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𝑫opo aver passato il resto della serata coi rimorsi, ritornò furtivamente nel dormitorio da dove aveva rubato il calzino

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𝑫opo aver passato il resto della serata coi rimorsi, ritornò furtivamente nel dormitorio da dove aveva rubato il calzino. Aveva pianificato di lasciarlo cadere a terra e correre via, ma ovviamente ciò non accadde.

La porta venne sbloccata quando Jimin era ancora dentro alla stanza, e pian piano si aprì. Lʼinterno era silenzioso e, dopo ulteriori accertamenti, vuoto. Gettò il calzino nella stanza, prima di preoccuparsi che, per chi vivesse lì, potrebbe accorgersene ed in seguito intuire che qualcuno fosse entrato; quindi ritornò indietro e lo ripose da dove lʼaveva acciuffato. Non doveva per forza farlo, perché Yoongi aveva messo a soqquadro lʼintera camera per cercare quel dannato calzino.

Sulla sua via dʼuscita si inciampò su qualcosa, cadendo sul pavimento. Mentre giaceva lì, gemendo perché era andato a sbattere su qualcosa di piccolo e dalla natura dolorosamente forte, Jimin si ritrovò faccia a faccia con un paio di scarpe. Un paio di Converse bianche, per lʼesattezza.

Le fissò, tirò via poi qualsiasi cosa fosse sotto di lui. Se lo portò allʼaltezza del viso, gettandolo via non appena realizzò fosse lubrificante. Poi tornò a fissare le scarpe.

Si mise a sedere lentamente, afferrandole per guardarle. Le scarpe non erano mai state messe (lo dedusse dallʼetichetta ancora attaccata), e apparentemente costavano molto. Aveva intenzione di rimetterle giù e andarsene via, non provando desiderio di rubarle, la sua voglia era già stata soddisfatta; in seguito la porta si spalancò rivelando il proprietario della stanza.

Yoongi, inizialmente, non aveva notato lo sconosciuto seduto sul pavimento. Era troppo stanco, aveva speso lʼintera serata sperando di essere in un altro posto mentre controllava fermamente i camerieri incrociarsi. Ma inciampò su Jimin, e realizzò che cʼera qualcosa ― o qualcuno in questo caso ― lì.

ʻʻCosa...ʼʼ grugnì, accigliandosi fissando la silhouette scura di un Jimin preso molto dal panico. 

ʻʻMi dispiace tanto. Vedi, quando prima ero qua, non mi ero reso conto che uno dei tuoi calzini si fosse impigliato nella mia scarpa. Lʼho trascinato fino in camera mia, e non ci ho fatto caso fino ad ora. Sono tornato ma tu non cʼeri, lʼho rimesso via. Poi sono inciampato e caduto, e poi sei entrato tu.ʼʼ Farneticò il ragazzo, facendolo solo accigliare, cercando invano di seguire il discorso.

ʻʻAllora perché stai tenendo in mano le mie scarpe?ʼʼ Chiese dunque, notando le Converse ancora tra le sue mani.

ʻʻCi sono inciampato sopra.ʼʼ Cadde il silenzio proprio mentre Yoongi continuava a fissarlo, prima di alzarsi e accendere la luce. Jimin sussultò quando il bagliore lo accecò momentaneamente; Yoongi si spostò per sedersi sul letto.

ʻʻPuoi rubarle se le vuoi...ʼʼ disse fissandolo, facendo posare il mento sul palmo della mano. ʻʻNeanche mi piacciono.ʼʼ

ʻʻNon le stavo rubando.ʼʼ Rispose Jimin velocemente.

ʻʻMi rubi la penna, mi rubi i calzini, menti da far schifo ogni volta che ti capita... amico, non sono stupido,ʼʼ le guance di ragazzino si tinsero di rosso, mentre si preparava per la prossima sentenza. ʻʻMia cugina ha questo vizio, mi sono dimenticato come si chiama, ma in pratica i miei mi hanno detto di non giudicarla quando mi ruba costantemente le cose. Um... inizia con una ʻkʼ o con una ʻcʼ... ma la riconosco quando la vedo.ʼʼ

ʻʻCleptomania?ʼʼ Chiese Jimin speranzoso, e Yoongi schioccò le dita, annuendo.

ʻʻEcco, cleptomania!ʼʼ Ghignò. ʻʻPuoi rubare quelle scarpe se vuoi, io non le voglio. Odio le Converse.ʼʼ

Jimin abbassò lo sguardo alle scarpe, poi lo rialzò verso Yoongi, prima di posare nuovamente le scarpe sul pavimento.

ʻʻNon le stavo rubando, volevo solo restituire il calzino,ʼʼ disse, alzandosi. ʻʻScusa per averlo preso accidentalmente.ʼʼ Poi corse fuori dalla stanza, perché anche se venissero a sapere che soffre di cleptomania, era di sicuro meglio che venire etichettato come ladro; Jimin voleva solo che pensassero fosse normale e che non ci fosse nulla di sbagliato in lui. Alla fine, seguì la sua solita tattica di ʻnegalo, negalo, negaloʼ.


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