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Una folata di aria gelata annunciò l'ingresso di Leonardo in cartoleria. L'uomo si diresse subito verso Mika e allungò la mano nel tentativo di accarezzarla. Mika ringhiò e gli abbaiò in faccia.

«Mika! Non trattare male i clienti.»

Mika sbuffò e appoggiò la testa sulle zampe guardando il muro.

«Qualche problema col suo ordine?»

«Assolutamente no, era tutto perfetto Marta, molto perfetto. Tranne che mi hai appena fatto uscire due rughe.»

Marta lo guardò in silenzio con lo sguardo vacuo di chi non sta capendo.

«Il lei, Marta. Mi hai appena dato del lei.»

«Oh caspita! Scusi! Cioè, scusa.»

«Terza ruga. Vedi? Proprio qui, accanto all'occhio.»

«Accidenti.» Marta arrossì e rise. «Quindi, cosa posso fare per te?»

«Ieri ero così ispirato che volevo mettermi subito a dipingere. Ma quando ho preso il blocco per fare uno schizzo, mi sono accorto di aver finito il carboncino. Ne hai, vero? Non posso far fuggire l'ispirazione.»

«Certo, serve altro?»

«No, grazie. E nel caso sarò ben lieto di tornare a trovarti, Marta. Anche perché devo riuscire a farmi ben volere da quel cane.»

Leonardo e Mika si lanciarono uno sguardo cagnesco, poi Mika si girò per tornare al suo riposino.

Marta stava litigando con il vecchio registratore di cassa quando, all'interno del suo campo visivo, vide la mano fasciata di Leonardo che si muoveva sul bancone. Marta si fermò per osservare il movimento lento e silenzioso di quella mano che stava mettendo meticolosamente in fila le penne, per poi girarle e posizionare la linguetta del cappuccio nello stesso verso. Erano tre e ora erano esattamente equidistanti tra loro. Alzò gli occhi in direzione dell'uomo e incrociò il suo sguardo intenso e silenzioso. Gli rivolse un sorriso a labbra strette e lo ringraziò, poi chiuse la cassa e gli porse il sacchetto col carboncino.

Mika si alzò di scatto scodinzolando e si avvicinò alla porta. Gli occhi e il sorriso di Marta si illuminarono quando Rebbi entrò in cartoleria.

Uscendo dal negozio, Leonardo si avvicinò alla donna, si fermò e la fissò in viso. Poi si girò verso Marta.

«Questo negozio è una sorpresa continua, devo venire più spesso. Arrivederci belle donne. Ciao cagnolone.»

«È una lei.»

Ma l'uomo era già uscito.

Rebbi indicò la porta.

«Quel bel marpione chi è?»

Marta però aveva già aggirato il bancone e si gettò al collo dell'amica. La strinse forte a sé tuffandosi col viso nella sua cascata di capelli corvini.

«Se stringi di più mi spezzo.»

«Quanto mi mancavi!» Marta guardò in quegli occhi smeraldo che le avevano sempre parlato in silenzio. «Dove diavolo sei finita? Trovarti anche solo al telefono è diventata un'impresa!»

Marta vide un'ombra passare davanti agli occhi di Rebbi.

«Forse stai lavorando troppo?»

«Eh, sì. Appunto. Proprio questo. Sono stata... molto impegnata» rispose abbassando lo sguardo.

Marta la osservò in silenzio. Rebbi sollevò il viso, sorrise e le chiese con entusiasmo di farle vedere il negozio di cui le aveva tanto scritto.

«C'è poco da vedere, è tutto qui.»

Rebbi gironzolava avanti e indietro passando di tanto in tanto un dito sugli scaffali come a volerli accarezzare. Marta la osservava, stranita da quel comportamento che non aveva mai visto in lei; notò che aveva il viso tirato e lo sguardo ancora abbassato.

«Ti serve qualcosa?»

«No, volevo solo vedere te e la tua nuova attività. Ero qui vicino...»

«L'ospedale è dalla parte opposta della città.»

«Ho smontato dal turno di notte.» Rebbi accennò un sorriso.

Marta notò un abbondante strato di correttore che le copriva le occhiaie e cominciava a sfaldarsi, il trucco scuro era sbavato agli angoli. Quella non era una cosa da Rebbi, non si ricordava di averla mai vista con una ciglia fuori posto.

Rebbi riprese: «Ma dimmi di te, come va con Alex? Ti ha già fatta impazzire?»

«Impazzire sì, ma solo a letto.»

Dopo un istante di silenzio, le due amiche si scambiarono uno sguardo e scoppiarono entrambe a ridere. Marta sentì solo in quel preciso istante che tutto era tornato come un tempo, come se quel periodo che le aveva allontanate fosse appartenuto alla vita di un'altra persona; in effetti la Marta che aveva chiuso le emozioni fuori dal corpo era ormai sparita, ma avrebbe preferito cancellarne anche il ricordo: quella frivolezza e quell'insensibilità che non le appartenevano, quella sensazione di vergogna e inadeguatezza che aveva provato quando era tornata in sé. Avrebbe davvero voluto che quell'anno della sua vita non fosse mai esistito.

Rebbi si ricompose. «Aspetta, sei seria?» e capì subito dagli occhi di Marta che sì, era proprio seria.

«È così bello, sexy, divertente e... uomo!» Marta sospirò. «Mi è quasi impossibile non saltargli addosso quando lo vedo.»

«Sono contenta di vederti felice: dopo quello che hai passato, te lo meriti.»

«A volte penso di non meritare proprio nulla, anzi, mi sembra di avere troppo. È tutto troppo perfetto, troppo facile, troppo bello. E le cose belle non durano mai. Mi sento come se dovesse succedere qualcosa da un momento all'altro e rovinare tutto.»

«Non credi di averne già passate abbastanza? Forse l'universo sta pareggiando i conti.»

«Da quando in qua tu non credi che dipenda tutto e solo da noi?»

Rebbi accennò un sorrisetto sfilando dal ripiano un quaderno con le anelle.

«Dicevo così per dire.»

Marta le prese il quaderno dalle mani e lo ripose.

«Voglio sapere che hai combinato in questi mesi, non puoi avere solo lavorato! Ora chiudo e andiamo a pranzo insieme!»

Marta andò nel retro e prese giacca e guinzaglio.

«Non riesco. Devo tornare in ospedale. Mi dispiace, davvero.»

Marta si immobilizzò con il guinzaglio a penzoloni e Mika che la osservava piegando la testa di lato.

«Ma hai fatto la notte.»

«Sostituisco una collega. Miss LeHoGrosseSoloIo. Si è data malata, come se qualcuno ci credesse ancora.»

Marta si rattristò: non poteva credere che la sua migliore amica non trovasse un po' di tempo per lei, perché quella le sembrava avere tanto l'aria di una scusa.

«Con Marco tutto bene?»

«Gianmarco?»

«E chi sennò?»

«Ah, sì. È che ormai mi sono abituata a chiamarlo Gian. Lavora tanto. Tutto bene. Ora devo proprio andare.»

Rebbi sorrise uscendo di fretta.

Marta rimase imbambolata a guardare fuori, reggendo il guinzaglio in mano con Mika che le dava colpetti su una gamba nella speranza di uscire.

Il vestito bluWhere stories live. Discover now