capitolo ottanta

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Mason.

«Sono solo questi?»
«Sì. Accontentati».

Avevo i nervi tesi mentre porgevo quei 10.000 dollari a Ethan.
Li osservò per qualche istante per poi far ricadere le iridi scure come la pece, sulle mie.
Prese il gruzzolo che gli stavo porgendo.

«Ne mancano ancora un po'.», appuntò infastidito, mentre si portava il filtro della canna tra le labbra.

«Questa sera ho l'incontro e vedo quanto riesco a racimolare»
«Allora ti aspetto domani. Ci si vede», fece per rientrare in macchina, ma lo afferrai per la spalla facendolo fermare seduta stante.
Mi folgorò con lo sguardo da oltre la spalla e mi intimò di levare la mano. Non lo feci.

«Sta lontano dalla mia famiglia. Avrai tutti i soldi, ma sta lontano da loro»
attirai completamente la sua attenzione e ruotò per fronteggiarmi.
Nel suo viso si formò un'espressione divertita, poi scostò lo sguardo alla mia destra su un punto non preciso e prese a pensare.

«Non scherzo quando dico che ho un debole per quella bambolina», strinsi i denti e serrai i pugni quando mi resi conto che stava parlando di Ali.
Sentii la bocca dello stomaco prendere a bruciare.

«Non guardarla neanche. Non lei» sentii la gola raschiarsi mentre mi uscì un ringhio rabbioso dalle labbra.

«Ti piace davvero così tanto?» sfoderò un sorriso svagato; annuii appena.
Avanzò contro la mia figura, facendomi scattare sull'attenti.

«Se domani non avrò altri soldi, punterò su di lei la prossima volta. Ti sto avvisando Mason»
«Ti sto avvisando io a te» alzai appena il tono della voce, mentre avanzavo fino a sfiorare il suo petto ampio.

«Tu guardala solo un po' di più e questo campo sarà la tua tomba», indicati con l'indice il campo e le auto rubate che ci circondavano.
Sfoderò un sorriso divertito e vittorioso

«Ho ancora il suo sapore in bocca. Il prossimo passo sarà spostarle le mutand... », non arrivò a concludere la frase, perché gli tirai un destro dritto in faccia, che lo catapultò a terra.
La tachicardia aveva iniziato a farsi sentire e la testa prese a pressarmi, facendomi perdere lucidità.

Mi ritrovai su di lui e gli circondai il collo con le mani stringendo il giusto per farlo stare fermo ma anche per farlo respirare.

Cercò di dimenarsi dalla mia presa e ci riuscì.
Mi beccai un cazzotto sullo zigomo e i ruoli si invertirono.
Ero accecato dall'odio che provavo nei suoi confronti; il sangue mi ribolliva nelle vene e la mia mente prese a proiettare immagini di lui con Alice, mentre lei godeva sotto al suo tocco.

Andai in bestia e l'adrenalina mi spinse ad alzare il ginocchio, lo colpii e si allontanai appena.
Fece per colpirmi ancora, ma non glielo permisi.

«Sei un fottuto bastardo» mi avventai su di lui sferrandogli un altro pugno che mi fece scrocchiare le nocche, segno che gli avevo rotto il naso, me lo fece intuire quando prese a imprecare dal troppo dolore.

«Ti basta solo sapere che ogni notte mi sego pensando a lei», questa squallida rivelazione, gli regalò un altro pugno fritto sulla sua faccia di cazzo.

«Tu ti puoi permettere solo di immaginarlo, perché a toccarla sono io» questa volta il pugno me lo beccai io.
Sentii un sapore ferrato in bocca e subito dopo mi resi conto che stavo sanguinando dalle labbra.

Mi bloccò contro il suo corpo e ogni pugno che mi colpiva, ne valeva due di quelli che avrei dato a lui.
Mi colpiva ripetutamente, ma la maggior parte li schivai.
Gli tirai un calcio in pieno stomaco e lo catapultai dalla parte opposta dalla quale mi trovavo io.

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