Capitolo I

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Doveva essere "l'articolo del secolo".

Tutti avrebbero letto quell'articolo e tutti l'avrebbero trovato interessante. - era così che il suo capo aveva presentato a Victoria il lavoro che avrebbe dovuto scrivere entro un mese.

Non si era mai occupata di sport in vita sua, in due anni di carriera alla redazione, nessuno le aveva mai domandato niente di calcio,tennis,basket o quant'altro. Dopo la vittoria della Spagna agli ultimi Mondiali però, la nazionale spagnola sembrava essere diventata il mito di tutti e sembrava che tutta la nazione volesse sapere anche il minimo particolare riguardante "los campeones".

Victoria sedeva in metropolitana, mentre tornava a casa dopo la riunione in redazione con il suo capo che gli aveva spiegato per filo e per segno cosa avrebbe dovuto fare l'indomani.

Ci stava pensando, domandandosi perché la gente credeva che undici ragazzi che correvano dietro ad un pallone fossero degli eroi. E i soldati in Iraq? Non erano eroi? Però nessuno ne parlava come della nazionale. E coloro che salvavano la vita alle persone? Non erano anch'essi eroi? Se lo domandava,mentre sfogliava distratta il giornale dimenticato da qualcuno vicino a lei.

La metropolitana sobbalzò, svegliandola dal torpore di quei pensieri. Alzò gli occhi e notò quando la metro si arrestò di essere arrivata a destinazione.

La porte scorrevoli si aprirono rumorose, il brusio della gente si fece sempre più forte, le scale mobili affollate all'orario di rientro dagli uffici: odiava quella confusione - specialmente se nella sua testa ce n'era ancora di più. Era come se quell'articolo avesse innescato in lei una reazione strana, come di un presentimento che la stava invadendo partendo dalla bocca dello stomaco e arrivando ai suoi pensieri.

Si appoggiò allo scorri mano della scala mobile, schiacciata tra un funzionario di banca dietro di lei e un ragazzo con cane a seguito, di fronte. Non vedeva l'ora di tornare a casa, togliersi quelle maledette scarpe nuove che le facevano malissimo, e sdraiarsi sul letto senza pensare.

Il giorno seguente avrebbe iniziato il suo "lavoro" e sapeva che tutta la notte quell'idea le avrebbe dato il tormento.

Doveva documentarsi, fare ricerche, parlare con mille persone, intervistare gente che nemmeno lei non aveva mai visto. Il mese durante il quale la Spagna aveva giocato in Sudafrica, lei l'aveva passato a Londra a lavorare, non aveva seguito una partita, né si era mai interessata di calcio in vita sua. Non sapeva il perché della rivalità Barcellona - Real Madrid, non sapeva assolutamente niente di questi "nuovi eroi nazionali" né aveva voglia di pensare pure a loro. Come se non bastasse, il mondo dello sport e della gente montata che si credeva grandissimo fenomeno solo perché correva dietro ad un pallone, l'aveva sempre odiato.

Tutte queste preoccupazioni l'avevano accompagnata per tutto il tragitto fino a casa e quando finalmente arrivò di fronte alla soglia di casa e aprì la porta si sentì come liberata di un peso.

Quei pensieri si sciolsero rapidamente - quasi magicamente - mentre camminava per il suo appartamento, attraversava il salotto e la cucina, arrivava fino alla camera da letto. Si tolse le scarpe sentendo di nuovo il pavimento freddo sotto i piedi scalzi, le buttò in un angolo e sospirò. Aveva bisogno di una doccia e di un letto, nient'altro. Basta pensare, basta fasciarsi la testa prima di rompersela: lei era Victoria Sanz, non una reporter qualunque. Era nata per fare quel lavoro, per fare la giornalista, e non era di certo una sprovveduta: avrebbe affrontato anche quello, avrebbe fatto un ottimo lavoro in quel mese di ricerche e interviste, in un attimo ne divenne sempre più sicura mentre prendeva fuori dall'armadio comodi vestiti per dormire prima di abbandonarsi al relax totale nella sua vasca già piena di sapone e oli profumati.

Non sapeva da dove le stesse uscendo tutta quella sicurezza, ma la stava aiutando a superare le sue paure e a prendere la cosa nel giusto modo.

Sospirò, si liberò dei vestiti indossati per tutto il giorno, e si immerse nella schiuma, appoggiando la testa al bordo della vasca. Di sicuro non si sarebbe mossa da lì per un'ora abbondante - non le importava dell'acqua né delle bolle né di fare un bagno, le serviva a non pensare stare lì ad occhi chiusi.

Looking for paradise (I parte) || RamosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora