capitolo 17

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Piero e Gianluca si avvicinano a me con un'espressione alquanto tesa ed imbarazzata, camminano lanciandosi qualche rapida occhiata ogni tanto. Incredibile! Sono star internazionali, con un'esperienza alle spalle che io mai potrò eguagliare, eppure sono in difficoltà per quanto accaduto il mese scorso... potrei anche decidere di divertirmi!
Mi salutano indossando il loro più smagliante sorriso, ma io rimango piuttosto fredda ed impassibile. Piero sembra avere un palo nel di dietro per quanto è intirizzito, Gianluca si sta torturando il labbro inferiore dal nervoso. Poi mi scappa un sorriso e anche loro sembrano rasserenarsi. Ci stringiamo la mano e Piero mi dice: "siamo contenti di essere di nuovo qui"
"E io sono felice di potervi ospitare ancora". Indico loro l'addetto a cui chiedere le chiavi delle loro stanze e ci congediamo. Saluto poi tutto il restante gruppo dello staff. Rimane solo Ignazio che finalmente si stacca da quella specie di sanguisuga che aveva addosso. Lei si dirige con un'altra ragazza verso i corridoi. Lui invece cammina verso di me.
"Ciao Mary" mi dice con una gran faccia tosta
"Ciao Ignazio. Come stai?" Gli chiedo con la cortesia che ci si aspetta dal miglior direttore d'albergo
"Tutto bene, grazie Mary"
"L'ho notato! Mi fa piacere vederti in compagnia! Finalmente hai messo la testa a posto?"
Lui corruga la fronte come se non avesse capito quello a cui ho appena alluso, poi vedo la sua espressione cambiare e gli scappa una sonora risata. Caro giovinastro, se credi che io sia disposta a passare i prossimi tre giorni a farmi prendere per i
fondelli da te, ti sei sbagliato di grosso!

Finalmente la smette con quella odiosa risatina ed inizia a parlare: "Mary, lei..."
"Mary, mi dispiace disturbarla, ma c'è una telefonata urgente per lei" mi sento dire dal ragazzo della reception. Sospiro e mi dirigo verso il bancone, non prima di aver riservato una occhiata a Ignazio che voleva sottintendere "lei può essere chi cacchio vuoi, sai quanto mi interessa?" ma devo aver avuto uno sguardo più alla hannibal lecter, perchè lui fa un passo indietro. Cacchio! Devo provare ad usare questa tecnica anche con quello scansafatiche del posteggiatore, magari gli prende paura e si mette a lavorare seriamente..

Sono al telefono e scopro che la improcrastinabile urgenza si trattava in realtà di un problema ad una delle non so quante lavastoviglie che abbiamo nelle cucine. Mi sono già innervosita, e non va affatto bene, perché Ignazio sta impalato davanti me fissandomi. Ma perché non corre da quella smorfiosetta che prima gli si strusciava neanche lui fosse un gratta e vinci? e come sorrideva lui di rimando! Proprio tipico della sua stronzaggine congenita. Ha voluto prenotare qui per sbattermi in faccia che per lui non ho significato niente? Eh bravo! Assumerò lo stesso atteggiamento allora!
Chiudo la telefonata con le cucine e
vedo il ragazzo della reception farsi piccolo piccolo sotto il mio sguardo furente in seguito alla sua inopportuna interruzione. Poi volgo lo sguardo verso Ignazio, che ancora non dà segni di volersene andare.

"Problemi?" Mi chiede come se la cosa potesse interessargli sul serio.
"Nessun problema. Tutto sotto controllo, come di consueto" rispondo cercando di apparire padrona delle mie azioni.
Lui continua a guardarmi senza parlare. Allora sbotto: "Ignazio, cosa
vuoi ancora da me?"
"La chiave della mia stanza!" Mi risponde mentre un sorriso sghembo gli compare sulle labbra "se non me la dai, la chiave intendo, e non mi dici il numero della camera, sarò costretto a starti tra i piedi tutto il giorno..."
Fa pure le battute a doppio senso davanti ai miei dipendenti, e quello che mi fa imbestialire è che alla fine sono sempre io a prestare il fianco...
"Hai perfettamente ragione. Ecco qua la tua chiave. Stanza cinquecentoventi..." dico mentre mi giro per prendere la tessera magnetica, poi aggiungo

uno "Stronzo..." appena sussurrato
"Come?" Sento chiedere alle mie spalle
"Niente!" Mento mentre gli porgo la chiave.
Lui mi afferra il polso e poi fa scorrere le sue dita fino ad afferrare la tessera per sfilarla dalla mia mano, che d'istinto, ritraggo quasi di scatto. Lui in tutta risposta mi rivolge un sorriso dolcissimo e per niente simile a quelli strafottenti che talvolta ha riservato appositamente per me. E io so già che sono in suo pugno. Di nuovo. Si allontana dalla reception e lo vedo posizionarsi davanti alle porte degli ascensori in attesa del primo disponibile. In preda ad un impulso irrefrenabile, mi allontano dal bancone e mi dirigo a passo svelto verso di lui, fino a fermarmi al suo fianco. Ha fatto in modo di tornare in questo albergo per cosa? Farmi rabbia portandosi la sua squinzia e sbattermi sotto il naso quanto poco abbia io contato per lui? Non ci credo...
Lui si gira e mi osserva per qualche secondo, mentre io guardo, fissa ed imperterrita, il pulsante di chiamata dell'ascensore.
Poi lo sento dire: "Mary, quella ragazza..."
"Gran bella figliola. Complimenti Ignazio. Formate proprio una bella coppia!" Gli dico io prima che possa aggiungere altro. Le porte si aprono, lui appoggia una mano alla base della mia schiena e mi spinge dentro la cabina dell'ascensore, poi entra anche lui e preme il pulsante dell'ultimo piano. Stiamo qualche secondo in silenzio, posso solo ascoltare i nostri respiri e respirare il suo profumo.

"Scommettiamo Che Mi Ami?"{IB}Where stories live. Discover now