Capitolo 9

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Vengo svegliata dal suono del telefono del mio ufficio, ma non ce la faccio ad alzarmi da questo divano in tempo per rispondere alla chiamata. Ho un gran mal di testa, non sono abituata a bere, specialmente a bere molto, inoltre ho tutto il collo incriccato per la posizione che devo aver assunto durante la notte. Pian piano i ricordi affiorano. La festa. L'asta. Lo svenimento. Il letto. L'esibizione. La scaramuccia sul palco. Lui nel mio ufficio. Lui su di me. Lui dentro di me.

Alla fine mi sono addormentata qui dopo aver fatto la doccia ed essermi messa sul divano a riflettere tenendo in mano quella cazzarola di maschera che Ignazio mi ha lasciato qui.

Decido di alzarmi ed affrontare con coraggio questa giornata. Anche se ancora non so proprio come reagirò quando me lo troverò davanti, con quella sua aria strafottente. Già me lo vedo, farà lo splendido, non perderà occasione per lanciare qualche battutina allusiva, e poi si sarà vantato con i suoi compari. Ma cosa mi è saltato in mente di assecondare Ania con quella scommessa del cavolo. Anche se forse, scommessa o no, io da quel ragazzo mi sono sentita attratta nonostante lo abbia trovato anche insopportabile, è inutile che menta a me stessa.

Getto la maschera di lato e mi alzo di slancio. Mi reco alla scrivania, e telefono a Lucia per chiederle di farmi avere un thè caldo, mentre mi sistemo per scendere giù.

Mentre mi chiudo la porta dell'ufficio alle spalle mando un messaggio ad Ania per chiederle di passare di qua perché ho bisogno di raccontarle della serata e per sapere se alla fine la sua tesi scientifica è stata confutata o meno...

Mi avvio a prendere l'ascensore ma cerco di guardarmi intorno per non trovarmi faccia a faccia con lui. Se qualcuno mi vedesse mi prenderebbe per una pazza affetta da manie di persecuzione. Cammino intirizzita, mi volto ogni tre passi per controllare di non avere nessuno alle spalle, sobbalzo ad ogni porta che si apre, trattengo il respiro ogni qual volta mi imbatto in un cliente dell'hotel. Il fatto è che è stato troppo intenso e veloce quello che è successo ieri, non mi sento pronta ad affrontarlo, devo ancora metabolizzare l'accaduto. E solo se ci penso mi sento avvampare e, mannaggia a me, non solo al viso...

Arrivata all'ascensore premo il pulsante e attendo. Mentre mi do l'ultima aggiustatina, si aprono le porte e eccallà! mi ritrovo davanti tutto il trio del volo. Vorrei potermi vaporizzare all'istante, tanto mi sento in imbarazzo.
"Andate, aspetterò il prossimo" dico nella speranza che accolgano la mi esortazione
"ma no Mary, venga che si stiamo! Buongiorno, piuttosto!" mi saluta cordialmente Piero
Non so come ho trovato la faccia tosta di indossare un raggiante sorriso e rispondere "buongiorno" al saluto rivoltomi.
una volta dentro l'ascensore il silenzio è così denso e pesante che si potrebbe tagliare con un coltello così butto là un tentativo di conversazione: "spero abbiate riposato bene dopo le fatiche di ieri sera"
Mary, una cosa più a doppio senso di questa non la potevi dire, ma complimentoni!
"sì Mary" mi rispondono insieme Piero e Gian, lui invece è muto ed immobile, non proferisce parola, non muove un muscolo. Si limita a guardarmi e scrutarmi in maniera fissa.

Io invece Dimostro un gelido distacco nei suoi confronti.
Appena arrivati al piano del buffet per la colazione, scatto fuori dall'ascensore augurando a tutti una piacevole giornata senza neanche guardarli in viso, lui in particolar modo. Mi sto comportando come una ragazzina, ne sono consapevole, visto che sto letteralmente fuggendo da lui e da un maturo confronto con la realtà, ma ho bisogno di più tempo per organizzare i pensieri e le emozioni. Ora come ora sono pentita del mio comportamento di ieri sera, so che mi rimprovererò a lungo per le mie azioni e l'ansia mia sta già consumando per questo.

Sono passata a prendere un antidolorifico perché il dolore alla testa mi stava dilaniando ed ora sono alla reception per salutare alcuni clienti affezionati e di riguardo che oggi lasciano la struttura. Sono dietro al bancone mentre ricevo i consueti complimenti per la squisita ospitalità, quando con la coda dell'occhio, vedo Ignazio spuntare da una delle porte che aprono su questo ambiente. È un attimo, ma soprattutto è più forte di me, e mi abbasso per nascondermi sotto al bancone. Aspetto qualche secondo, poi piano piano mi tiro su fino a spuntare con gli occhi dal bancone per osservare dove sia adesso. Lo vedo di spalle che si sta avviando lungo il corridoio che porta alla sua camera. Sospiro chiudendo gli occhi e finisco di tirarmi su per riacquistare la posizione eretta. I clienti che stavo salutando mi guardano allibiti.
"scusate, un crampo improvviso..." tento di giustificarmi. Un crampo improvviso?
Loro sorridono cortesi, ma non mi sembrano convinti. O mamma al termine di questi 10 giorni avrò completamente gettato al vento anni di sacrifici e duro lavoro!!

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