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Quella sera Alex si era presentato davanti alla porta mostrando lo zaino. Marta aveva fatto i salti di gioia e aveva avuto uno dei suoi attacchi di bacite: l'aveva sbaciucchiato sulle labbra, sulla guancia e sulle spalle finché lui non l'aveva allontanata intimandole che era un po' troppo.

«Già, troppo. Ne parlavo proprio oggi con Rebbi di quel "troppo".»

Marta aveva così espresso anche a lui le stesse preoccupazioni, ma Alex le aveva detto di viverla e basta, di godere di quello che aveva qui e ora, senza preoccuparsi di tanti se e tanti ma.

Marta amava anche questo lato di Alex per il potere che aveva di tranquillizzarla e di tirarle i piedi per terra quando la sua mente vulcanica prendeva il sopravvento e volava verso l'infinito.

La sera si era così trasformata proprio in quel "troppo" che rasentava la perfezione, in quel mix di dolcezza e risate che solo Alex sapeva darle. Si erano addormentati abbracciati, pelle contro pelle.

Marta si svegliò di soprassalto nel bel mezzo della notte, come se avesse finito l'ossigeno a disposizione. Teneva una mano premuta sul petto e respirava con affanno cercando aria che sembrava non esserci. Nella penombra, i muri della stanza si stringevano intorno a lei in una morsa asfissiante. Il respiro compulsivo la terrorizzò, lo sguardo si velò prima di lacrime e poi di chiazze nere mentre una leggerezza singolare si espandeva nella testa.

Appoggiò di colpo una mano su Alex che le dormiva accanto.

«Ehi, che succede?»

Tra un rantolo e l'altro riuscì a malapena a pronunciare la parola "incubo".

Alex si avvicinò a lei, la abbracciò e, accarezzandole i capelli, le sussurrò all'orecchio: «Sei al sicuro, ci sono io.»

La aiutò a regolarizzare il respiro fino a calmarla, per poi tirarla infilandosi di nuovo sotto le coperte.

«Scusa.»

«Non devi scusarti.»

«All'inizio mi succedeva tutte le notti.»

«Rivivi l'incidente?»

«No, di solito sono in pericolo e scappo, o vedo morire qualcuno. Stanotte ero io a uccidere... Solo che sono sogni così vividi, così reali. Vedo i colori, sento il dolore e le sensazioni sulla pelle come fossero vere.»

Marta rabbrividì e si avvolse tra le braccia di lui in cerca di calore.

«Ci credo che ti svegli in questo modo.»

«Mi manca Stefano. So che sarebbe felice di sapere che vado avanti, ma è come se non l'avessi mai salutato. Come se mi stesse aspettando. Non sono mai andata al cimitero, sai?»

«Vuoi che ti accompagni?»

«Forse. Lo faresti?»

«Certo. Ma solo se a te fa bene.»

Marta gli accarezzava le braccia.

«Sai, a volte sembri due persone. Ora un uomo...»

«Prima una donna? Non mi pare, da come urlavi ieri sera.»

Alex rise, ma si beccò una sberla sul braccio.

«Colpa tua.»

«Merito, vorrei sperare.»

«Bentornato Peter Pan.»

«Grazie Wendy.»

Il vestito bluWhere stories live. Discover now