22~L'Affitto

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La città di Endle Spark si stava allontanando piano piano alle sue spalle, Camilla stava guidando la sua Toyota bianca e stava ripensando a quando, quel giorno, il fratello l'avesse chiamata “Miranda Priestly”, le era sempre piaciuto il film “Il Diavolo Veste Prada”.

Infatti era uno dei suoi preferiti, quanto le sarebbe piaciuto rivederlo.
Le parole del fratello la fecero scoppiare a ridere.

Intanto la radio stava riproducendo Los Amigos Que Perdi di Dorian, ogni volta che la ascoltava le ritornava in mente la prima stagione di Élite, una serie che aveva visto su Netflix (su consiglio di Lara).


Guidò fino alla città dove era cresciuta: San José, la metropoli si presentava davanti ai suoi occhi in tutta la sua grandezza, uscì dall’autostrada e si addentrò nella città.

Nonostante fosse inverno, la città era come sempre affollata, la neve era depositata sui marciapiedi e le strade erano libere, nonostante ciò diversi veicoli avevano i tettucci bianchi, vide passare due macchine e un taxi con sopra della neve.

Il rumore dei clacson risuonò in una strada, Camilla si voltò nella direzione opposta e andò a destra

«Maledetti» disse tra sé e sé.

Vide alcuni operai che stavano smontando delle luci natalizie davanti alle vetrine di alcuni negozi, uno di questi lo riconobbe: era una pasticceria dove andava a volte a comprare la colazione, di solito si era fermata pe mangiare qualcosa prima si andare a scuola.

Di solito si fermava con le sue amiche, ricordava ancora il profumo del caffe e dei dolci di ogni genere, però ultimamente si fermava qualche volta a comprare qualcosa.

Ricordava che ci era andata due settimane prima a comprare dei pasticcini per la domenica.

Svoltò a destra, e dopo aver cambiato strada a causa di alcuni lavori, arrivò a Downtown, la zona di San José dove abitava.

Era un luogo molto tranquillo, la strada era divisa in due: in una c’era la corsia delle macchine, dall’altra c’erano i binari del tram.
Per fortuna riuscì a trovare un parcheggio riservato ai condomini, quando scese si sistemò il cappello sulla testa, la sua macchina fece click e uscì per salire in casa.

Il suo appartamento era al terzo piano, per evitare di ammazzarsi per le scale prese l’ascensore, premette il bottoncino 3 e questo salì. Non amava gli spazi chiusi, non perché fosse claustrofobica, ma solo perché li trovava scomodi.


Quando l’ascensore si fermò al terzo piano, uscì dall’ascensore e girò a destra, il rumore dei suoi stivali col tacco rimbombò, sulla porta c’era una targa in ottone con il numero 7, e sul campanello c’erano scritti i cognomi di chi abitava lì:

Cherubs Molching – Brown – Collins – Ridge


Prese dalla borsa le chiavi di casa, ne girò una nella toppa ed entrò in casa
«La tieni sta scala o no?» sbuffò una voce maschile

«Amico più ferma di così come faccio?» protestò una seconda voce maschile.
Camilla alzò gli occhi e le venne da ridere: il suo ragazzo era in piedi su una scala, le sue armi arraffavano sulle lampadine della luce del salotto, un altro ragazzo teneva la scala con una faccia come per dire “hai finito?”


«Ma cosa fate?» chiese Camilla sorridendo, Philip avvitò la lampadina e si sistemò i riccioli neri sul viso

«Nulla di che, quella lampadina si era fulminata» rispose, scese dalla scala e le diede un bacio sulle labbra

«Questa fa tanta luce, hai notato?» chiese Philip
«Eccome, meglio delle altre» rispose Camilla
«Bentornata Camilla» rispose l’altro ragazzo
«Grazie Robert, come stai?» chiese abbracciandolo.

Lui si limitò a fare spallucce, Robert era un bel ragazzo con dei lineamenti che lasciavano trasparire una gentilezza innata, il suo viso era incorniciato da una massa di capelli castano scuro e mossi

Le Avventure Di Un'Imperfetta Famiglia AmericanaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora