Capitolo XII

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Il signorino Luke mi diede un solo giorno di tregua, il pomeriggio che mi rimaneva e l'intera notte. Non lo vidi, non lo sentii. Forse era uscito o forse era in casa, in qualche luogo nascosto, a progettare la mia punizione. Ma non mi mancava affatto.

Agatha e le gemelle, invece, cominciarono ad impartirmi i primi ordini già da quello stesso pomeriggio; servii il pranzo e anche la cena, come sempre.

«Come mai non ci siete tutti?», mi decisi a domandare a cena, mentre servivo un gateaux di patate dall'aria alquanto invitante. Se ne fosse rimasto, forse avrei potuto assaggiarlo anch'io, ma dubitavo che me ne avrebbero lasciato.

Anne storse la bocca, Catherine alzò per un attimo gli occhi dal piatto e Agatha fece finta di non avermi sentito. «Luke è andato a cena fuori», disse la gemella cattiva, ma non aggiunse altro.

Rimasi con diverse domande per la testa per tutta la serata. Non doveva interessarmi dove fosse il signorino e con chi, eppure spesso pensavo a lui.

Chiesi anche ad Agatha di mia madre e del signor Philip. «Non lo sento da un po'. Non so quando torneranno» mi rispose scocciata e disinteressata. Nell'ultimo periodo, avevo sentito continuamente e troppo spesso quelle parole.

Possibile che non le importasse nulla di suo marito? E se fosse morto? Se gli fosse accaduto qualcosa? Non volevo nemmeno pensarci ed ero molto preoccupata per mia madre.

Quando tornai in camera, mi ritrovai a passare per la stanza delle gemelle e le sentii parlare tra di loro. Decisi di fermarmi a qualche metro di distanza, per poter ascoltare senza essere vista.
Se si fossero accorte di me non me l'avrebbero di certo fatta passare liscia.

Le due bionde parlavano a voce alta, tanto che non mi serviva possedere un udito vampirico per poter sentire ciò che si dicevano. «Ma a te piace la nuova fidanzata di Luke?» domandò Catherine, riconobbi la sua voce gracchiante.

Anne, invece, aveva un tono alto e autoritario, da tipica donna russa, ma lei era inglese. «Quella gatta morta dai capelli rossi? Oh, no, non capisco perché Luke abbia scelto lei» rispose.

Ma allora il signorino era a cena con una donna! Ecco. Un moto di fastidio mi colpì, lui poteva farsi una vita, essere felice. Avevo sempre saputo che lui avrebbe potuto, mentre io no. E allora perché in quel momento provavo invidia nei suoi confronti?

«Nemmeno a me piace», disse la più "buona" fra le due. «Ma se nostro fratello è felice!»

«Felice? Sai bene che aver fatto quello che deve con lei, la lascerà come fa con tutte, Luke è fatto così» commentò maligna la più cattiva. «Quello che non capisco, è perché l'abbia portata a cena in un ristorante così prestigioso. Spero non voglia davvero prenderla in sposa!»

«Una cognata di nome Odette, sai che cosa buffa, no?» ridacchiò la prima, seguita anche dall'altra sorella.

Odette. Capelli rossi.

Un'immagine mi comparve istantanea nel cervello. La vampira che aveva tentato di azzannarmi il collo quel sabato sera. Ricordavo ancora le parole di James. Odette è un po' gelosa fiorellino. Lei è la fidanzata di Luke e sapere che lui vive con delle ragazze giovani in casa non le fa proprio piacere.

Avevo dimenticato che Luke fosse fidanzato. Odette non meritava un ragazzo così bello, al suo fianco.
Lui era meraviglioso, occhi, capelli, ogni parte del suo corpo era estremamente invitante. Lei non nascondo che fosse molto carina, con quei boccoli rossi; ma era provocante e di certo non all'altezza di un ragazzo come lui. Ma stavo assolutamente delirando e dicendo assurdità, dovevo tenete a bada il flusso dei miei pensieri.

Eloise - Figlia di una schiavaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora