Sulla cima faceva capolino una postazione di vedetta, al cui interno c'erano due guardie con il capo coperto.

La donna si avvicinò a noi due e lasciò alle sue spalle la guardia, che entrò nell'edificio senza nemmeno degnarci di uno sguardo di saluto. Spostai la mia attenzione su Vivienne e riconobbi che doveva aver avuto poco meno di quarant'anni. Aveva un'eleganza austera ma le profonde linee sulle fronte lasciavano capire che avesse sofferto molto, e che la sua vita non fosse affatto priva di preoccupazioni. Il mio cuore empatizzò con lei e lo sentii come inclinarsi verso la donna per cercare di sentirla e di farsi rivelare le sue verità.

«Ariadne Meda?» Chiese in un modo che presupposi fosse retorico; dubitavo non l'avessero informata del mio arrivo, descrivendo il mio aspetto in ogni minimo dettaglio. Annuii e lei allungò la mano verso di me.

Non era un gesto coerente con il luogo militare in cui ci trovavamo, quindi pensai fosse per cortesia nei miei confronti. Non erano nemmeno consone all'ambiente le sue unghie smaltate di rosso vermiglio, ma la cosa mi fece alleggerire un po' i pensieri, per poco.

Non posso stringerle la mano. Indietreggiai lievemente, quasi venendo travolta dalla gonna che ora, diversamente dal solito - ero abituata - era diventata troppo ingombrante, dandomi la sensazione di avere le gambe avvolte in una rete.

Loris sembrò capire subito e fece finta di inciampare, così Vivienne si allungò per sorreggerlo e la mano tesa per salutarmi non tornò.

La donna riempì subito il silenzio per togliere a Loris l'imbarazzo di avere ulteriori occhi puntati su di lui: «Io sono Vivienne, faccio parte della cerchia di insegnanti all'Accademia.»

Mi fece cenno di seguirla, ma ebbi un moto di terrore quando intuii che Loris sarebbe rimasto fuori. Gli lanciai uno sguardo veloce di supplica, ma lui si limitò ad incoraggiarmi a proseguire, con un sorriso forzato sulle labbra.

THE ECHOING WATER - Il ciclo dei Tessitori 1Where stories live. Discover now