Capitolo 13 - Ghiaccio indelebile

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Dopo essere rimasta rannicchiata per cinque minuti abbondanti a litigare con il mio subconscio, un lieve tremolio delle sartie mi avvisò che qualcuno stava salendo in coffa. I muscoli si tesero in automatico, pronti a farmi balzare in piedi se fosse stato necessario.

Quando vidi un ciuffo castano in stile Pompadour sbucare fuori, seppi che l'unico pericolo che correvo era di diventare troppo socievole. << Ohi! >> mi salutò il mio compagno, allegro e solare.

<< Ciao, Satch >>. Comandante della quarta flotta nonché cuoco della Moby Dick, Satch era probabilmente la persona più aperta e cordiale che si sarebbe mai potuta incontrare in tutto l'oceano.

Con un salto superò il cornicione e si mise di fianco a me. Il suo foulard giallo era in preda a degli spasmi a causa del vento e il fatto che non volasse via era un vero e proprio mistero. << Ho sentito che stai andando benone, come coffiere >>. Un ghigno beffardo comparve sulla sua guancia mentre quelle parole uscivano dalle sue labbra e arrivavano alle mie orecchie.

<< Sta' zitto >> ribattei secca. Percependo uno strano tepore in faccia, mi girai dalla parte opposta a Satch e feci in modo che i capelli mi coprissero il più possibile. Detestavo che qualcuno mi vedesse arrossire per una cosa così stupida.

Penso che non un solo pirata sulla Moby Dick non abbia sentito la sua risata. Se non fosse stato alla distanza di sicurezza di un metro abbondante, gli avrei tirato un colpo ben piazzato negli stichi per farlo smettere. Chissà perché, percepivo un certo divertimento generale nel prendermi in giro. << Senti, - continuò, sforzandosi di riacquistare un tono controllato – io e gli altri vogliamo farci un giro, quando arriviamo. Ti aggreghi? >>

<< Solo se espliciti "gli altri" >> risposi mentre mi alzavo e roteavo il collo in una sinfonia di scrocchi. I muscoli si rilassarono ulteriormente e mi sentii più tranquilla.

Dopo un paio di secondi d'inquietudine stampata sul suo volto, Satch iniziò ad elencare: << Marco, Izou... ed Ace >>. Il tono con cui rimarcò il nome del comandante della seconda flotta fu particolarmente melenso. Sembrava mi stesse tentando, come per dire: "Io ho una bistecca. E so che la vuoi".

Dannato bastardo. Usare le mie pulsioni contro di me. – Quando firmerò il trattato di pace e alleanza con Zeus, glielo rivolterò contro -.

Mi chiesi seriamente cosa potesse avere in mente il quarto comandante. D'altro canto, cosa potevo dirgli se non: << Perché no? >>. Sicuramente non potevo rispondere con qualcosa del tipo: "Certo, così posso violentare con gli occhi quel manzo di Ace senza che lui se ne accorga. Ottima idea!". Andiamo, non sarebbe stato elegante.

Almeno, non quanto lo è stato poi saltare giù dalla coffa e farmi un volo di venti metri buoni come se stessi scendendo un gradino. L'espressione di quelli che mi videro fu a dir poco memorabile.

Mi presi la libertà di fare un sorriso con una lieve punta di malizia, rigirandomi nella direzione di Satch. Le mie gambe si mossero a ritroso senza darmi nessun problema nello schivare gli ostacoli alle mie spalle, sia che fossero oggetti sia che fossero persone. Con un cenno della mano, salutai il comandante della quarta flotta. << Grazie del cambio! >> gli dissi, sapendo fin troppo bene che lui detestava stare in coffa. Non potete avere idea della soddisfazione che provai in quel momento.

Mi allontanai sentendo la voce di Satch in sottofondo che mi malediceva in tutte le maniere possibili e cercava di farmi tornare indietro. – Povero illuso – dicevo mentalmente tra me e me mentre zigzagavo in mezzo al viavai generale sul ponte per tornare in camera a mettermi i miei fidati stivali. Andare in giro scalza per un'isola invernale non era esattamente quella che avrei definito come "buona idea".

Tiger's Blade [INCOMPLETA/NON CONCLUSA]Where stories live. Discover now