𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 8

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𝚃𝚎𝚛𝚛𝚎𝚗𝚘 𝚏𝚎𝚛𝚝𝚒𝚕𝚎.

ɪʀɪɴᴀ

23 settembre 2012
Isola di Cillian,
Oceano Pacifico, giurisdizione USA
Ore: 15:12

Il primo mese sull'isola passò a vista d'occhio.

La compagnia dei genitori di Edgar aveva superato tutte le mie aspettative e ancora di più la bellezza di quel posto mi aveva dato modo di respirare senza sentire la pesantezza dei pensieri. Le albe luminose che facevano risplendere l'acqua dell'oceano mi avevano fatto dimenticare di essere nostalgica, di patire la mancanza di un passato che non sarebbe più tornato. Le giornate pigre passate a dedicare tutto il tempo a me stessa mi avevano tolto di dosso il manto dell'oscurità. E, Infine, i tramonti, lentamente, mi sbiadivano i ricordi delle ferite che mi erano state inflitte.

Kate mi dedicava molto tempo, mi dava le attenzioni di una madre, le attenzioni di cui non avevo mai avuto abbastanza. Stavo imparando, a poco a poco, ad essere più confidente con lei, le parlavo sempre più spesso e sempre più volentieri. Cillian invece aveva preso l'abitudine di invitarmi a fargli compagnia per una partita di golf o una partita di biliardo. Una volta mi aveva persino invitato nel suo studio per raccontarmi dei suoi vecchi soci. Di come aveva messo una città come Las Vegas ai suoi piedi.

Quel pomeriggio eravamo sul campo da golf.

Le sue abilità superavano di gran lunga le mie ma non mi lamentavo mai di perdere. Non mi aspettavo ancora di vincere contro un Dutton. Forse un giorno, mi dicevo, ma non ero alla ricerca di vittorie, non più.

Dopo aver mandato la pallina nella buca ed essersi preso la vittoria per l'ennesima volta mi aveva invitato a prenderci una pausa.

Ci eravamo seduti all'interno di uno gazebo in legno non lontano dal campo, con la base delle quattro colonne in pietra, a reggere un tetto spiovente. Delle comodissime sedie in vimini munite di cuscini erano disposte a mezza luna attorno a un tavolino da caffè. Il maggiordomo, Phil, ci aveva preparato sul tavolo qualcosa bere. A me della semplice acqua con del limone e ghiaccio e a Cillian un te corretto con del whisky. Kate non voleva che bevesse durante le partite per questo si era messo d'accordo con il maggiordomo per quel miscuglio.

Tirava un po' di vento quel giorno. I suoi capelli, più grigi dell'ultima volta che l'avevo visto, si muovevano sulla fronte assieme alle brezze.

«Come hai conosciuto mio padre?» gli chiesi. Non mi ero mai fatta quella domanda.

Cillian mi lasciò uno sguardo profondo come se di colpo al suo fianco avesse visto mio padre e non me, poi sospirò e tornò a guardare il campo da golf. «L'ho incontrato nel settantotto. Era a Las Vegas per il suo addio al celibato. Si stava per sposare con quella tale...» Non ricordò il nome.

«Evangelina.» glielo rammentai io.

Lui annuì e non aggiunse altro in merito. «In quegli anni ero solo all'inizio di quello che ho costruito al contrario di lui che era pronto per prendere le veci di quello che aveva costruito suo nonno.» Sorrise poi. «Non aspettarti storie con colpi di scena. Aveva scelto il locale mio e di mio fratello, in un angolo di una delle strade della vecchia Las Vegas per passare la serata e ci siamo trovati a parlare davanti a un drink. Era diverso allora. Si vedeva che avesse la stoffa di stare in cima.» Fece una breve risata scuotendo la testa poi sospirò.

Sapevo che mio padre era stato spezzato per sempre dalla morte della sua prima moglie e quella ne era stata la conferma.

«Tra una parola e l'altra gli avevo detto che invidiavo la sua fortuna di avere un posto tenuto in caldo.» continuò Cillian. «Non mi era parso così tanto contento di quelle parole.» aggiunse.

Devotion 3 // Omertà E Onore //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora