Capitolo quindici.

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La settimana è finita –mezzanotte.

Louis.

Non riesco a dormire. Sono troppo agitato, troppo preoccupato, troppo tutto. Mia madre se n'è andata ore fa dopo che l'ho incoraggiata a chiamare quell'idiota del suo ragazzo e a fare la pace con lui. È venuto a prenderla nel giro di quindici minuti e sono andati nel loro locale preferito, un bar merdoso che gli ubriaconi del posto adorano. Il fatto che io lavori in un bar per me è significativo. Sto seguendo le sue orme, nonostante mi sforzi di non farlo. Siamo destinati a finire come i nostri genitori, anche se combattiamo perché non sia così? Il solo pensiero mi deprime, quindi lo archivio. Lottie è tornata a casa verso le cinque, e ho capito dal suo sorriso e dalle sue battute un po' crude che era contenta di non trovare mia madre. Devo davvero farle passare la pessima abitudine di dire parolacce, ma chi sono io per farlo? Ne dico una ogni cinque cazzo di minuti.

Ordiniamo la pizza, e ci vuole un sacco perché è sabato sera dopo il ringraziamento e nessuno in città vuole cucinare. Guardiamo dei fantastici film anni novanta via cavo, un piccolo lusso che pago volentieri dato che rende Lottie –e me– felice, e aspettiamo il cibo, lamentandoci per la fame.
Di punto in bianco penso a Harry, il suo sorriso, il modo in cui mi toccava, come mi ha guardato quando mi ha trascinato sulle sue gambe la prima volta. Il sapore della sue labbra, il calore del suo respiro, il tocco delle sue mani sulla mia pelle nuda. Mi perseguita mentre scherzo con mia sorella, mentre guardo un film che ho già visto centinaio di volte, e quando finalmente mi infilo un pezzo di pizza in bocca come se non mangiassi da settimane. Non sopporto l'idea che sia da solo con i suoi pensieri, i suoi ricordi, i suoi problemi. Do un'occhiata al telefono più volte sperando in un messaggio, ma lui non mi contatta mai, e non lo farò nemmeno io. Non ancora. Forse ha bisogno di tempo, mi dico più tardi quella sera mentre guardo Lottie che si prepara una borsa con i vestiti. Passerà ancora la notte da Wade, la sua amica l'ha chiamata e ho parlato con sua madre per assicurarmi che andasse davvero a casa sua e non che se ne andasse in giro per strada nel cuore della notte. Vorrei fidarmi di mia sorella, ma del resto ha solo tredici anni. Quindi rimango tutto solo, e ci sono abituato. Lottie passa la notte da un amico e mamma preferisce stare fuori fino alla chiusura del bar. Io di sera lavoro sempre, perciò a quest'ora di solito a casa non c'è nessuno.

Piove ancora; sento le gocce cadere mentre sono sdraiato sul mio letto al buio, gli occhi spalancati mentre fisso ciecamente il soffitto. Non riesco a togliermi Harry dalla testa. Devo sapere se sta bene, se è al sicuro. Senza pensarci prendo il telefono e gli mando un breve messaggio premendo invio prima di darmi il tempo per ripensarci e cancellarlo. Mi alzo dal letto e vado in sala, accoccolandomi sul divano gettandomi addosso una vecchia coperta mentre accendo la televisione. È passata la mezzanotte. La nostra falsa relazione lunga una settimana è finita. E mentre i minuti si trasformano in ore, mi rendo conto che non verrà a salvarmi. Ha mantenuto la parola in base al nostro accordo.
Il mio lavoro come ragazzo di copertura di Harry Styles è finito.

Harry.

Sono crollato sul letto ancora in jeans e felpa, senza preoccuparmi di mettermi addosso le coperte. Devo aver dormito nella stessa posizione per ore perché mi sono svegliato stordito e disorientato, muscoli doloranti e bocca secca, e lo stomaco che brontolava dato che ho saltato ben due pasti. Do un'occhiata alla sveglia sul comodino, vedo che sono le due del mattino e mi tiro su, grattandomi la testa e allungandomi per accendere la luce. Il cellulare è appoggiato al comodino, mi schernisce. Lo prendo per controllare se qualcuno mi ha chiamato o scritto, e lo vedo. Un messaggio di Louis, con una sola parola.
«Marshmallow.»
Me lo ha mandato ore fa, ore. Mi sento uno stronzo, e praticamente inciampo lanciandomi giù dal letto, mi infilo il cellulare in tasca e prendo le chiavi dal comò. Dovrei risponderlo, ma ci vorrebbe troppo tempo e sono consumato dal bisogno di vederlo. L'ho lasciato in attesa per ore, il solo pensiero di deluderlo non lo sopporto.
Lascio l'appartamento e corro sotto la pioggia, salto sul pick-up e metto in moto. Le strade sono quasi vuote, incontro solo qualche auto ogni tanto, e non penso altro che a Louis. Forse avrei dovuto chiamarlo. E se gli fosse successo qualcosa? Se avesse davvero avuto bisogno di me e io l'avessi deluso?
Raggiungo il parcheggio del condominio in un tempo record, esco dalla macchina e corro verso la sua porta ricordando il numero dell'appartamento da quando ero passato a prenderlo sette giorni fa. Non posso credere di conoscere questo ragazzo da solo una settimana. È diventato tutto per me, e io, con il mio pesante fardello, forse sono diventato il suo peggior incubo.

Non dirmi un'altra bugia] Larry Stylinson.Where stories live. Discover now