capitolo settantadue

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Mason.

«Mason, quando hai finito, mi raggiungi in studio?», mio padre entrò in camera e mi trovò seduto vicino alla scrivania a disegnare.
Smisi subito, cosi da levarmelo dalle palle e lo seguii.

Lui e Dana avevano fatto ritorno da circa due settimane e già non lo sopportavo più.

Entrammo nel suo studio e mi andai a sedere difronte alla scrivania.
Lui si mise difronte a me, si sollevò di poco le maniche e poggiò i gomiti alla scrivania per dedicarmi la sua concentrazione.

«quanto soldi mancano ancora?» domandò puntandomi con i suoi occhi chiari.

Sollevai le sopracciglia sorpreso.

Ora gli importa?

«Un po'»
«Un po' quanto?» richiese di getto senza darmi il tempo di riprendere fiato.

«Hai qualche modo per pagarli tutti? Perché lo vuoi sapere?» assottigliai lo sguardo e lo ispezionai.
Mi fissava impassibile e con i muscoli tesi

«Dovete chiudere quel debito in prima possibile. Carols si sta spazientendo e non posso permettermi di rovinare la mia immagine...» scattai in piedi e la sedia dietro di me, striò via, procurando un rumore sordo e fastidioso che rimbombò per tutto lo studio.

«invece di preoccuparti per la tua immagine, caccia i soldi e pagali tu i tuoi debiti» detto ciò me ne andai sbattendo la porta alle spalle.

Dovevo raggiungere i ragazzi al Loco. Perciò mi misi in macchina e andai.
___

«finalmente cazzo, erano partiti gli sbadigli» ironizzò Marika nel vedermi piombare ancora incazzato nero.
«Marika, Sono appena arrivato e già mi stai facendo palleggiare con i miei coglioni» mi lamentai per poi chiedere a Tom una birra.

Stavano in fase di preparazione per la serata di questa sera.
«Nervoso?» Il profumo vanigliato di Debora mi invase e senza darmi il tempo neanche di sedermi che lei si prenotò le mi gambe come sedia.

Mi sentii osservato dalla moretta che aveva preso a fulminarmi amaramente con le iridi mielate.
La ignorai, non ero in vena di scene di gelosia; mio padre mi aveva fatto troppo incazzare, rendendomi così nervoso.

«ragazzi! Scusatemi, ma ho avuto un contrattempo» ci raggiunse anche Becky che attirò l'attenzione di tutti.

Alice e Arianne si alzarono e la raggiunsero. Le tre si andarono a mettere affianco a Ian e a Eden che stavano parlottando tra di loro.
Scostai lo sguardo su Noah e notai che aveva lo sguardo puntato sulla bionda appena arrivata.
Non mi sfuggì la sua posizione: gambe divaricate, bacino spostato in avanti; braccia distese lungo lo schienale del divanetto e aperto. Così ascoltava tutto ciò che aveva da dire la bionda su... non avevo capito bene cosa.
Ma da l'attenzione che le riservava mio fratello, presupposi che stava parlando di qualcosa di interessante.

La mia attenzione fu attratta da Debora che aveva preso ad accarezzarmi il collo.
Mi stava nauseando e non la tolleravo.
«potresti non strusciarti?» domandai accendendomi una sigaretta che successivamente lei mi strappò dalle labbra per portarsela nelle sue.

Mi rivolse uno sguardo provocatorio. Rotei gli occhia disgustato, le lasciai la sigaretta e ne accesi un'altra.
La sentii sbuffare e scese dalle mia gambe.

«Sì può sapere che ti prende?» chiese sedendosi al mio fianco.
«Sono nervoso, va da Liam. Liam, prenditela» dissi a quest'ultimo che già ci stava ascoltando.

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