As he walked by (parte 2)

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«E aprilo, invece di fare storie!» sbuffò il ragazzo, qualche minuto dopo che anche lei aveva avuto la decenza – sì, proprio la decenza – di mettersi qualcosa addosso e di smetterla di continuare a distrarlo dal tenere le mani al loro posto – per ora, si consolò così.

Non che negli ultimi cinque minuti fosse riuscito a pensare a quanto gli sarebbe piaciuto sapere, finalmente, come sarebbe stato mantenere le promesse che aveva fatto in cucina, visto il tutt'altro tipo di tensione che ora gli induriva leggermente i lineamenti.

«Non sto facendo storie!» protestò Elena, leggermente risentita. «Che male c'è se voglio conservare la carta? È il primo regalo che ricevo, da parte tua, visto che le chiavi del tuo appartamento non erano un regalo e bla bla bla...»

Borbottò anche qualcosa sui maschi rompiscatole, ma Damon non l'afferrò del tutto e decise di non aprire una discussione sulla cosa. Attese pazientemente che quella che era appena diventata la sua torturatrice personale finisse di staccare lo scotch in modo che la carta sottostante non si rovinasse, perché lei, ovviamente, doveva conservare anche una cosa stupida come quella, come se fosse stata anche solo lontanamente importante.

Ancora non aveva idea di come farle pagare tutta quell'agonia dell'attesa.

Non senza vergogna, non aveva potuto non ammettere di aver passato due ore – due fottute ore del suo tempo – a scegliere quello che c'era dentro, tra le risate di Stefan e i sorrisi tutti zucchero e miele della commessa, alla quale avrebbe voluto strappare la lingua, perché non la smetteva più di confondergli le idee su quale regalo sarebbe andato meglio.

Era stato lì che si era annotato di non seguire mai più i consigli del suo fratellino e, sopratutto, di non portarselo più dietro credendo che avrebbe potuto essergli d'aiuto – non la smetteva mai di ripetere che lui ed Elena si conoscevano da sempre e poi aveva fatto tutto da solo, fratello inutile! –, aveva finito soltanto per dargli una buona ragione per prenderlo per il culo.

Elena gli lanciò un'occhiata, e lo trovò rigido appoggiato contro la scrivania, esattamente come l'aveva lasciato qualche attimo prima. «Mi metti ansia.»

«Tu mi metti ansia.» le rinfacciò, con un leggero sbuffo e fu costretto a fingersi interessato al panorama fuori dalla finestra, nonostante fosse la cosa che gli importava di meno al mondo. Tutto pur di non guardare lei che gli stava letteralmente facendo sudare la reazione.

Non aveva mai fatto un regalo in vita sua, nemmeno a Katherine, perché lei non ne aveva mai voluti: lo avvisava prima di solito, molto prima che potesse pensare di comprarle qualcosa, e se per caso era capitato era solo perché lei l'aveva condotto a comprarle qualcosa con le sue tattiche da manipolatrice, ma non era mai stato in occasioni speciali. Di sicuro non disdegnava nemmeno quando le pagava la cena, ma non aveva mai voluto altro che lui spendesse soldi su commissione, perciò non aveva nemmeno la vaga idea di cosa si comprasse a una ragazza per farle un bel regalo.

Era stata una discreta gatta da pelare.

Tra l'altro, tutti quelli cui aveva chiesto un consiglio, lo avevano mandato in direzioni diverse: Alaric aveva semplicemente scosso le spalle, fornendogli un utilissimo 'che ne so', Enzo gli aveva consigliato della lingerie – e questo perché sarebbe stato un regalo per entrambi –, Stefan un pupazzo di peluche, e lui stesso aveva pensato a un gioiello, qualcosa di poco impegnativo, qualcosa che Elena avrebbe potuto indossare anche giornalmente, non solo in occasioni particolari.

Sperò di non aver dato ascolto alla campana sbagliata. Gli sarebbe dispiaciuto se il suo primo regalo fosse stato una cantonata.

«Oh...» fu il semplice sussurro di Elena, e non lui capì se fosse sorpresa o delusa.

Dear Diary - The Vampire DiariesWhere stories live. Discover now