Cap.8

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Maledettissima sveglia che non aveva suonato, mi aveva costretto a fare tutto di fretta, dovevo dire che la giornata era iniziata magnificamente.
Mi infilai le scarpe saltellando da una parte all'altra, mi aggiustai i capelli, presi lo zaino e correndo scesi le scale fino ad arrivare alla porta della cucina, giusto per salutare e andare a scuola.

-ciao,io vado-presi lo skate e aprii la porta.

-aspetta ragazzina, noi dobbiamo parlare-no cazzo! Adesso no, papà ti prego!

-no papà, sono già in ritardo! Ti prego, possiamo parlare quando torno?-la mia mano era ancora ferma sulla maniglia della porta.

-no, adesso parliamo e non me frega se arrivi in ritardo, ti svegliavi prima-chiuse la porta e si diresse in cucina spettando che io lo seguissi.

-si, tutta colpa di quella fottuta sveglia-sussurrai e alzai gli occhi al cielo per poi seguirlo in cucina, mi fece sedere sullo sgabello e con uno guardo disse a mamma di uscire, lo fece senza obbiettare.

-con chi eri ieri? E non dirmi che eri a casa di una tua amica perchè ho visto un ragazzo nella macchina che ti ha accompagnato-mi fissó in modo inquietante.

-si è vero, si chiama Jake. Mi ha invitato alla festa di primavera. Sai quei fiori bianchi...me li ha mandati lui-sperai solo che ci credesse! La mia gamba si muoveva nervosamente su e giù, il mio ritardo aumentava sempre dipiù.

-bene, ma voglio conoscerlo- COSA?! Saltai in piedi.

-no, papà, è imbarazzante! Non te lo faró conoscere e poi non mi piace nemmeno!-cercai una scusa all'ultimo secondo, guardai l'orologio alla parete, le 7 e 45 cazzo!! Non ce l'avrei mai fatta ad arrivare in tempo e la professoressa Sancez prima mi uccideva e poi mi buttava in detenzione.

-bhè allora è diverso-

-ok, papà ora devo proprio andare! Ti voglio bene-gli baciai la guancia di sfuggita e dopo aver salutato mamma corsi fuori con il mio skate e lo zaino in spalla e mi diressi a scuola.
Ero a pochi chilometri da scuola, quando la ruota davanti dello skate si allentó ed escì dal bullone, caddi e un dolore allucinante si espanse per il mio corpo.

-CAZZO!!-gridai sbattendo lo zaino a terra, cercai di rialzarmi mantenendomi al palo di fianco a me.
I pantaloni bianchi si erano strappati e erano sporchi di sangue sulle ginocchia, ci voleva anche il sangue con i pantaloni bianchi!!
Aprii la tasca posteriore della cartella e trovai il mio cellulare, fortunatamente ancora intatto, le 8 e 5 !!
Mi alzai e iniziai a correre anche se le ginocchia mi facevano male, fui davanti a scuola in poco tempo.
Sotto lo sguardo inceneritore del bidello che ancora mi teneva la porta, entrai nella scuola e mi dirigessi nella mia classe.

-ci degna della sua presenza signorina Wollas!-la voce della più acida e perfida della professoresse in questa scuola, la professoressa Sancez, mi bloccó sui miei passi.

-mi scusi, signora. Non succederà più!-mi affrettai a dire.

-o dio! Cosa ha fatto?-si alzó e venne verso di me, avevo ancora il fiatone e la guardai in modo strano.
-non è niente, non si preoccupi. Vado a sedermi-feci per prendere posto al mio banco vicino a Jessica, che non c'era, ma la prof. Mi prese per il braccio e mi portó fuori dalla classe, ma che cavolo?!

-vada immediatamente in infermeria-puntó un dito contro la porta dell'infermeria.

-perchè? Sto benissimo, mi guardi-mi indicai con le mani il corpo.

-davvero, voglio solo tornare in classe e fare lezione, le ho già fatto perdere troppo tempo-sospirai e la guardai, lei aveva ancora il dito fisso contro la porta dell'infermeria.

Believe in BieberDonde viven las historias. Descúbrelo ahora