16.2 • Repulsione magnetica

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"You're so brave and quietI forget you're suffering"E

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"You're so brave and quiet
I forget you're suffering"
E. Hemingway

Song: wait for it - Hamilton

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La donna aveva le mani incrociate al petto, osservando ogni nostra mossa come una volpe di notte. L'aria nella stanza era pregna di profumi, leggermente meno intensi di quando si utilizzava l'Elettro nella sua forma pura, ma così sovrapposti davano quasi la nausea.

I miei capelli erano intrisi dell'odore di rosmarino che fuoriusciva dalle piccole scariche di elettricità che mi percorrevano il corpo, lente ma imperterrite.

Nathan si mise al centro del cerchio strisciando i piedi a terra.

«Quando volete», fece da segnale Vivienne portandosi a uno degli estremi del gruppo.

Cercai subito di imitare Claudia, chiamando alla mente ciò che le avevo visto fare, e portai le mani verso l'alto nella stessa forma che aveva eseguito. Nathan rimase con i piedi immobili a terra, ma un rivolo di sudore gli rigò la fronte. «Ariadne, è più facile farlo cadere che provare a farlo levitare», mi suggerì Vivienne mantenendo lo sguardo fisso su entrambi. Provai a spostare le braccia verso il basso, ma prima che avvertissi anche solo una minima forma di energia arrivare alle mani, i miei piedi stavano scivolando verso il perimetro del cerchio. Nathan muoveva le dita verso l'esterno in rapidi gesti, a ritmo con la mia marcia in arretramento. «Piega le gambe!» sentii urlare alle mie spalle. Vivienne lo rimproverò subito: «Niente suggerimenti, signor Quinlan».

Riconobbi immediatamente il grugnito del ragazzo, avevo sentito più quello che la sua voce, ormai. Feci come mi era stato detto, flettei le gambe e mi resi subito conto di essere più stabile, anche se l'aria calda attorno a me mi stava distraendo, costringendomi a scuotere la testa nel vano tentativo di allontanarla.

«E tu niente elettricità», urlò Vivienne per superare il vuoto che circondava me e Nathan a causa dei suoi poteri in pieno utilizzo, che risucchiavano l'ossigeno. I miei fulmini, che neanche avevo percepito arrivare, si placarono sotto il movimento delle mani di Vivienne, spaventati dalla donna.

Nonostante ciò, sentivo le dita schiacciate da una forza interna, una sensazione che non avevo mai provato prima. Con l'Idro era un rilascio immediato, un continuo placido fluire verso l'esterno ad ogni mio comando.

Detestavo il fatto che ogni mia emanazione energetica, ormai, fosse fuori dal mio controllo. Non ero io che accendevo l'elettricità, era lei che tentava di accendere me, forse anche tramite i miei tremori, accentuati dalla stanchezza. Ero un fascio di nervi ambulante e sentivo la corda tendersi ai suoi massimi. Abbassai le mani di colpo, seguendo l'istinto dei movimenti che era proprio di ogni exousies, concentrandomi sui metalli che riuscivo ad avvertire, anche se deboli, nel corpo di Nathan.

Come una lucina rossa, la sua gamba destra si accese nella mia mente. Era fredda, di una temperatura nettamente inferiore al resto de corpo. Non sembrava viva, non c'era nemmeno un rivolo di sangue in essa.

Senza capirne il motivo, puntai a quella: l'afferrai con la magia, e la feci affondare nel pavimento.

Il ginocchio cedette, e Nathan rovinò a terra, cercando invano di tirarsi su con la gamba sinistra. Strinsi la presa chiudendo i pugni, le unghie che mi graffiavano la carne.

«Va bene così, Ariadne», approvò Vivienne.

Mentre Nathan mi guardava sorridendo nonostante fossi sicura che quelli di prima fossero stati occhi pregni di paura, cercai di riaprire le mani, ma erano come strette in una morsa più forte di quanto io non fossi.

«Non riesco», ammisi piano, per poi urlare, «non riesco, Vivienne.»

Percepivo il respiro farsi più pesante, più concitato nel petto.

Ha avuto paura di me?

Le tempie erano prossime a scoppiarmi, la stanza era un vortice unico di colori e ombre, una poltiglia priva di senso.

«Lascia la presa», rispose tranquilla la donna allungando una mano nella mia direzione.

Non mi era possibile, era come essere tirata al centro di una corrente gelida. Se non riuscivo a sottrarmici, dovevo saltarvi dentro, pensai.

"Alcune cose non si cambiano, devi vedere dove ti portano." Era stato un consiglio di mio padre, alcuni anni prima.

Chiusi gli occhi e, nel mezzo di macchie caleidoscopiche di arcobaleni, visualizzai la linea sottile che univa le Energie mie e di Nathan. Nel farlo, inciampai in tutte quelle presenti nella stanza, tentando di separare il mondo fisico da quello energetico.

Era la tela di un ragno, ogni cosa era sovrapposta; impossibile capire cosa trainasse cosa.

Dovevo scegliere attentamente quale tirare, altrimenti non solo non avrei liberato Nathan dalla mia morsa, ma vi ci avrei rinchiuso anche qualcun altro, invischiando persino me stessa

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Dovevo scegliere attentamente quale tirare, altrimenti non solo non avrei liberato Nathan dalla mia morsa, ma vi ci avrei rinchiuso anche qualcun altro, invischiando persino me stessa.

La sensazione era paragonabile al camminare nel fango con degli stivali più grandi di quelli che ti servirebbero, stivali che imbarcano acqua e fanghiglia ad ogni passo, ancorandoti al fondale lacustre.

Scelsi quella che aveva il profumo più familiare, di erba appena tagliata e salsedine, e mi avvicinai. Potevo provare quello che provava Nathan; era una sensazione terrificante, entrare in parte nella mente delle persone, ma era l'unico modo per ricercare la loro Energia ed identificarla.

In ospedale, le morti erano i momenti peggiori. Spesso ero stata collegata alla Magia delle persone nel momento in cui il loro battito aveva cessato di esistere come tale. L'ultimo respiro, l'ultimo soffio, l'avevano fatto nella mia Energia, nella mia direzione.

Con un colpo secco fasciato da lacrime salate quanto il profumo di Nathan, l'Energia si staccò e, con un secondo suono sordo, la mia testa sbatté molle sul pavimento.

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Eccoci qui alla fine del capitolo, spero vi sia piaciuto. Come sempre, qualsiasi commento è ben accetto e sono solo contenta se mi fate sapere cosa ne pensate.

A Mercoledì prossimo, un abbraccio!

THE ECHOING WATER - Il ciclo dei Tessitori 1Where stories live. Discover now