Capitolo XXXIII (Parte II)

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Un colpo secco. Bum.

E il sangue si sparse su tutto il viso di James.

Non sentii più le sue labbra sulle mie, qualcuno mi aveva liberato di lui, senza darmi nemmeno il tempo di rendermi conto del bacio che avevo ricevuto.

Luke adesso era furioso, stringeva la mano in un pugno che qualche attimo prima era andato a colpire proprio il volto dell'altro vampiro.

James si strofinò la parte lesa e poi scoppiò a ridere, una risata divertita. «Qualcosa non va, cuginetto?» domandò beffardo, guardandolo con aria di sfida.

Il biondo, al contrario, era incazzato nero. I suoi occhi rossi esprimevano una grande rabbia. Io avevo le mani sulla bocca, incapace di parlare, ancora troppo scossa dall'avvenimento. Odette, a sua volta, si trovava a pochi passi dal suo futuro marito e gli teneva una mano sulla spalla, per calmarlo. Ma Luke la scacciò con foga, linciando la vampira con lo sguardo, la quale stranamente spaventata indietreggiò. «Come cazzo ti sei permesso?» urlò senza alcun ritegno, mentre ormai una piccola folla di persone si era concentrata intorno a noi.

«Scusa? Perché non avrei dovuto?» disse James in risposta. Voleva prendersi gioco di lui. «Tu hai la tua ragazza, ti reca qualche fastidio che io baci la tua schiava personale?».

Vidi lo sguardo del biondo farsi sempre più furioso, caricò un altro pugno e lo scagliò sul vampiro dai capelli scuri, ma quello lo parò velocemente, con una mano aperta. «Su, cugino, non mi sembra proprio il caso di dare spettacolo in pubblico... al tuo compleanno, poi!»

«Non la passerai liscia, James» sibilò, caricando un altro pugno che nuovamente quest'ultimo parò con abilità. «Non devi toccarla, hai capito? Non devi toccarla!» urlò, facendomi indietreggiare dallo spavento.

«Me la sono scopata, Luke» dopo quelle parole, immaginavo sarebbe scoppiato il finimondo. Non volevo che lui venisse mai a saperlo, invece James lo aveva detto, lo aveva detto per davvero.

L'espressione del biondo cambiò, divenne ancora più accanita di prima. Lo vidi fiondarsi con una velocità e una forza spaventosa sul cugino, che in poco tempo si ritrovò a terra schiacciato dal suo peso e senza avere il tempo di ribellarsi, fu colpito da una miriade di pugni, schiaffi, calci. Il sangue cominciò a spargersi da ogni parte, schizzando e sporcando l'erba verde del giardino.

La folla era sconvolta, sentii una serie di commenti sprezzanti, qualche risatina o battuta idiota. Anche Odette era rimasta senza parole, non sapeva cosa fare, per la prima volta si trovava in difficoltà e mi guardava in cagnesco, come se fossi io la causa di tutto. Beh, non aveva tutti i torti. Forse avrei dovuto fare qualcosa, ma ero paralizzata, non riuscivo a muovermi e non riuscivo a connettere le idee. Ma la colpa era mia e soltanto mia. Avevo sbagliato tutto sin dal principio.

Quando il mio cervello finalmente ricominciò a mettere insieme i pezzi, decisi improvvisamente di fare qualcosa, era una situazione spiacevole che purtroppo avevo creato io ed era mio dovere rimediare.

Afferrai Luke per le braccia e cercai di allontanarlo, ponendomi su James per fargli da scudo. «Basta, Luke, basta! Basta così!» urlai con tutta me stessa, ma tutto ciò che ricevetti fu uno schiaffo in pieno viso. Non fu la botta a farmi male, ma il gesto in sé e la persona dalla quale lo avevo ricevuto. Non me lo sarei mai aspettata.

«Tu!» mi lanciò uno sguardo carico di disprezzo, ma anche di delusione «Togliti!».

«No!» protestai.

«Ho detto togliti cazzo, togliti!»

«Lascialo stare» lo implorai, senza però perdere la durezza che avevo acquisito, era l'unico modo per contrastarlo.

Eloise - Figlia di una schiavaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora