5. Come i scrivere i dialoghi delle vostre storie (Parte due)

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Bene, nello scorso capitolo ci siamo fatti un'idea generale di come si suddividono i dialoghi. È come in Hunger Games o Games of Thrones , no?, sempre di games si tratta. Ogni dialogo appartiene a una fazione, gareggia per la sua squadra, porta avanti i propri colori, e via dicendo...

Ok, e dopo questa stupidata, torniamo un attimo seri. Rifacciamoci con un po' di conversazioni superlative, più un bonus finale che abbasserà qualità e temperatura di tutto il discorso, ve lo anticipo, dato che ci ho messo del mio.

Si parte!


MA CHE FINE HANNO FATTO I VECCHIETTI?

Ok, questo dialogo lo avevamo già visto nel primo capitolo, è tratto da Di cosa parliamo quando parliamo d'amore, il racconto di Raymond Carver. Ci diamo un'altra occhiata ora che siamo più grandi, che siamo un pochino più cresciuti. Per me questo è il dialogo perfetto, ho intenzione di tirare fuori questa cartolina così tante volte ancora, e vedrete che a ogni passata ci sarà qualcosa di nuovo. Alla fine la penserete tutti come me e andrete in giro per il mondo a diffondere il mio verbo, o roba del genere. Ok, la smetto.

Il dialogo è tutto un discorso diretto legato:

«Ma che fine hanno fatto i vecchietti?», ha chiesto Laura. «Hai cominciato la storia e non l'hai ancora finita».
«Già, che fine hanno fatto i vecchietti?», ho ripetuto io.
«Più vecchi, ma anche più saggi», ha detto Terri.
Mel l'ha fissata.
«Continua a raccontare, tesoro», ha detto lei. «Era solo una battuta. Insomma, che cosa è successo?».
«Certe volte, Terri...», ha detto Mel.
«E dài, Mel», ha detto Terri. «Non essere sempre così serio, tesoro. Non sai stare a uno scherzo?».
«Quale scherzo?», ha risposto Mel.
Ha stretto il bicchiere, senza levarle gli occhi di dosso.
«Che cosa è successo, dopo, Mel?», ha detto Laura.

Perché mi piace così tanto questo dialogo? Perché è realistico, e al contrario di un dialogo reale non è noioso. I dialoghi reali sarebbero noiosi? Certo, almeno nel 99,99% dei casi. Non ci credete? E allora fate questo divertente esperimento: mettetevi a registrare di nascosto due persone che parlano, vi basteranno solo cinque minuti. Poi riavvolgete il nastro e riascoltate (si fa per dire, oggi è tutto digitale). Sentirete quante volte la gente si schiarisce la voce, quante espressioni inutili come "Ok", "Ah", "Ecco", "Eh" volano nell'aria, quante volte ci si ripete, si sovrappone la propria voce a quella degli altri, il senso si perde e tutto potrebbe essere riassunto in cento frasi di meno.

Ricordatevi sempre questo: reale e realistico sono due cose diverse, sono soltanto lontani cugini, e i dialoghi delle storie, se fatti bene, vi sembreranno reali, ma invece sono realistici. Se vi sembrano reali significa solo che lo scrittore ha fatto il proprio dovere, e voi dovete arrivare a questo, a fare il vostro dovere senza che nessuno se ne accorga. Carver in questo era un genio del male.


LA PERFEZIONE

E proseguiamo con un vero successone, un pugno di parole rubate al grande Chuck Palahniuk, un altro dei miei preferiti. È tratto da Fight Club, e c'è bisogno di presentarlo? Se non lo conoscete, correte in libreria e andate anche a guardarvi il film.

Me lo tatuerei, questo dialogo, tanto è bello, e scommetto che se lo rielaborassi un po' e lo recitassi a qualche giovane fanciulla, magari a mo' di canzone, quella cadrebbe ai miei piedi. Sicuro.

In questa scena (nessuno spoiler, giuro) il protagonista è assieme al suo nuovo amico Tyler, che lo ha accolto in casa propria dopo che una bomba gli ha fatto esplodere l'appartamento. Ora si stanno facendo un bel giro in spiaggia, parlano di questo e di quello.

Lezioni di Scrittura Creativa - [2/8]Where stories live. Discover now