Capitolo VII

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Victoria aprì gli occhi pensando di aver sognato che il campanello di casa sua suonasse. Chi poteva essere alle nove di domenica mattina? Era sicuramente un sogno.

Quando però, ad occhi aperti e ben sveglia ormai, risentì il rumore alla porta, si rese conto che poteva davvero esserci qualche pazzo che suonava a casa della gente la domenica mattina alle nove.

Sperò vivamente fosse Ines venuta a portarle la colazione e chiacchierare un po', anche perché non avrebbe avuto tempo di "prepararsi" per ricevere qualsiasi altra persona sconosciuta che non l'aveva mai vista in quello stato. Aveva infatti passato tutto il giorno precedente a letto a riprendersi dagli effetti devastanti dell'alcol, indossava il pigiama, non si alzava dal letto da un giorno intero se non per raggiungere il frigorifero e mangiare qualcosa, la casa era un disastro e lei - che si guardò allo specchio alzandosi per aprire, era ancora peggio delle condizione di casa sua.

Aprì la porta, convinta che fosse Ines, perciò non si sistemò nemmeno i capelli scompigliati.

"Oddio" fu il primo commento non appena vide che alla porta non c'era Ines.

Era evidente che "qualcuno lassù" ce l'aveva con lei, visto lo scherzo che le aveva appena fatto.

Aprendo la porta, Victoria era sobbalzata vedendo di fronte a lei un ragazzo alto e ormai conosciuto, con un'espressione alquanto perplessa. La guardò da oltre gli occhiali da sole, calati sul naso, e inclinò il capo.

"Io non...cioè...che ci fai qui, Sergio?" domandò Victoria con il cuore a mille per la sorpresa e per la preoccupazione che la potesse vedere in quello..stato.

"Posso entrare?" domandò appoggiandosi allo stipite della porta.

Victoria in silenzio si scostò facendolo entrare. Sergio diede un'occhiata in giro, come se stesse guardando o cercando qualcosa.

"Ti serve aiuto?" domandò lei dopo essersi velocemente messa a posto i capelli - per quanto potesse - allo specchio in entrata.

"Come stai?" domandò lui voltandosi a guardarla.

"Io sto..bene."

"Lo vedo." disse ironico.

"Ok sono un disastro ma sai com'è, la gente alle nove di mattina dorme."

"Sì lo so, ma stamattina non riuscivo a dormire.." spiegò con fare disinteressato.

"E quindi ovviamente sei venuto a casa mia..."

"Nemmeno tu stavi dormendo.."

"E tu che ne sai c'è una telecamera in giro?"

"Quando dormi non ti sveglia nemmeno una terza guerra mondiale." disse, sorridendogli.

Victoria ebbe in quel momento, cogliendo il suo sorriso, un flash che la rimandava alla notte di venerdì. Sentiva l'aria fredda della sera inoltrata sulla pelle, una sensazione strana, e l'immagine di lui che la prendeva in braccio prima che quasi si addormentasse perdendo i sensi.

Scosse il capo, risvegliandosi da quel flashback, e tornò a concentrarsi sul ragazzo di fronte a lei.

"Ero ubriaca, per forza che dormivo così ma di solito basta un campanello alle nove di mattina per svegliarmi."

"Scusami, volevo solo sapere se eri morta."

"Pensiero gentile, ma..come vedi sono viva perciò..."

Calò il silenzio. Un silenzio nel quale parlavano solamente gli occhi di lui e gli occhi di lei. Quasi avessero dato voce ai loro sguardi in una conversazione silenziosa che non capivano nemmeno i due ragazzi.

Looking for paradise (I parte) || RamosWhere stories live. Discover now