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Quella notte la trascorsi a casa di Ed. Non mi permise di tornare a casa perché sosteneva che io avessi bisogno di stare in compagnia, che avessi bisogno di lui e della sua follia e forse aveva ragione.

Dopo una cena cinese ordinata dal ristorante sotto al suo appartamento, decidemmo di guardare un film che stavano trasmettendo in TV. Si trattava di una di quelle storie d'amore tanto intense quanto emozionanti, seppur lente e ripetitive. La protagonista era una ragazza che, a causa di un incidente improvviso, aveva perso la memoria, dimenticandosi della sua vecchia vita e, soprattutto, del suo amore perduto. Il previsto lieto fine arrivò quando era appena passata la mezzanotte e ritrovai Ed immerso fra i cuscini del suo comodo divano con le lacrime agli occhi e il respiro mozzato da qualche singhiozzo.

-Sei un bambinone,- risi e gli lanciai un cuscino sul viso.

Si asciugò frettolosamente gli occhi, somigliando a un gatto dal pelo rosso che fa le fusa.

-Sono soltanto molto sensibile,- si difese, incrociando le braccia al petto.

Ero veramente stanca e l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era al sonno in cui presto sarei caduta. E la luce soffusa proveniente dalla lampada che pendeva dal soffitto era un ottimo pretesto per poter chiudere gli occhi e lasciarsi cullare dalla stanchezza.

-Che fai, dormi?-

Riaprii gli occhi e notai Ed osservarmi, prima di gettarmi in faccia il cuscino come vendetta.

Lo scacciai e sbuffai. -E' mezzanotte passata e sono esausta. Quindi sì, sto cercando di dormire.-

-Aspetta. Ti va di... parlare?-

I suoi occhi chiari mi fissarono ed io tentai in tutti i modi possibili di non richiudere i miei, nonostante li sentissi protestare per un po' di riposo.

-Di cosa vuoi parlare?-

-Ecco...- lo vidi in difficoltà, mentre toccava nervosamente un cuscino che teneva fra le braccia. -Di una cosa.-

-Sono tutta orecchi.-

Mi alzai con il busto, abbastanza da imporre ai miei occhi di non lasciarsi andare. Ed si sistemò sul divano, in modo da coprirsi con la coperta di plaid soffice e perfetta per tenerci caldi durante la notte.

-Be', quando sono andato in America per Natale ho conosciuto una ragazza... si chiama Rose,- iniziò, le guance che cominciavano ad arrossire. -Ecco, mi fa impazzire.-

Iniziò a sorridere e il suo sguardo divenne brillante tutto d'un tratto.

-Oddio Ed, è grandioso, perché non me lo hai detto prima?-

-Volevo dirtelo, lo giuro! Solo che sei stata fuori e poi ti è successa questa cosa con... con Harry e non volevo... insomma.-

-Sai che mi puoi dire tutto in qualsiasi momento,- gli sorrisi e sperai che da questo gesto non trasparisse anche quel velo nero e malinconico che stavo cercando di nascondere.

-Sì lo so. Ma, vedi, il punto è un altro.-

-Allora arriva al punto.-

-Ci sto arrivando, dammi un po' di tempo!- protestò, imbarazzato. -Abbiamo passato magici momenti insieme: io le ho fatto ascoltare qualche canzone che ho scritto e lei ne è rimasta così entusiasta che mi ha presentato ad un suo amico che lavora da molti anni nel campo musicale. Un pezzo grosso, ecco,- spostò lo sguardo sulle sue mani. -Siccome ho i miei parenti in America mi ha... be' ecco... mi ha proposto di trasferirmi lì.-

Il mio respiro si ghiacciò e il mio cuore perse un battito.

Senza Ed al mio fianco non ero sicura se sarei riuscita a restare da sola in quella città immensa senza più obiettivi e senza una misera, piccola speranza su cui fare affidamento. La sensazione di solitudine aveva già iniziato a farsi spazio contorcendomi lo stomaco. Fu come percepire che tutto ciò su cui avevo progettato anni prima stesse crollando a pezzi davanti ai miei stessi occhi, mentre vedevo quelli di Ed rianimarsi d'improvviso.

BraveWhere stories live. Discover now