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Say something - A great big world

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Natale, Natale, Natale... Quand'ero piccola adoravo il Natale. Mi piacevano i ricordi e le emozioni che rievocava.

Ero sempre io che puntualmente ricordavo a mia madre d'allestire l'albero. Lo addobbavamo con le decorazioni più colorate che avevamo, in modo tale da poter dare un tocco natalizio in più a quel periodo fatto di festeggiamenti, felicità, amore.

Soltanto dopo la morte di mia madre il Natale aveva perso quel sapore di festosità e d'allegria. Da lì qualsiasi cosa, anche la più infinitesimale, aveva perso il suo primordiale significato. Eppure era rimasta una giornata in cui, nonostante tutto, riuscivo a riesumare la gioia da quella delle feste passate.

Anche quella mattina avvertii una sensazione simile. Una sensazione inconfondibile, che mi ardeva nel petto.

Mi svegliai molto presto, rispetto ai miei soliti orari. Non riuscendo a riprendere sonno, mi sporsi dalla finestra quel tanto da poter ammirare l'alba: la nascita di un nuovo sole che sprigionava la sua prima lucentezza, assieme a tutti quei colori che tanto adoravo; la coperta che ancora tenevo appoggiata sulle mie spalle per coprirmi dalla brezza mattutina ed uno sguardo estasiato in balia di quell'atmosfera. Pensai di non aver visto nulla di più bello. Quella visione mi ricordò molto l'alba che intravedevo dalla casetta sull'albero in Irlanda, pensando che fosse un buongiorno offertomi spontaneamente dalla natura.

Ma era diverso. Era tutto diverso.

Qualche ora dopo, mentre indossavo il vestito che avevo scelto, il suono squillante del citofono mi fece intuire che Harry fosse arrivato. E infatti, affacciandomi un poco dalla finestra, lo ritrovai con la sua macchina sul marciapiede di fronte al mio palazzo. Così, dopo aver preso i fiori che avevo comprato per Anne, la madre di Harry, mi chiusi la porta alle spalle e scesi di corsa le scale.

Non appena quei due occhi verdi mi guardarono, sorrisi.

-Ti dona molto questo vestito.-

Mi diedi una rapida occhiata e lo ringraziai.

-Vieni,- mi disse ancora, accompagnandomi verso la sua macchina lungo la strada scivolosa con la neve ormai sciolta.

Il viaggio in macchina fu tranquillo. Ascoltammo alcuni dei CD che aveva portato con sé, cantammo, ridemmo, scherzammo e il tempo passò senza che ci facessimo caso.

Ed era perfetto.

Per una volta era tutto perfetto.

***

Holmes Chapel: una cittadina del Cheshire abitata da circa cinquemila persone.

Era molto graziosa: un grande presepe con case rossastre dai tetti a spiovente, decorata con luci natalizie e addobbi di tutti i tipi sui giardini privati delle abitazioni.

-Eccoci.-

Guardai Harry parcheggiare l'auto davanti a una casa di modeste dimensioni e di un colore rossiccio, esattamente come le altre lungo la via.

Presi il mazzo di fiori e uscii dalla macchina, sgranchendomi le gambe intorpidite dal viaggio. Poi Harry mi scortò lungo un viottolo che portava a una porta bianca a vetri. E fu lì che una signora dai capelli neri e raccolti apparve con un sorriso abbagliante. Un sorriso così familiare...

-Finalmente!- esclamò, guardandoci entusiasta. -Vi stavamo per dare per dispersi.-

-Sempre così apprensiva...- sospirò Harry al mio fianco.

BraveWhere stories live. Discover now