Capitolo 19

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Il mio compeanno si avvicinava sempre di più e Ray mi ronzava intorno come un'ape, cercando di convincermi a dare una grande festa per i miei diciassette anni.
"Ray lo farò quando ne compierò diciotto" dissi esasperato, mentre mangiavo il mio porridge.
"Ma diciassette è un numero importante!"
Billie poggiò un pezzo di pane sulla forchetta di plastica e, tirandola all'indietro, la usò come catapulta per lanciare il pane a Ray.
"Vaffanculo Billie" disse lui togliendosi la mollica dalla matassa di capelli ricci.
Certe volte Ray somigliava a un enorme e stupido cupcake a causa dei suoi capelli, non fraintendetemi, era il cupcake ad essere stupido non Ray, anche perchè era una persona molto intelligente lui, proprio un bravo ragazzo.
Ma sto divagando.

Alla fine, non diedi nessuna grande festa, cosa che comunque sarebbe stato difficile fare dato che eravamo a scuola.
La mattina del mio compleanno, il nove aprile come giá saprete, mi svegliai e mi affrettai a vestirmi per andare a lezione e via discorrendo. Avevo matematica alla prima ora e l'idea di arrivare in ritardo alla lezione del professor Quinn non mi allettava più di tanto.
Billie da canto suo, si alzò con molta calma e si vestì altrettanto lentamente. Non sapevo se piantarmi davanti a lui aspettando il suo "Auguri rompi coglioni" oppure avrei potuto fingere di essermi dimenticato che giorno è oggi e aspettare il suo "È il tuo compleanno coglione". Optai per la seconda, dato che ero di fretta e mi avviai alla porta aspettando che mi fermasse. Eppure Billie continuò a vestirsi con tutta la calma del mondo, senza voltarsi verso di me nè niente. Probabilmente se lo era dimenticato, che oggi è il mio compleanno dico, quindi uscì stringendomi nelle spalle e senza salutarlo.

Incrociai Ray nel corridoio e lo salutai con la mia solita allegria, aspettandomi un suo "Auguri Arthur" che probabilmente mi avrebbe fatto imbestialire; ma lui mi sorpassò senza degnarmi di uno sguardo e io rimasi lì in mezzo al corridoio deserto come un cretino. Sembrava che nessuno si fosse ricordato che giorno era oggi, voglio dire, Ray mi è ronzato intorno come un ape e via discorrendo per giorni, e adesso neanche si ricordava quando era il mio compleanno!
Non che mi importasse, sia chiaro, ma almeno un "Auguri Gerard" potevano anche dirlo.
Che poi l'aula di matematica era dalla parte opposta a dove si era diretto Ray dopo il sorpasso, quindi vorrei tanto sapere dove diamine stava andando quella sottospecie di enorme e stupido cupcake.

In ogni caso, continuai ad andare verso la 103 ignorando lo strano comportamento del mio migliore amico e del mio snervante compagno di stanza. Sperai di incontrare Frank, almeno lui mi avrebbe fatto gli auguri e compagnia bella, magari gli avrei anche strappato un bacio, chissá.
Non essendo la mia giornata fortunata, non incontrai Frank e arrivai in classe un po' prima dell'inizio dell'ora. Sospirando amaramente aprì la porta, aspettandomi di trovare i soliti secchioni anticipatari, sempre che questa parola esiste, o ,nel peggiore dei casi, il professor Quinn.
Entrando non trovai niente di tutto quello che avevo pensato, nè nient di tutto quello che avrei mai potuto immaginare.

Quando aprì la porta, la luce si accese improvvisamente e un urlo mi distrusse i timpani, o quello che ne rimaneva dato che avevo assistito a un sacco di concerti della band di Frank, quei ragazzi sono veramente esplosivi, giuro, sarei diventato sordo nel giro di un anno.
Ma sto divagando.
Insomma, aprì questa porta e la luce si accese illuminando la stanza e rivelando alcune persone al suo interno, che urlavano all'unisono cose come "Auguri Gee" o "Buon compleanno cretino".
Commosso, entrai chiudendomi la porta alle spalle e mi guardai intorno.

Il professor Quinn era seduto sulla cattedra, le gambe accavallate e uno stupido cappellinodi carta in testa. Vic, seduto accanto a lui, gli stava urlando qualcosa nell'orecchio per sovrastare il boato di auguri e comoagnia bella.
Billie era in piedi su un banco e soffiava dentro a una specie di trombetta fastidiosa e Ray, appeso al suo braccio per non cadere dal banco, si sistemava nel miglior modo possibile il cappello di carta sui capelli-cupcake; essendo più alto di Billie gli riusciva difficile tenersi a lui e perdeva spesso l'equilibrio rischiando di cadere. Bob era in piedi su una sedia e continuava a buttare sugli occhi del povero Andy un cappello di paglia rosa. Alex aveva optato per il pavimento,  non avendo un buon equilibrio, come giá saprete e Jack era seduto su un tavolo con le gambe attorno alle sue spalle.
Infine gli occhi mi caddero su Frank, anche lui come Alex aveva optato per il pavimento, mi sorrideva felice da sotto la visiera di un cappello di paglia zebrato.
Devo dire che come scena non era niente male, avrei potuto piangere per la commozione o urlare per la sorpresa, invece mi limitai a ridere come un cretino.

Billie si scusò velocemente oer non avermi fatto gli auguri quella mattina, ma doveva fingere di esserselo scordato. Ray mi abbracciò così forte che per un momento pensai di aver sentito il rumore delle mie costole che si spezzavano. Frank si limitò a darmi un veloce bacio sulle labbra e infine tutti uscirono lasciando me e il cupcake umano con il professor Quinn.
"Beh auguri Gerard" disse ridacchiando sommessamente.
La mia risposta venne soffocata dal suono della campanella e dal baccano prodotto dagli altri alunni che entravano nell'aula.

La lezione fu noiosa come al solito e la passai a chiaccherare con Ray attraverso delle frasi scritte sul banco. Per mia fortuna finì in fretta, così come le altre ore, e ci ritrovammo tutti in sala da pranzo.
"Sappi che non ho niente da darti" disse Billie ingoiando l'insalata.
"Cosa dovresti darmi?"
"Un regalo per esempio."
Mi strinsi nelle spalle, ero abituato a non ricevere i regali dopotutto.
"Mi spiace" aggiunse "è solo che ho da studiare un casino per non avere debiti."
"Io invece ce l'ho un regalo" annunciò Ray con enfasi.
"Stupiscimi" dissi appoggiando la testa sulla mano.
Ray tirò fuori dalla tasca un pezzo di carta spiegazzato e me lo porse.
"Leggi" mi ordinò.
Era una specie di biglietto di auguri firmato da tutti quelli che avevano partecipato a questo "grande regalo", come recitava una scritta che ricopriva metá foglio. Ray mi porse una busta rossa ed io la aprì, ritrovandomi in mano un abbonamento per il teatro che avrebbe coperto il prossimo anno, uno come quello che avevo io per il venerdi sera, solo che potevi andarci anche gli altri giorni della settimana con questo abbonamento. Insomma, era fantastico.
"Io... grazie mille" dissi allungandomi sul tavolo per scompigliare i capelli a Ray.
Guardando le firme alla fine del biglietto notai che non c'era quella di Frank, ma che comunque c'era scritto Billie Joe Armstrong grande come una ciabatta.
Lo guardai di sottecchi da dietro il foglio e lui mi sorrise sornione.
"Che cretino" dissi sorridendo.
"Grazie Billie, non c'è di che Gerarduccio mio" disse imitando la mia voce in malo modo.
Frank mi picchiettò il braccio con la mano e mi porse una piccola bistina blu, in meno di un secondo mi sentì la faccia avvampare.
"G-grazie" balbettai.
Quando lo aprì mi ritrovai fra le mani un braccialetto di plastica nera con appesi due ciondoli a forma di chitarra elettrica e pianoforte.
Era veramente carino, dico davvero.
"Ti piace" chiese Frank sorridendo, io annuì sorridendo a mia volta e mi sporsi per abbracciarlo.
"Evitate di stuprarvi in pubblico, grazie" disse Billie lanciandomi una patatina fritta nell'occhio.
"Fottiti Billie."

Il suono del silenzio (Frerard)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora