Capitolo 11

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"Ehi!"
Ray spuntò da dietro la mia spalla e salutò Frank con una mano, come se fossero amici da anni.
Io ero completamente preso dalla contemplazione del ragazzo, voglio dire, non capita tutti i giorni di vedere una versione più sexy e più bassa di Beethoven.
Frank indossava una di quelle parrucche che usavano i nobili a quel tempo, solo che non era tutta boccoli bianchi e codini legati da adorabili fiocchetti blu. Era più alla Beethoven, non so se intendo, capelli castani legati in una coda bassa disordinata, che gli stava d'incanto, lo rendeva ancora più adorabile se possibile.
Attorno al collo aveva un fazzoletto bianco con le balze e indossava una giaccha verde su una camicia bianca, i pantaloni erano di un azzurro cielo sgargiante e, devo dire, molto attillati.
"Adidas" disse Ray con disgusto.
Mi voltai verso di lui, stava guardando Frank da capo a piedi come avevo fatto io e lo sguardo gli era caduto sulle scarpe da ginnastica nere.
"Non ho trovato altro" disse Frank stringendosi nelle spalle.
In quel momento mi sentivo molto in imbarazzo. Voglio dire, indossavo un'armatura, o quello che diamine era, e degli strani vestiti; per non parlare del trucco!
Richiamai mentalmente la voragine, ma ovviamente non successe niente.
"A-andiamo" chiesi balbettando.
I due ragazzi annuirono ed uscimmk dalla stanza, che chiusi a chiave alle mie spalle.

Il locale era più o meno come quello del concerto: pieno zeppo di persone mascherate da qualsiasi cosa imaginabile. Un forte odore di alcool alleggiava nell'aria e una musica soaccatimpani proveniva dal palco in cui una band stava suonando qualcosa che non riconobbi.
"Wow" esclamò Ray guardandosi intorno stupito.
Mi promisi che non avrei fatto niente di stupido come partecipare alla pesca delle mele stregate, che stregate non erano perchè la magia non esiste e compagnia bella.
"Ehi ragazzi!"
Un braccio si appoggiò alle mie spalle e un altro attorno a quelle di Ray e la faccia del ragazzo dai capelli verdi acqua spuntò tra me e il riccio.
"Ciao Alex" dissi cercando di non respirare i suoi capelli, mi stavano emtrando nelle narici e il che era molto fastidioso.
All'inizio non capì da cosa era travestito, ma quando un ragazzo con uno strano ciuffo biondo tra i capelli neri, gli poggiò un cappello da mago sulla testa, riconobbi lo stregone che era in lui. Come sono poetico certe volte.
"Lui è Jack" disse indicando lo strano ragazzo travestito da principessa, o almeno credo fosse una principessa, dopotutto aveva una corona e un abito rosa cje gli stava piuttosto male. Billie, completamente vestito di bianco, prese Jack con un braccio e Alex con l'altro, trascinandoli via da noi scusandosi e ridendo.
Un cameriere dai capelli viola, mi passò accanto con un vassoio. Ray prese due drink verde acido che, per forza di cose, sembrava giallo eme ne porse uno.
"Che roba è?"
Ray si strinse nelle spalle: "L'ho scelto solo per il colore."
Afferrai il bicchiere annusando la strana bevanda, aveva un odore dolce e acido allo stesso tempo. Chiusi gli occhi e bevvi un sorso del drink, lasciando che mi bruciasse la gola e mi scaldasse il corpo.
"Buono" dissi sorridendo.
Frank stava bevendo una birra direttamente dalla bottiglia e mi sorrise a sua volta. Dire che mi era mancato il suo sorriso è dire poco.

Dopo tre bicchieri della bevanda verde acido che per forza di cose sembrava gialla, la testa aveva iniziato a girarmi in un modo incredibile. Era incredibile il fatto che fossi ubriaco solo dopo tre bicchieri, era esilarante. Mi uscì una risata stupida dalla bocca, senza che io potessi fermarla. In un attimo di luciditá, capì che non sarei riuscito ad avere il controllo sulle mie azioni e compagnia bella per un po'.

Frank mi tolse il bicchiere dalle mani e lo posò su un vassoio che stava passando il quel momento, tenuto da un cameriere.
"Ehi ridammelo" mi lamentai.
"Hai bevuto abbastanza per stasera" disse lui sorridendo divertito.
Ray stava sghignazzando alle mie spalle, mentre continuava a sorseggiare il suo drink verde acido che per forza di cose sembrava giallo.

La musica si fermò all'improvviso e due ragazzi, tra cui il tipo dao capelli viola, misero al centro della sala da ballo, chiamiamola così, un'enorme bacinella con delle mele dentro.
"Pesca delle mele stregate!"
I due ragazzi andarono via, dando inizio a quella strana pesca.
Un cameriere mi passò accanto ed io presi di nascosto un bicchiere contenente una bevanda rosa shocking. Bevvi un sorso e lo sputai subito urlando: "Che cazzo è questo schifo?!"
Frank e Ray si votarono verso si me, entrambi con gli occhi così grandi da sembrare due stoccafissi. Va bene che non dicevo quasi mai certe parole e comoagnia bella, ma non mi sarei mai aspettato tutta quella sorpresa da parte loro.
Frank mi tolse il bicchiere dalle mani, lasciandolo a una ragazza accanto a lui.
"Vieni Gerard!"
Due mani robuste mi presero per le spalle, spingendomi verso la bacinella con le mele. Ero ubriaco fradicio e non pensavo minimamente a quanto trovassi ridicola la pesca delle mele stregate.
Immersi la faccia dentro l'acqua e addentai una mela in pochissimo tempo, quando riemersi la folla esplose in un boato ed io ingoia il pezzo di mela che avevo addentato.
"Mio dio che schifo!"
Sputai pure quello per terra e lasciai che il ragazzo-principessa mi togliesse la mela dalla mano per morderla.
"Non è così male" biascicò masticando la mela.
"Sei stato grande Gerard!"
La stessa voce, accompagnata dalle stesse mani, che mi avevano portato alla bacinella mi stavano trascinando nuovamente da Frank e Ray.
"Billie sei un'idiota!"
Il tono di Ray era piuttosto arrabbiato.
"Dai mica è affogato!"
"Ma si è tolto il trucco!"
Io rischiavo di morire affogato e lui pensava al trucco, ovvio.

La musica ripartì e lo strano trio se ne andò, lasciandomi da solo con Ray e Frank. Mi avvicinai all'orecchio di quest ultimo, per sussurrargli una cosa.
"Portami via."
Frank sorrise, scuotendo la testa divertito.
"Sei ubriaco Gerard" mi sussurrò a sua volta.
"Infatti, portami a casa."
"E va bene" disse prendendomi una mano "Ray noi andiamo via" annunciò. Il ragazzo lo guardò sbigottito, ma ci lasciò andare mentre andava alla ricerca di Billie.

Io e Frank uscimmo da bar e l'aria fredda di novembre mi congelò la punta del naso.
"Ho il naso congelato" dissi toccandomelo con le dita. E in wuel momento una lampadina mi si accese in testa, non letteralmente sia chiaro, se una vera lampadina si fosse accesa dentro la mia testa mi sarebbe uscita la luce dalle orecchie, dal naso e compagnia bella; sarebbe stato inquietante. Ma sto divagando.
"Frank" chiamai.
Lui si voltò verso di me, sorridendo come suo solito.
Tirai fuori la scatola incartata dalla borsa che mi ero portato, voglio dire, quella che avevo fregato a Ray appena usciti da camera mia.
"Auguri" dissi, porgendogli la scatola. Lui arrossì violentemente e la prese.
"N-non dovevi Gerard, davvero."
"Certo che dovevo! Che cazzo è il tuo compleanno!"
La parte ubriaca di me tornò a farsi sentire.
Frank sorrise e scartò il regalo, rivelando una scatola color pesca che si affrettò ad aprire. Quando vidi i suoi occhi illuminarsi di fronte alla scatola aperta, ricominciai a respirare, non mi ero accorto che stavo trattenendo il respiro.
"È.... sono... io... grazie mille" balbettò buttandomi le braccia al collo, uno spigolo della scatola mi si stava conficcando in un fianco e faceva male, ragazzi se faceva male!
Ma non avevo nessunissima intenzione di staccarmi dall'abbraccio di Frank, dopotutto faceva freddo e il calore del suo corpo mi scaldava. La parte di me ancora ubriaca non era d'accordo.
"Frank lo spigolo della scatola sta cercando di sverginarmi" dissi col respiro mozzato.
Lui rise e si staccò da me, tirando il suo regalo fuori dalla scatola e lo indossò. I guanti che gli avevo comprato gli calzavano alla perfezione, erano neri con disegnate delle dita di uno scheletro bianco sopra, così che sembrava che avesse delle ossa al posto della mano.

"Dove vuoi andare?"
Si avvicinò nuovamente a me, prendendomi una mano.
"Dove vuoi tu" dissi sorridendo.
"Ti porto in un bel posto allora" mi sussurrò in un orecchio, le sue mani guantate tirarono fuori una benda blu dalla tasca della sua giacca e me la posarono sugli occhi.
Da quel momento non vidi più nulla.

Il suono del silenzio (Frerard)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora