Capitolo 19

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-Eccoci qua- dico respirando a pieni polmoni, e allargando le braccia

-si, il ponte rosso- alza gli occhi al cielo, so che me lo sta facendo a posta ma è irritante

-visto che è solo il ponte rosso, puoi pure andartene, non ti costringo mica- lo guardo, lui sorride appena e apre le braccia -eh no, caro mio- faccio no con il dito e scuoto la testa 

-sei assurda Juliet- sono di spalle affacciata al ponte, lui mi abbraccia da dietro

-Cal, non ti sei messo occhiali da sole o cappello, potrebbero riconoscerti- mi giro verso di lui, siamo così vicini, sento il suo respiro regolare sul viso

-sarei solo felice se mi paparazzano con te al mio fianco, la nostra è una relazione ufficiale, non c'è nulla che voglio tenere nascosto- non stacco manco per un secondo lo sguardo dai suoi occhi, sembrano sorridere, vorrei dirgli che lo amo, ma le parole non basterebbero

-ti amo tanto Cal, e so, che mi tradirai altre volte, perché tu sei Calum Hood e io solo Juliet Moon, non sono nessuno, ma sappi che finchè saremo sinceri, io ti perdonerò, altrimenti non so quanto durerà questa favola- chiude gli occhi, e stacca quella sorta di abbraccio in cui ero chiusa

-Cercherò di fare di tutto per far durare questa favola, perché come ho già detto, anche se so che hai fatto finta di non sentire, sono stato il tuo primo in tutto e voglio essere l'ultimo-scrollo le spalle -allora, come mai il ponte rosso?- sorrido e alzo gli occhi al cielo 

-il ponte rosso come lo chiami tu è il mio posto felice, due anni fa, i miei stavano per divorziare, litigavano praticamente sempre e io e mia sorella venivamo qua, io le mettevo le cuffie nelle orecchie e la portavo in auto, poi stavamo qua sedute sul cornicione, il sole tramontava, io stavo meglio, lei era tranquilla e tornavamo a casa, abbiamo fato così per un'anno circa, ora è la prima volta che torno qua da quando lei non c'è- sento gli occhi inumidirsi, mia sorella era la parte più bella della mia vita 

-forse conviene tornare a casa, se non te la senti- mi accarezza piano una spalla.

-Yeah, I wanna get back to San Francisco

 In the firelight

You know, you know, you know, you know we had it right

Remember that weekend

When we got out of town?- canta a squarcia gola sul sedile del passeggero il mio fidanzato rockstar

-come fai a essere così- domando guardandolo, dato che il semaforo è rosso 

-sono me stesso, non con tutti, ma con te si, come posso non essere me stesso con te - finge di suonare il basso ed è così che vorrei lo vedesse mia sorella, non come l'idolo di mille ragazzine ma come il ragazzo normale, perché infondo è un ragazzo normale

-comunque cantare San Francisco a San Francisco mi sa di scontato- lo sfido 

-ah si- alza le sopracciglia , e scrocchia il collo, spegne la radio e inizia a cantare nuovamente -

I see myself here in your eyes

Stay awake 'till the sunrise

I want to hold you hold you all night

I want to tell you that you're all mine- canta solo questa parte, so di che canzone si tratta e so anche che c'è una proposta nelle parole che ha scelto 

-sono tua Cal- la sua mano mi accarezza la coscia , e io sono svelta a tornare a casa .

-Ok facciamo la tua valigia e poi dritti in spiaggia, okay?- domanda, e io vorrei dirgli che non voglio fare la mia valigia, ma non ho alternativa, così annuisco.

Inizio a prendere diversi jeans e magliette, anche qualche felpa, tutto rigorosamente nero, ovviamente non mi scordo la maglia di Calum, ormai la porto letteralmente ovunque 

-ecco la mia maglia, pensavo fosse scomparsa- mi sorride, seduto comodamente sul mio letto 

-si, per te è scomparsa, è mia, sappilo-dico stringendola al petto 

-chi te la toglie, cioè io te la toglierei, se l'avessi addosso - alzo gli occhi al cielo prima di mettere la maglia in valigia e chiuderla, poi istintivamente mi siedo sulle gambe di Calum e lo abbraccio, nessuna malizia, solo bisogno d'affetto , lui mi da tanti piccoli baci sulla testa, prima di lui, pensavo che non esistesse più questo tipo di amore, quello fatto di sguardi, carezze e frasi dolci, forse basta sperarci, e prima o poi arriverà.

-Ora, io ti ho fatto guidare la mia auto, sei un privilegiato, sappilo- mi slaccio la cintura e scendo dall'auto 

-sisi, l'hai detto per quasi tutto il tempo del viaggio- dice lanciandomi le chiavi, che vanno a finire sulla sabbia 

-andiamo-dico prendendole e subito dopo afferrando la mano di Calum. Abbiamo entrambi i bagagli in auto, abbiamo deciso di passare la notte in spiaggia, poi domani mattina lo accompagno all'aereoporto e io vado in clinica.

Siamo stesi sulla sabbia, io con la testa sul suo petto , le onde del mare che si infrangono sulla battigia e  il sole che sta per tramontare , voglio imprimere questa immagine di noi nella mia testa per sempre, voglio mostrare ai miei figli, un giorno che io ero con Calum Hood abbracciata su una spiaggia di San Francisco.

Così decido di azzardare e faccio un boomerang su instagram dove si vedono le nostre gambe intrecciate e il mare, scrivo "passerei altre mille giorni così con te" e lo taggo, cercando di mettere il suo nome più invisibile possibile .

-Hai appena postato su di noi, o sbaglio? - chiede non appena gli arriva la notifica, io annuisco

-è una relazione ufficiale come dici tu- mi stringo nel suo abbraccio e vedo il sole tuffarsi nel mare donando al cielo un colore che va dal pesca al fuxia.

-Ci vediamo? - chiedo quasi timidamente , essere all'aeroporto con Calum è come essere in una gabbia di leoni che non magiano da un mese

-alza il viso, voglio vederti, sei bellissima e ti amo- mi tiene il viso su con due dita, e io lo guardo

-ti amo anch'io, in clinica ci sequestrano i cellulari, quindi per due settimane, spero, non ci sentiremo- sento gli occhi umidi

-ho il numero di tua madre, chiederò a lei come stai- mi accarezza la guancia e io mi aggrappo al suo collo per poi baciarlo, al diavolo tutti e tutto.

Calum ha appena fatto il check in e ora io sto guidando verso la clinica, non sarà facile, ma posso farcela, come ho già fatto, questo vuol dire che non sarò in tempo per riprendere i corsi all'Università, proverò l'anno prossimo, spero nel mio fututo, anche se mi fa davvero paura.

Twelve Hours||Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora