capitolo12

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Fa stranamente caldo per essere quasi alla metà di novembre, così invece di chiudere le finestre del mio ufficio, sono qui a spalancarle per fare entrare un po' d'aria. So che questo albergo non è grande come la reggia di Caserta, però è mai possibile che dovunque posi lo sguardo me lo ritrovo davanti agli occhi? Vedo Ignazio che è uscito dalla hall dell'albergo e si sta incamminando lungo il vialetto che porta al grande cancello che immette sulla strada, ma viene bloccato da un gruppo di donne di varia età. Lui sorride ed è disponibile con tutte. Fa foto, si lascia abbracciare, gioca con le più piccole. E mi trovo a sorridere mentre mordicchio l'unghia di un dito ora che sta facendo il "cascamorto" con una vecchietta. Poi si congeda dal gruppo di fan ed alza lo sguardo verso la mia finestra. Cazzo! mi ha beccata a spiarlo.

Mi aspetto che faccia qualche gesto sprezzante nei miei confronti, invece alza la mano per salutarmi mentre piega leggermente la testa di lato e mi regala un magnifico sorriso. Mi trovo a rispondere al saluto ed al sorriso, poi lui si gira e prosegue oltre il cancello, fino a che non esce dalla mia visuale.
Mi siedo alla mia scrivania e mi lascio andare riversa sulla superficie del tavolo appoggiando la testa sulle mie braccia. Domani se ne andrà e non posso far a meno di sentire un certo disagio. Le cose sarebbero potute andare diversamente se lui non mi avesse scambiata per una fan trattandomi con sufficienza e se io non avessi perso la pazienza rispondendogli malissimo.?

Se non ci fossimo irrigiditi sulle nostre posizioni, se non ci fossimo lasciati trasportare in questa specie di guerra di nervi, se non avessi fatto quella stupida scommessa con me stessa per orgoglio, avrei passato 10 giorni a giocare a guardie e ladri con lui alternandoci nei ruoli?
Ripenso alle cose successe dopo gli episodi della piscina e della cucina, a quando ero al banco della reception a sistemare delle ricevute e una folata di vento entrata dalle porte dell'albergo le fece cadere tutte a terra. Con una imprecazione mentale mi chinai per raccoglierle tutte quando sentii pronunciare con voce squillante: "serve una mano?" di scatto alzai la testa e mi trovai il bacino di Ignazio a pochi centimetri dalla faccia. Per la sorpresa caddi goffamente, battendo una sonora botta in terra sul mio didietro. Lui sorrise divertito e mi porse la sua mano per aiutarmi ad alzarmi. Appena la afferrai mi tirò su senza alcuno sforzo e mi disse: "dovresti chiedere a qualcuno di farti un massaggio"

Io furente risposi: "grazie del consiglio. Non mi mancheranno i volontari"

Quanto è capace di farmi incazzare con poche semplici parole? Però il giorno dopo ebbi la mia "rivincita". Stavo salendo in camera per andare a fare una doccia dopo aver fatto una partita a tennis sui campi dell'hotel con Ania. Lo incrociai nel corridoio e lo notai che mi squadrava da capo a piedi, ma io lo sorpassai riservandogli solo un cortese "buongiorno". Con la coda dell'occhio vidi però che mentre mi superava girò la testa per continuare ad osservarmi da dietro, colpevoli probabilmente i pantaloncini corti. non feci che pochi passi quando sentii alla mie spalle il rumore di qualcosa che sbatte e girandomi vidi Ignazio che si stava scusando con una signora che invece lo rimbrottava ed esortava a guardare dove andasse anziché fissare il sedere alle donne.

Mi tiro su dalla scrivania e mi appoggio con la schiena alla sedia e penso che in questi 10 giorni non ci siamo solo punzecchiati in questa maniera, abbiamo usato qualsiasi pretesto per guardarci e sfiorarci. Come ieri in ascensore.
Sono entrata nella cabina che già era stipata di persone, non ho notato la sua presenza sul fondo, fino a quando non mi sono ritrovata vicino a lui, che con "nonchalance" gentilmente ha fatto in modo di scivolare dietro di me. Poi ha appoggiato le mani sulla vita e mi ha tenuta appoggiata a sé per tutta la lunga risalita lungo i piani. Più l'ascensore si riempiva, più ne approfittava per aumentare la sua presa muovendo le mani verso i miei fianchi.

Quando sono giunta al piano al quale dovevo scendere, ho mosso un passo in avanti, ma lui mi ha trattenuta e io l'ho assecondato, ho fatto partire un secondo giro di ascensore solo per poter continuare a godere delle sue mani su di me. Poi siamo rimasti soli. Nonostante lo spazio della cabina fosse a nostra completa disposizione, non ci siamo spostati dall'angolino nel quale ci eravamo rifugiati. L'unica differenze è stata che lui ha preso ad annusare i miei capelli, poi a baciarmi sul collo e a rendere sempre più audaci le sue mosse, quando poi con una mano mi ha afferrato un seno, il provvidenziale campanellino dell'apertura delle porte mi ha fatto ridestare. Ho staccato le sue mani da me e mi sono fiondata fuori senza mai girarmi per guardarlo.

"Scommettiamo Che Mi Ami?"{IB}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora