Capitolo uno.

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Meno quattro giorni.

Harry.

Lo aspetto fuori dal bar, appoggiato al muro irregolare di mattoni con le mani infilate nelle tasche della felpa, le spalle curve contro il vento. Fa un freddo terribbile, ed è buio per via delle nuvole basse che coprono il cielo. Niente stelle, niente luna. Spaventoso, specialmente perché sono qui fuori da solo. Se inizia a piovere prima che lui abbia finito il suo primo turno, basta, me ne vado. Non ho bisogno di questa merda.
Il panico mi assale e faccio un respiro profondo. Non posso andarmene, lo so. Ho bisogno di questo ragazzo. Non lo conosco nemmeno e lui non conosce me, eppure ne ho bisogno, è una questione di sopravvivenza. Non mi importa se sembro uno sfigato, lo sono e basta. Non posso affrontare la prossima settimana da solo.

La musica che proviene dal piccolo bar rimbomba forte fino alla strada, all'interno sento la gente che ride e grida. Giuro che riconosco più di qualche voce. Si divertono. Gli esami di metà semestre stanno per finire, e la maggio parte di noi dovrebbe studiare, giusto? Dovrebbero essere tutti in biblioteca o chinati sulle scrivanie, la testa immersa in un libro o curva su un portatile, a rileggere appunti, scrivere temi, qualsiasi cosa. Invece la maggior parte dei miei amici è in quel bar a bersi il cervello. A nessuno importa che è martedì, e che rimangono solo tre giorni per gli esami o per consegnare il materiale. O la va o la spacca, insomma, ma tutti pensano solo al fatto che la prossima settimana saranno in vacanza. Molti se la squaglieranno da questo buco di città, dove frequentiamo il college. Anch'io. Parto sabato pomeriggio, anche se non ne ho per niente voglia. Preferirei stare qui.

Ma non posso.

Lui finisce il turno a mezzanotte. Prima mi sono intrufolato e l'ho chiesto a una delle altre cameriere del La Salle's, quando ancora non c'era anima viva. Lui era in cucina, quindi non mi ha visto. Bene. Non volevo mi notasse, non ancora. E nemmeno i miei cosiddetti amici devono sapere cos'ho in mente. Nessuno conosce il mio piano, altrimenti temo che mi farebbero cambiare idea. E comunque a chi dovrei raccontare i fatti miei? Forse sembro uno pieno di amici, ma in realtà non sono intimo con nessuno in particolare. Non mi va: le amicizie vere sono solo fonte di problemi.

La vecchia porta di legno si apre, e il rumore che proviene dall'interno mi colpisce al petto come una deflagrazione. Lui si immerge nel buio, la porta che gli sbatte alle spalle, il rumore che fa eco in una notte altrimenti tranquilla. Indossa un giubbino blu che quasi lo inghiotte, facendo sembrare lunghissime le sue gambe avvolte in dei pantaloni neri.

Mi stacco dal muro e mi avvicino. "Ehi." Lo sguardo diffidente con cui mi fulmina dice tutto. "Non sono interessato."
"Ma non ti ho chiesto niente."
"So cosa vuoi." Affretta il passo e io gli sto dietro. Lo inseguo, a dire il vero. Non l'avevo pianificato. "Siete tutti uguali. Vi illudete di potermi aspettare qui per afferrarmi, intrappolarmi. Le cose che dicono su di me non sono vere: non ho fatto davvero quelle cose, con nessuno dei tuoi amici", dice mentre corre via. E' veloce, per essere così minuto.
Aspetta un secondo. Cosa vorrebbe dire? "Non cerco un obiettivo facile." Ride, ma il suono è aspro.
"Non mentire, Harry Styles. So cosa vuoi da me." Almeno sa chi sono.

Gli afferro il braccio prima che possa attraversare la strada e lui si ferma, mi guarda. Sento un formicolio alle dita, anche se toccano solo il tessuto del giubbino. "Cosa pensi che voglia da te?"
"Sesso." Sputa fuori le parole con gli occhi ridotti a una fessura, i suoi capelli castani illuminati dal lampione sopra di noi. "Senti, mi fanno un male cane i piedi e sono esausto. Hai scelto la notte sbagliata per divertirti con me." Sono confuso. Parla come se fosse una specie di prostituto, come se sperassi di rubargli un pompino veloce nel vicolo.

Affascinato dai suoi lineamenti, mi concentro sulle labbra. Sono magnifiche, anche se sottili, e sexy. Mi dico che certamente potrebbe fare un pompino fantastico, ma non è per questo che sono qui. Quanti dei miei compagni di squadra ci sono già passati? Insomma, è vero, l'unica ragione per cui parlo con lui è la reputazione a cui ha accennato. Però non sto cercando di comprarmelo per il sesso.

Non dirmi un'altra bugia] Larry Stylinson.Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu