Cap.2

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- O MIO DIO- entrata in casa spalancai la bocca.
Mobili bianchi e neri troneggiavano il soggiorno, grandi finestre lasciavano libero accesso alla luce, a terra un bellissimo parquet in legno di pino e un tappeto bianco poggiato simmetricamente sopra.
-cavolo, questa si che si può chiamare casa. Quella in Italia era la metà di questa, insomma guardatela, è fantastica- alzai le mani al cielo.
-e ancora non hai visto il piano di sopra- disse mio padre con delle valige, mentre saliva delle scale, di cui non mi ero minimamente accorta.
-c'è un piano di sopra?! Vi ho già detto che vi amo?-
Seguii mio padre su per le maestose scale in marmo, finquando non si fermó davanti ad una stanza, supposi fosse la mia.
Aprì la porta per me è ció che mi si presentó davanti fu più che magnifico.
-papà ti adoro, sei il miglior padre che esista-
Lo abbracciai, più che altro lo stritolai, ma amavo di già la mia nuova camera.
Un letto matrimoniale bianco con coperte viola con sfumature era posto vicino alla parete, due comodini sospesi, attaccati alla parete, erano bianchi e viola. La cosa che mi fece cadere la mascella a terra fù ció che c'era sopra il letto, sulla parete.
-o mio dio- mi coprii la bocca con le mani e lentamente mi avvicinai.
Una grande scritta con luci neon che si illuminavano rappresentava tutto ció per cui io vivevo....c'era scritto " KIDRAUHL" a lettere cubitali.
Mi girai per ringraziare ancora mio padre, ma lui non c'era più e aveva chiuso la porta dietro di se.
Vagai per la camera.
Foto che immortalavano me, Braian, mamma papà e Damon, Damon era il mio cane, un bellissimo pastore tedesco, c'erano vari poster alcuni, addirittura incorniciati, di Justin.
Nella stanza, enorme, erano presenti anche due porte che scoprii essere il bagno e la cabina armadio.
Due divanetti e una cuccia erano posti nella stanza e sotto la finestra c'era uno spazietto imbottito di cuscini dove ci si poteva sedere, la porta per uscire sul balcone era leggermente più distante.
Cavolo, in Italia non avevo mai avuto una camera tutta mia, quindi la dividevo con mio fratello e sapete che divertimento dividere la stanza con un fratello più grande di me a cui non piace Justin.
Cercava in ogni modo di strapparmi i poster e una volta era quasi riuscito a rompere il profumo "girlfriend" facendolo, accidentalmente, cadere dalla mensola.
Avevo gridato così tanto che mio padre era corso in camera nostra, gli ho tirato i capelli così forte che mi ero ritrovata una ciocca dei suoi capelli in mano.
Sono calma e gentile, ma quando si parla di Justin e delle mie cose riguardanti lui, diventavo una belva affamata di sangue.
Papà ha dovuto trasferirsi qui in America perchè lo hanno promosso e la sede era qui in America. La prima volta in cui ci ha detto del trasferimento ricordo che ero spaventata, ma eccitatissima, anche se ero una vera schiappa in inglese a scuola. Ho studiato con impegno tutti e due gli anni, facendo anche qualche lezione a casa, la pronuncia era perfetta, tutto questo grazie a Justin e le sue canzoni.
Ascoltavo le sue canzoni da quando avevo 7 anni e avevo preso la sua pronuncia e diciamo il suo accento Canadese.
-rompi palle, la cena è pronta, wow-
Mio fratello era con la bocca spalancata e guardava la mia stanza con gli occhi fuori dalle orbite. Mi portai i capelli dietro la schiena e altezzosamente camminai verso di lui.
-già-detto questo lo sorpassai e scesi in cucina.
Era rossa con un grande piano cottura in mezzo alla stanza, tipico arredamento americano.
Abbracciai mamma e le sussurrai un "grazie" che la fece sorridere.
Mamma era alta, magra, bionda, insomma perfetta ed io ero tutto il contrario.
Io ero bassa, magra con i capelli color cioccolato.
Tutti, tranne me, erano alti in famiglia, ma io da sfigata che ero solita essere mi ritrovavo ad essere solamente 1.60 circa.
Papà era alto, magro e moro quindi avevo preso i capelli da lui, non solo quello, anche il comportamento a volte era uguale al suo, ma questi erano altri discorsi.
Poi c'era quel rompi palle di mio fratello maggiore, Braian. Un giocatore di Basket e Hokey accanito, muscoloso, con i capelli biondi e gli occhi azzurri, qualche tatuaggio sparso.
Mi sembrava leggermente Justin, ma non lo era neanche minimamente, e forse era per quello che cercava di rompermi con i " Justin è un cretino" oppure "perchè ascolti un gey", era solamente geloso.
Ci sedemmo a tavola e dopo la preghiera iniziammo a magiare, ok so che la preghiera fa molto vecchio stile, ma i miei genitori ed io e mio fratello, eravamo cristiani e i miei amavano particolarmente le preghiere, l'andare in chiesa e tutte le cose riguardanti la nostra religione.
-allora ragazzi, vi piacciono le vostre stanze-ci chiese papà, portandosi un boccone di pasta alla bocca.
-la adoro-rispondemmo all'unisono e poi ci scambiammo uno sguardo di morte, non ci piaceva parlare contemporaneamente.
-cavolo, c' è una TV grande quanto la parete in camera mia, un letto ad acqua e una xbox360, oltre alle cose ovvie, ovviamente-si elettrizzó a parlare della sua camera, oh povero bimbo.
-oh, il bimbo si è eccitato- lo schernii sogghignando.
-parla quella che ha la faccia di quella merda di Justin Birber dappertutto-mi spinse.
Aveva detto che il mio Justin era una merda? Oh ora tu sei nella merda !
-1: si chiama Justin Bieber e non Justin Birber e 2: come ti permetti a dire che è una merda, sfigato-
Mi lanciai su di lui prendendolo a colpi in testa il più forte che potevo.
-ragazzi basta!-urlarono mia madre e mio padre dopo averci diviso.
-possibile che dovete litigare sempre sulle stesse cose?-continuò lei.
-ha iniziato lui-cercai di difendermi, ma probabilmente i miei genitori erano incazzati quella sera.
-basta Maia! Cresci, non ci interessa chi ha iniziato, la dovete piantare con queste cavolate. Ora sparecchiate, fate i piatti e poi dritti a letto che domani avete scuola-
Aspetta cosa?! Scuola? Domani?!
-scuola?!-gridammo io e Braian all'unisono, ma a nessuno in quel momento fregava un cazzo se stessimo parlando insieme.
-esatto, scuola, domani, buonanotte ragazzi-
Ci congedarono e andarono nella loro camera.
-fantastico, è sempre colpa tua coglione. Se fossi stato zitto, tutto questo non sarebbe successo- presi alcuni piatti e li impilai per poi portarli nel lavabo.
-tu e sto cazzo di Justin Bieber o come si chiama... Sembra che la tua vita dipenda da lui-fece la stessa cosa anche lui, affiancandomi.
Abbassai lo sguardo.
-la mia vita dipende da lui-
Iniziai a lavare i piatti e anche Braian solo che lui era più veloce e finì prima di me.
-cresci Maia, non sei più una ragazzina. Smettila di sognare una cosa che non si avvererà mai-
Con questo mi lasciò sola a finire di lavare i piatti. Guardai le mie mani intrise di sapone che sfregavano le teglie, le padelle ed i piatti.
Wow, in meno di mezz'ora già 3 persone mi aveva detto di crescere, un record.
Io non volevo crescere, volevo restare bambina e sognare perché i sogni non hanno prezzo, i sogni sono ciò che ti tengono in vita.
Ripensai a ciò che lui mi aveva insegnato, ovvero " credi nei tuoi sogni e mai dire mai" così mi ritrovai a cantare Never say Never mentre finivo di pulire ciò che restava della cucina.
Stanca e assonnata, mi trascinai in camera e dopo aver fatto una bella doccia calda, mi misi il pigiama e mi misi a letto. Damon venne verso il letto e si mise nello spazio vuoto vicino a me.
Amavo il mio cagnolone, era così bello, dolce e maestoso, mi sentivo protetta con lui al mio fianco.
-anche tu pensi che io debba crescere?-gli accarezzai il muso.
Si avvicinó ancora dipiu a me e appoggió il muserro sulla mia pancia.
-lo prendo come un no-mi allungai e spensi la lampada sul comodino-notte Damon-
Buona notte Los Angeles.

Believe in BieberWhere stories live. Discover now