I parte - 1

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"Non è forte colui che non cade, ma colui che cadendo si rialza."

- Goethe

***

Paige - Galway

Scelta imprudente? Chi può dirlo. Forse sì, forse no. Il fatto era che non avevo altra soluzione. Dovevo farlo, anche se non sapevo che piega avrebbe preso la mia vita da quel momento. Ma non m'importava più di tanto. Sapevo solo di volerla cambiare.

-A cosa stai pensando?-

Avevo lo sguardo fisso sul soffitto, mentre sentivo il freddo dell'azzurro dei suoi occhi addosso.

-A cosa dirò a mio padre quando mi vedrà domani mattina con la valigia in mano.-

Lo sentii rigirarsi nel letto, poi percepii le sue dita sfiorarmi la spalla.

-Te lo chiedo un'ultima volta, Paige, e so che mi odierai: non andare.-

Lo stomaco mi si contorse e iniziai a odiarlo davvero.

-Non posso farci niente, Niall. Ho deciso.-

Seguì un silenzio solenne, rotto solo dal suono della pioggia di sottofondo. La sua camera non era mai stata così fredda e silenziosa come quella notte. Diedi un'occhiata alla sveglia sul comodino: erano già le 10 di sera. Pensai alle cose che avrei finito di preparare una volta tornata a casa. Non tante, per fortuna.

-Sei sicura che non vuoi che ti accompagni all'aeroporto?-

-Sì, sono sicura.-

-Davvero non capisco perché tu sia così testarda.-

Le sue dita smisero di toccarmi e mi diede le spalle, facendo muovere il letto. Lo guardai e vidi la sua schiena nuda che si gonfiava a ogni suo sospiro.

Non volevo essere scontrosa. Volevo solo che capisse che ero stata seria sin dall'inizio e che, nonostante le prime volte in cui avevamo parlato del mio progetto lui avesse riso senza dargli troppa importanza, io non avevo mai scherzato. Forse aveva iniziato a rendersene conto solo nelle ultime settimane. Da quando ci aveva attanagliato un strana e fastidiosa freddezza, che era pure necessaria in fin dei conti. Ma non volevo che la nostra ultima notte insieme diventasse un freddo ricordo.

Mi avvicinai a lui e lo strinsi da dietro, lasciando che la mano libera s'intrecciasse alla sua.

-Non devi fare la sostenuta anche con me. Io ti conosco, Paige. Conosco la tua determinazione e ti ammiro anche per questo. Ma lascia che ti aiuti. Lascia che ti veda almeno un'altra volta prima di partire.-

Forse ero io che avevo sempre sottovalutato il suo atteggiamento nei miei confronti. D'altronde, la sua era solo tenerezza. Il suo cuore grande e caldo.

-Ti amo. Ti amerò sempre,- mi disse.

Strinsi la sua mano quando sentii i muscoli del suo costato irrigidirsi.

-Mi dispiace. Ma sai quanto significhi per me provare a mettermi in gioco, cercare di realizzare questo progetto. Potrebbe anche andar male, ma non lo saprò mai se non provo.-

-Lo so.-

E non servì aggiungere altro. Si rigirò per darmi un bacio bagnato di lacrime, mi strinse a sé e finalmente sentii un dolce calore nel petto.

-Devo andare adesso,- dissi a bassa voce, guardando i suoi occhi lucidi.

-Va bene. Ti passo a prendere domani mattina con la macchina, verso le 6.-

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