capitolo ventiquattro

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Alice.

«Dove stiamo andando?», chiesi tirando su con il naso.
Sentivo le tempie pulsare.

«Lontano da lui»

Lo osservai confusa. stringeva saldamente il volante e fissava la strada con sguardo serio e con muscoli tesi.

Mi appoggiai al sedile e presi a guardare fuori.
Manhattan era buia, ad illuminarla erano le luci dei grattacieli e a renderla viva erano le macchine che sfrecciavano sotto di essi.
___

Mason parcheggiò in un posto isolato. Mi guardai in torno allarmata.

«Perché non c'è nessuno?»
«perché non lo conosce nessuno»

detto ciò scese dalla macchina e fece scendere anche me.
L'aria fredda mi colpii il viso e dovetti coprirmi le braccia con le mani.
Mi invitò a seguirlo e ci inoltrammo in una strada sterrata che si trovava tra un groviglio di alberi ed erbacce.

L'aria era cambiata, non era più aria invasa dallo smog, anzi, era pulita.
L'odore di erba bagnata mischiata alla terra, mi pizzicò il naso

«Che posto è?», chiesi quasi terrorizzata, era notte, mi trovavo in un posto sconosciuto dal mondo e per lo più con il più antipatico dei Morgan.

«Zitta e vieni»

Mi fermai quando trovai il passaggio bloccato da un groviglio di rami intersecati tra di loro

«Vieni?»

Io li non ci passo!

«Ma scherzi spero? Ho il vestito che è nuovo, per lo più non ho un abbigliamento adatto»

Ho un tacco 12, qui mi spezzo una caviglia!

«Cammina»

sbuffai e lo seguii nel groviglio.

Continuammo a camminare e dovetti guardare costantemente a terra e mi scansai un sacco di massi e sassi.
Ad ogni passo aumentava la paura di prendere una storta.
___

Dopo circa dieci minuti arrivammo finalmente a destinazione.
Ci trovavamo in mezzo al nulla... letteralmente.

Gli alberi erano talmente alti da far intravedere il cielo e l'erbaccia alta mi copriva le caviglie, sporcandole di terreno.

Lo vidi sorpassare un altro albero ed io lo seguii, ma mi pietrificai quando mi resi conto che ci trovavamo ad un passo da un dirupo a picco sul mare.
Mi vennero le vertigini e indietreggiai di qualche passo

«Che diavolo ci facciamo qui!?». Mi guardai i piedi sperando di non adocchiare un serpente o roba simile.

Dio fa che non crolliamo insieme al dirupo!

Mason mi sorpasso ed io mi voltai nella sua direzione, dando le spalle al dirupo.
Estrasse la pistola e me la puntò contro facendomi pietrificare sul posto, con il pollice la caricò.

«C-che fai?»

«É carica. Non è quello che vuoi?»

Abbassai lo sguardo con un macigno allo stomaco.
Con un gesto fugace girò l'arma e mi invitò a prenderla.

«Prego»

Presi coraggio, la avvolsi con le dita e la presi.
Risultò pesante, tanto che dovetti sorreggerla con due mani.

La gola mi bruciava e l'aria mi stava mancando.
Strinsi la pistola senza smettere di fissarla.

Sta per finire tutto...

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