I thought he smiled at me (parte 2)

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«Scappa.» fu ciò che Elena intimò a Damon, che si stava tranquillamente servendo di alcuni stuzzichini, quando fu improvvisamente trascinato dalla sua ragazza il più lontano possibile dal tavolo.

Lui, ormai derubato del cibo, domandò: «Che cavolo c'è, adesso?» non era seccato, solo rassegnato. «Possibile che non riesci mai a stare tranquilla per più di cinque secondi consecutivi?»

Non che fosse un problema allontanarsi dalla gente per appartarsi da qualche parte, ma non in un'atmosfera di terrore, o simil tale. Fece attenzione che non gli cadesse niente dal piattino di carta che era riuscito a rimediare, mentre le andava dietro, tirato per una manica, finché lei non si sentì abbastanza sicura e si fermò, ma lanciò comunque un'occhiata in giro per assicurarsi di non trovarsi nei paraggi di qualcuno che preferiva evitare.

«Ci mancava solo...» cominciò la ragazza, già esausta.

Damon non era particolarmente incline ad ascoltare chissà quale lamentela su chissà quale parente di chissà quale grado, e non gli importava granché, in tutta sincerità.

«Hai qualche allergia alimentare?» la interruppe, all'improvviso, facendole corrugare la fronte per la confusione.

«No, perc...» la zittì infilandole in bocca un crostino al salmone, che lei si affrettò a masticare per non soffocare e per non sputare, anche se lui si sarebbe di sicuro meritato che glielo spalmasse sulla camicia bianca, ma poi sarebbe stata una brutta figura per entrambi.

«Se volevi chiudermi il becco, almeno potevi darmi un bacio...» si lamentò, allora, imbronciata. «Però è ottimo. Ce n'è un altro?»

Si sporse verso il suo piatto, curiosa e con l'aria da bambina, mentre cercava di scorgere un altro crostino, e c'era! Allungò una mano, ma Damon si affrettò a portare il piatto abbastanza lontano perché lei non potesse raggiungerlo, non senza essersi risparmiato di schiaffeggiarle leggermente la mano.

«Giù le mani, mangiona, questo è mio.» la avvisò, divertito. «Se ne volevi altri, dovevamo restare lì, invece di improvvisare fughe rocambolesche. Tra l'altro, vorrei farti notare che non puoi evitare tutti per sempre, quindi stai scappando inutilmente.»

A lei sarebbe tanto piaciuto poter dire di sì, che ce l'avrebbero fatta alla grande finché i giudici non si fossero decisi a dare il giudizio - quanto cavolo ci voleva? Erano quasi le due del pomeriggio e lei stava iniziando a stare davvero scomoda con quei tacchi -, poi se la sarebbero svignata dovunque, tranne che a casa sua. In fondo poteva elemosinare una notte da lui, no?

Il giorno dopo i parenti, sperando nella buona sorte, sarebbero andati via, almeno quelli indesiderati.

Ma quel salmone era davvero buono...

«Sai? Spero che chiunque abbia fatto quei crostini abbia un figlio della mia età, su per giù, o sia della mia età e un uomo, perché lo sposerò.» mise su un'espressione altezzosa, e sperò di poterlo distrarre abbastanza a lungo da rubargli l'altro crostino.

Non ci fu, ovviamente, occasione.

Damon sorrise. «Cos'era?» le chiese, giocoso e abbassandosi verso di lei, il piatto cautamente fuori dalla sua portata. «Una proposta di matrimonio? Non so se ti ricordi, ma non mi piace particolarmente l'idea.»

«Mica era per te!» gli ricordò lei, incrociando le braccia al petto, sempre tentando di mantenere il suo fare sostenuto.

«I crostini sono miei.» rivelò il ragazzo, soddisfatto. «Quindi, direi proprio di sì. Vuoi ritrattare?»

Li aveva preparati lui, logico. Ovvio. Come aveva fatto a non pensarci da sola?

Lo guardò offesa per avergliela data vinta anche senza saperlo, proprio quando voleva farlo indispettire un po', come riusciva sempre a fare con lei, tramite quei commenti mordaci che proprio non poteva tenere per sé.

Dear Diary - The Vampire DiariesWhere stories live. Discover now