Capitolo 9

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"L'amore ti distrugge."
Mi svegliai con le parole di mia nonna che mi risuonavano nella testa, come quando senti la sirena dell'ambulaza e non riesci a toglierti quel suono dalle orecchie.
La prima cosa che sentì quando mi alzai a sedere sul letto, fu la voce di Billie che diceva a qualcuno di sentirsi Dio perchè aveva spostato una tenda con il piede. Feci per spengere la sveglia poggiata sul comodino, ma mi accorsi che era giá stata spenta e lo guardai. Nella stanza c'eravamo solo noi due, quindi capì che quel qualcuno a cui Billie aveva detto quella cosa ero io.
"Complimenti" dissi sbadigliando.
"Come è andata ieri sera?"
"Roba da matti."
Lo avevo detto che era l'unico modo per descrivere la serata, no?
Billie si strinse nelle spalle, infilandosi un paio di pantaloni militari corti fino al ginocchio.
"Sei pazzo?" Gli chiesi indicando i pantaloni con la mano.
"Che c'è? Non ti piacciono i miei pantaloni?"
"Ci sono dieci gradi lá fuori!"
"E allora?"
"Allora non puoi andare a giro con i pantaloni corti."
Billie scosse la testa e uscì dalla stanza senza salutarmi.
Dopo essermi cambiato gli abiti della sera prima, uscì anche io dalla stanza e mi diressi a lezione.
Pensai che era strano il fatto che nessuno si fosse accorto di me e Frank, quando siamo tornati al college ieri sera. Mi ero immaginato ogni tipo di tortura per la violazione del coprifuoco.
Poi capì. Oggi era domenica e non avevo lezione, quindi era inutile che andassi nell'aula 103 a fare matematica. Questo voleva dire che ieri era sabato e il coprofuoco lo avevamo a mezzanotte, il preside pensava che durante i weekend avevamo bisogno di più libertá. In ogni caso, noi eravamo rientrati verso le undici e mezzo e quindi non avevamo violato il coprifuoco.
Mi battei una mano sulla fronte, dandomi ripetutamente dello stupido. Billie doveva aver visto che avevo impostato la sveglia e l'aveva spenta. Mi chiesi che ore fossero, dato che credevo fossero le sette.
"Ehi Gerard" mi salutò Ray "stavo giusto venendo da te."
"Che ore sono?"
"Uhm le dieci. Perchè?"
"Niente" dissi scuotendo la testa.
"Andiamo?"
"Dove dobbiamo andare?"
Ray sospirò esasperato.
"Avevi promesso che saresti venuto a quella festa che ci sará la prossima settimana" disse.
"E allora?"
"E allora, dobbiamo comprare un costume! È una festa di Halloween Gee."
Halloween. Odiavo Halloween.
Lo avevo sempre odiato, sin da quando ero piccolo. Non avevo mai capito perchè noi bambini dovevamo andare in giro per le strade, vestiti come dei tizi morti, a chiedere caramelle alle persone. Non che mi dispiacessero le caramelle, sia chiaro, solo che odiavo andare in giro con mio fratello vestitoda Mr Marshmellow. Il costume da marshmellow gigante glielo aveva cucito mia nonna Helena, era bello se non dovevi indossarlo o comunque stare al fianco di qualcuno che lo indossava. Per i miei genitori Halloween era una festa sacra e continuavano a trascinarmi con loro anche dopo la nascita di Mikey, dicevano che così avrebbe avuto bei ricordi di una famiglia unita che chiedeva caramelle ad Halloween. Quindi continuai ad andare con loro per anni, tenendo docilmente per mano il piccolo Michael vestito da marshmellow gigante. Fortunatamente questa cosa orribile era finita quando avevo iniziato ad andare al college. Anche perchè non ero a casa per Halloween e quest cosa non mi dispiaceva per niente. Mikey se la sarebbe cavato anche da solo.
In ogni caso, quella mattina seguì Ray in un negozio di costumi e lo aiutai a cercare qualcosa per se. Io non ci sarei andato alla festa, anche se glielo avevo promesso.
"Secondo te è banale?"
Ray mi stava mostrando un costume da vampiro ottocentesco.
"No" dissi sfiorando la camicia nera del costume. Era morbida.
"Allora lo prendo" disse sorridendo.
"Ora pensiamo a te."
"Non ci vengo alla festa Ray."
"Stai scherzando? Me lo hai promesso Arthur!"
Mi chiamava sempre così quando era arrabbiato e a me dava un fastidio incredibile.
"Smetti Ray" lo ammonì.
"Tu ci vieni a quella festa capito?"
"Neanche se" venni interrotto a metá frase dalla suoneria del mio cellulare. Lo presi dalla tasca e risposi.
"Pronto?"
"Ciao Gerard" disse una voce tra i colpi di tosse "sono Frank."
Non mi ricordavo di avergli dato il mio numero, anzi ero abbastanza sicuro di non averlo fatto.
"Come fai ad avere il mio numero?"
"Me l'ha dato Billie."
Lo maledissi mentalmente, non poteva andare a dare il mio numero a chiunque, anche se quel chiunque era Frank Iero.
"Uhm okay."
Altri colpi di tosse.
"Stai bene?"
"Veramente no, credo di essermi preso una bella influenza."
Sentì il suo sorriso aprirsi dall'altra parte del telefono.
"Mi spiace."
"Passerá. Volevo invitarti ad una festa che ci sará la prossima settimana, una festa di Halloween. Sai è anche il mio compleanno, mi farebbe piacere andarci con te."
"Va bene" lo dissi un po' troppo prepicitosamente, come se non avessi aspettato altro per tutta la vita e infondo era così.
Mi disse che sarebbe passato a prendermi alla solita ora e che saremmo andati al locale dove c'era la festa, poi riattaccò.
"Ray dobbiamo trovare un costume."
Il ragazzo mi guardò sollevando il sopracciglio. In quel momento lo invidiai, avevo sempre voluto saper fare quell'espressione accigliata e stupita allo stesso tempo. Maledetto Ray.
"Andiamo alla festa?"
Annuì e mi alzai, andando alla ricerca di qualcosa di sbalorditivo.
Raccontai a Ray della chiamata e lui si mise a ridere.
"Chiederò a Frank di invitarti anche al matrimonio di mia cugina allora."
"Non ci vengo al matrimonio di tua cugina Ray, neanche se mi invitasse Frank."
Il ragazzo scoppiò a ridere ed io con lui. Uscire con Ray mi era mancato, era da tanto tempo che non uscivamo solo io e lui, c'era sempre quel rompiscatole di Billie Joe. In ogni caso stare lì con Ray, a cercare un costume per Halloween, era piuttosto divertente.
Alla fine trovai un costume perfetto.
Non so se avete presente i Kiss, io non lo saprei se non fosse per mio padre, che era un fanatico di quella band. Così quando vidi il costume, lo riconobbi subito quella specie di armatura grigia indossata da Gene Simmons, il bassista della band. Pensai che forse Frank lo avrebbe riconosciuto, con il giusto trucco in volto e mi avrebbe mangiato con gli occhi. Risi tra me e me, pensando a queste cose e poi andai con Ray a pagare i costumi.
"Hai detto che quel giorno sará il compleanno di Frank o sbaglio?"
"Esatto. Ed io non so cosa comprargli" dissi amareggiato. Volevo regalargli qualcosa di veramente bello, che gli sarebbe piaciuto e quando passai davanti ad un negozio di abbigliamento e li vidi, capì che li avrebbe adorati.
Lasciai Ray spaesato davanti al negozio, con i costumi in mano ed entrai. Uscì poco dopo con un pacchetto rosso in mano, decorato con un fiocco blu.
"Cosa c'è lì dentro" chiese indicando il pacchetto.
"Vedrai" dissi sorridendo e ci avviammo verso il college.

Il suono del silenzio (Frerard)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora