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STILES' POV

Derek Hale
Derek Hale
Derek Hale
Derek H-

Cazzo basta!

Da quando mi ero svegliato di soprassalto, quella notte, per uno dei miei soliti incubi, non riuscivo più a togliermi quel nome dalla mente.
Possibile che non l'avessi riconosciuto subito? Quegli occhi erano stati la mia ossessione da bambino, non riuscivo a togliermeli dalla testa. Li pensavo quando mangiavo, quando dormivo, quando ero a scuola... E in quel momento, l'unica cosa che mi divideva da questi, era una rampa di scale.
Ero stato così stupido a non riconoscerlo dal primo momento! Eppure da lì si spiegava quella sensazione di familiaritá quando stavo con lui.

Ricordo ancora quel giorno, come se fosse ieri.
Io ero piccolo, avevo sei anni, e giá ero sempre in giro con mio padre, che allora era vicesceriffo. Pover'uomo. Ricordo che quel giorno, in particolare, feci un sacco di capricci per andare con lui, e mio padre fu costretto a portarmi con sè, altrimenti non avrei più smesso.
Quando arrivammo lì, c'erano giá un sacco di agenti ad ispezionare la zona e recuperare dalle macerie i cadaveri.
Io ero nascosto dietro mio padre e quando feci per dare un'occhiata, il mio sguardo si posò subito su una figura rannicchiata vicino alle macerie, piangeva e il suo sguardo era rivolto ad un cadavere in particolare, che anche da lontano si poteva distinguere come una figura femminile. Molto probabilmente era la madre.
Mi sentii male per quel bambino. Sapevo cosa significava perdere una madre, visto che io avevo perso la mia poco tempo prima, volevo consolarlo, pur avendo soli sei anni, capivo molte cose.
Lo guardai meglio, sembrava avere più o meno dieci anni, capelli neri e occhi... ancora non li avevo visti, eppure qualcosa mi diceva che mi sarebbero piaciuti.
Poco dopo, questo fu allontanato dalla zona e portato vicino mio padre. A volte, lui, aveva anche l'incarico di consolare i parenti delle vittime, dato il suo grande cuore e la sua capacitá di far stare meglio le persone, anche quando lui stesso si sentiva uno straccio. Era molto rispettato da tutti in centrale e gli volevano un gran bene.
Il bambino di avvicinò a noi, lo guardavo intensamente, volevo imparare a memoria ogni suo particolare.
<< Ciao piccolino. Sono il vicesceriffo Stilinski, ma tu puoi chiamarmi John. Come ti chiami? >> disse mio padre con un tono dolce.
Il bambino non accennava a staccare gli occhi da terra, o a rispondere.
<< Lui è mio figlio, Stiles >> riprovò mio padre, indicandomi.
Il più piccolo ridacchiò appena, molto probabilmente per il mio nome, anche se in realtá non era quello vero.
<< Ciao >> dissi, un pò timido.
Finalmente alzò lo sguardo, puntando gli occhi nei miei.
Verdi.
Ecco di che colore erano i suoi occhi, ma non un verde qualsiasi, no. Questo era un verde bellissimo, tempestato di tante pagliuzze marroni e dorate. Erano semplicemente stupendi. Mi persi in quella foresta che erano i suoi occhi, non volendo uscirne più. Il cuore mi batteva all'impazzata e i polmoni si rifiutavano di fare il loro lavoro.
Come se avesse capito che da un momento all'altro il cuore mi sarebbe esploso, posò una mano sul mio petto, in alto a sinistra. Sul cuore.
Diventai rosso per l'imbarazzo, ma non accennai a distogliere lo sguardo dal suo.
Dopo minuti interi passati così, un agente lo chiamò, rompendo quel momento magico. Se ne andò, rivolgendilomi un'ultimo sguardo.
Da quel momento non fui più lo stesso.

DEREK'S POV

Ero in camera, nel letto, rigirandomi continuamente nelle coperte. Non riuscivo a dormire. Dopo quello che era successo, come potevo farlo? Lui non lo sapeva, ma io l'ho sentito quando ho detto il mio cognome. Ho sentito il suo cuore, perdere un battito e poi accellerare furiosamente. Non sapevo cosa significasse. E se si fosse ricordato? Nah, impossibile. Chi mai si ricorderebbe di un bambino visto una volta sola, tantissimo tempo fa? Lui aveva sei anni, io quasi dieci, eppure non ci fu giorno in cui non lo pensai. Non ci fu giorno in cui non sognai quelle due pozze di oro fuso. E non ci fu giorno in cui non mi persi nel ricordo della mia mano sul suo petto, mentre il suo cuore sembrava stesse per esplodere nella cassa toracica. Negli anni successivi, io ero sempre lì, come un'ombra, a vegliare su di lui. Lo seguivo fuori scuola, e il mio cuore si stringeva in una morsa di gelosia quando abbracciava Scott, o sbavava dietro quella Lydia. Di notte, invece, mi sistemavo sul ramo di fronte la finestra di camera sua, e vegliavo sul suo sonno, sperando che anche lui mi pensasse qualche volta. Quando si addormentava poi, a volte, mi intrufolavo dalla finestra e lo guardavo dormire per ore. Poi prima che si svegliasse, gli lasciavo una carezza sulla guancia e saltavo giù dalla finestra, per poi correre più veloce che potevo.
Quando poi quella notte, vidi il suo amico Scott da solo nella foresta, non ci pensai due volte a morderlo, sapevo fosse un ragazzo forte e che quindi sarebbe sopravvissuto al morso. Speravo che se Scott fosse diventato un lupo mannaro, io avrei potuto prenderlo sotto la mia ala, infondo col passare del tempo provai simpatia nei suoi confronti, e quindi avrei potuto finalmente rivedere Stiles.

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