19 e 20

0 1 0
                                    

Il giorno dopo, Alex si era presentato la mattina presto con due brioches calde. Marta gli aveva aperto con lo sguardo assonnato, lo aveva invitato ad entrare biascicando le parole e si era trascinata in cucina facendo scivolare le ciabatte pelose sul pavimento senza alzare i piedi. Alex era entrato in silenzio e aveva preparato il caffè, poi lo aveva dato a Marta che, seduta al tavolo, aveva ancora il pigiama addosso e sfoggiava un'espressione imbambolata.

«Buongiorno, marmottina» disse lui guardandola come fosse un bambino che non si vuole alzare dal letto. Marta mugugnò sbocconcellando la sua colazione.

«Fatto le ore piccole?»

«Voglio andare in letargo» piagnucolò.

«Programmi per la giornata?»

«Tornare a letto.»

Lui la guardò torvo.

Marta posò sul piattino il boccone restante della brioches, si avvicinò ad Alex, lo prese per il colletto della camicia e lo tirò verso di sé. «Non ho detto da sola.»

Mika guardò la propria ciotola di croccantini, guardò la padrona che trascinava Alex verso la camera, riguardò i croccantini, ma poi lo stomaco le borbottò, così Alex e Marta poterono godersi la loro intimità nel tepore delle coperte ancora calde.


In quella che ormai era l'ora del pranzo, il telefonino di Marta vibrò più volte sul comodino. Il respiro di Alex sul suo collo le lasciò intendere che lui ancora stesse dormendo.

Cercando di fare poco rumore, allungò una mano sul comodino e afferrò il cellulare. Sullo schermo appariva una notifica whatsapp. Sgusciò fuori dalle coperte cercando di non svegliare Alex, infilò la vestaglia di panno e si spostò sul divano della sala stringendo il telefonino in mano. Mika la raggiunse subito e le appoggiò il muso sulle gambe.

Marta fissò lo schermo, sconcertata. Rebbi sparisce per settimane, poi riappare così?

«Ti devo parlare. Hai impegni stasera? Andiamo al pub, quello vicino a casa tua?»

«Che succede?»

«A voce.»

«Ti chiamo.»

«No!»

Marta si bloccò come se avesse ricevuto uno schiaffo, poi vide che Rebbi stava scrivendo e aspettò.

«Preferisco di persona, con calma.»

«Stasera non mi sembra così "con calma"!»

Lei rispose solo con uno smile imbarazzato.

«Rebbi, mi stai spaventando.»

«Non è niente, tranquilla.»

La vibrazione del telefonino era l'unico suono nella stanza silenziosa di una domenica mattina fredda e umida. Mika girò lo sguardo assonnato verso la porta della camera. Marta continuò a scrivere.

«Stai male? Sta male Gianmarco?»

«No, davvero. Stiamo tutti bene, solo... preferisco. Questa sera puoi?»

«Alex è da me oggi. Domani?»

Alex apparve accanto a lei. «Tutto bene?»

Marta fece un balzo sul divano. «Mi hai fatto prendere un infarto» disse guardando lo schermo del telefono da cui non aveva staccato gli occhi.

Il telefono vibrò di nuovo: «Domani faccio notte. Sicura che non puoi?»

Marta cominciò a digitare, poi cancellò e guardò Alex.

«Ti fermi a cena?»

«Pensavo di sì, perché?»

«Ti scoccia se dopo esco o avevi qualcosa in mente?»

Alex le sembrò dubbioso per un istante. «Mh, no. Vai pure.»

Marta diede appuntamento a Rebbi per il dopo cena, poi aggiunse «Non puoi anticiparmi qualcosa? Mi preoccupo!»

«Sei curiosa, altroché preoccupata.»

Marta sorrise: «Tutte e due» poi aggiunse uno smile con linguaccia.

«Chi ti sta facendo la corte?»

Marta si girò nella sua direzione aspettandosi uno sguardo divertito, ma Alex le sembrò piuttosto serio.

«Sei geloso?»

«Curioso.»

«È Rebbi, mi ha chiesto di uscire stasera.»

«Quanta fretta.»

«Già» rispose lei continuando a scrivere.

«Volevi andare in letargo e invece esci?»

«Già.»

Alex alzò le sopracciglia dietro di lei.

Mentre Marta era ancora china sul telefono, arrivò dalla cucina il rumore delle padelle e del bollitore.


Nel pomeriggio fecero una partita a scacchi bevendo cioccolata calda e per cena ordinarono take away cinese. Poi Marta si andò a cambiare in camera.

Alex finì di sistemare in cucina e quando tornò in sala vide che Marta aveva lasciato il telefonino sul tavolino davanti al divano. Si sedette sorseggiando l'ultimo calice di vino della cena e continuò a guardarlo, poi lo raccolse in fretta, lo sbloccò con la password che le aveva visto digitare diverse volte e aprì whatsapp. Nelle anteprime vide l'ultimo messaggio di Rebbi che diceva "Grazie, a dopo". Bloccò subito il telefonino e lo rimise da dove l'aveva preso. Bevve un altro sorso di vino, pensando a quanto fosse stato stupido a controllare. Era tanto che Marta non la sentiva e doveva solo essere contento che fosse tutto a posto, doveva essere felice per lei e mettere a freno quel pizzico di inquietudine che gli si era insinuato dentro sapendo che sarebbe uscita senza di lui. Trangugiò l'ultimo sorso e andò ad abbracciare Marta quando la vide apparire sulla porta con borsa e cappotto sotto braccio. Lei lo strinse con l'unico braccio libero.

«Che c'è?» gli chiese.

«Niente, sei bellissima.»

Marta guardò l'orologio.

«Oddio, è tardissimo.»

Quando andò verso la porta, Mika l'aspettava con il guinzaglio in bocca.

«Oh cavolo, Alex potresti portarla fuori tu prima di andare? Ti spiace?»

«Tranquilla, vai. Saluta Rebbi.»

Alex guardò Marta uscire dalla porta fissandole i tacchi. 

Il vestito bluWhere stories live. Discover now