Capitolo X

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Bernadette si riprese del tutto solo dopo qualche giorno, ma probabilmente dal punto di vista morale non si sarebbe mai ripresa. Alcuni avvenimenti ti segnano dentro, lasciando un marchio indelebile nel profondo della tua anima. Lei ha passato le pene dell'inferno, presso i Royalts, forse anche più di me.

Di mia madre, del signor Philip, nessuna novità. Era ormai una settimana che si erano assentati e non sapevo quando sarebbero tornati. Chiedere alla padrona sarebbe stato inutile, non mi avrebbe rivelato nulla, ammettendo che anche lei sapesse qualcosa.

Mi stavo dedicando ai lavori di casa, quella mattina: spolveravo lampadari, finestre, mobili, lavavo pavimenti, piegavo lenzuola al profumo di lavanda.

«Eloise» ormai sentir pronunciare il mio nome, non mi spaventava più. Era diventata un'abitudine così frequente, che nemmeno ci facevo caso.

Mi voltai verso Agatha, che mi fissava nel suo abito color crema. «Ditemi, mia signora.»

«Abbandona i lavori interni, per il momento. Oggi è una bella giornata e direi che sia meglio che tu ti dedichi al giardinaggio» disse. Guardai fuori, attraverso una finestra ricoperta da una lunga tenda completamente ornata da pizzo San Carlo. Ricordo che Agatha le aveva cambiate pochi anni prima e che le aveva pagate un sacco di soldi.

«D'accordo» affermai, poi mi cambiai e raccolsi tutti i miei utensili, per dirigermi verso l'esterno.

Il giardino di villa Royalts era immenso e la circondava completamente. La parte anteriore era divisa a metà da un vialetto meraviglioso, con la superficie cosparsa di pietre e la recinzione in legno pregiato. In una delle due parti vi era una fontana con degli angeli; nell'altra un'enorme piscina, con tanto di sedie a sdraio e tavolini. Nella zona posteriore, invece, Agatha aveva fatto realizzare ampi cespugli, alcuni ritraevano addirittura lei, suo marito e tutta la famiglia; altri avevano delle forme particolari. C'erano poi alberi imponenti, cespugli di rose e finanche una piccola serra, più per la coltivazione di fiori e piante che di frutta e verdura.

Dietro la casa si apriva un ampio bosco. Non apparteneva ai Royalts, era di proprietà pubblica. C'ero stata poche volte e comunque mi incuteva molto terrore, quindi era raro che mi avvicinassi anche solo alla sua entrata. 

Tagliai l'erba, innaffiai le piante, falciai i cespugli ed infine mi dedicai alla serra. Quando poi uscii dalla cupola bianca, la stanchezza mi travolse di nuovo. Ero sudata e affaticata, a causa del diverso lavoro che avevo fatto.

Ero già pronta a tornare dentro, quando mi sentii chiamare. Questa volta la voce non proveniva dalla casa, non era un urlo di uno dei miei padroni che mi chiedeva di svolgere qualche mansione.
Questa volta era appena un sussurro, proveniva dall'interno del bosco e mi richiamava, come ad incitarmi ad infiltrarmi in quel luogo così misterioso.

La paura mi travolse.

Chi poteva avermi mai chiamata? Nonostante mi sforzassi, non riuscivo a riconoscere quella voce; sembrava modificata volontariamente.

Alla fine decisi di addentrarmi nel luogo completamente ricoperto da alberi fittissimi, nel quale i raggi del sole facevano difficoltà a penetrare.

Cercai di capire da dove provenisse la voce e poi sentii un rumore alle mie spalle, mi voltai spaventata e lanciai un urlo.

«Sssh, sssh» mormorò Logan, posando un dito sulle mie labbra. «Sono io.»

«Oh, Logan! Mi hai spaventata!» appoggiai una mano sul cuore, per tranquillizzarmi. Era solo Logan, non avevo di che temere. «Cosa ci fai tu qui?»
Non mi sarei aspettata di vederlo, tuttavia mi faceva piacere.

«Sono venuto per vederti. Mi sei mancata così tanto in questi giorni.»

Lo guardai abbastanza perplessa. Le sue parole mi sembravano inverosimili, nessuno mi aveva mai detto una cosa così bella. «Dici sul serio?»

Eloise - Figlia di una schiavaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora