Capitolo 13

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Logan mi ha detto che mi avrebbe chiamato dopo cena, ho letteralmente divorato il pollo che mamma aveva preparato, ignorando le occhiate di tutti, prima di correre in camera ed aspettare la sua chiamata.

Pochi minuti dopo il cellulare ha iniziato a squillare.

"Logan!" Dico usando un tono di voce che oscilla tra l'entusiasta e l'impaurita.

"Ehi Rogers, che bello sentirti."
Dice ridacchiando.

È vero. La sua voce mi ha in un certo senso rilassato, come se quasi fosse qui a stringermi fra le sue braccia, mentre litighiamo su quale serie TV guardare, è così familiare da farmi contorcere doppiamente lo stomaco. Mi è mancato tanto. Peccato che il destino me lo abbia restituito nel momento in cui me ne sia andata via per sempre. Mi sembra proprio di essere in quei giochi dove devi far girare una ruota, e nel mio caso, la freccia si soffermi sul "ritenta sarai più fortunato".
Certo non ho mai preteso di avere tutta la fortuna di questo mondo, ma tra la mia disastrosa famiglia, la scuola, e tutti i drammi adolescenziali, la cosa più bella che avevo avuto era il mio migliore amico, che mi è sempre sembrato tirato fuori da un film strappalacrime, poiché la nostra amicizia era così maledettamente perfetta. Ma ovviamente me ne sono beata troppo in fretta.
Scuoto la testa e mi stendo sul letto, iniziando a fissare il soffitto.

"Come vanno le cose a Miami?" Sento dire da quello che più assomiglia alla sua voce. Saremo anche in un epoca moderna ma in una telefonata, una voce sarà solo un molesto suono metallico. Perde ogni nota che l'udito umano può cogliere dal vivo.

Ripenso a questa settimana e formulo in fretta la risposta.

"È andata. Sembra che il tempo qui sia fermo a luglio. Mi manca il freddo e la neve di Chicago." Sbuffo.

Lo sento ridacchiare.

"Ti manca che io ti stracci alla lotta con le palle di neve eh? Hai conosciuto qualcuno?"

Annuisco. Poi mi ricordo che non può vedermi. Che stupida.

"Si. Si ho stretto amicizia con una ragazza, e con il mio compagno di chimica e il suo amico.
Non sono per niente male, ci divertiamo molto insieme a loro, e questa settimana mi è sembrata volare!"

"Sono contento che tu ti stia ambientando. Sai che se qualcosa non va basta dirlo e prendo il primo aereo per venire da te e magari spaccare il muso a qualcuno."
Ridacchio, anche se sono quasi sicura che lo farebbe.

Inizio a camminare per la stanza, inventandomi strane combinazioni con le mattonelle, che i miei piedi devono rispettare.

"Ehm e come vanno le cose a Chicago invece?" Mi mordicchio il labbro inferiore, iniziando ad essere tesa.
Non appena glielo chiedo cala uno strano silenzio.

Osservo lo schermo, per assicurarmi che non sia terminata la telefonata senza che io me ne sia accorta ma Logan è ancora in linea.
Allora perché se ne sta zitto?

"Logan?" Si schiarisce la gola.

"È molto simile a come l'hai lasciata una settimane fa." Dice. Sorrido immaginandomi di essere nella mia vecchia camera. A chiacchierare con lui di persona. Nella mia City.

Inizia a raccontarmi di come vanno le cose a scuola. Degli inizi degli allenamenti e che a fine mese ci sarà la prima partita del campionato.
Mi racconta qualche novità sui ragazzi.
Mi rivela che Ashley è uscita con Bradley. E ne sono felicissima! Insomma, si sono sempre punzecchiati quei due ma si vedeva l'ontano un miglio che l'uno moriva per l'altra. Peccato che non mi parlino, avrei voluto sentire tutto nei dettagli da lei. Avrebbe iniziato a parlare e a tenermi al telefono per ore, come faceva sempre quando mi scriveva dicendomi "news scolastiche! chiama ora." In realtà finivamo per parlare di tutto e di tutti. Forse persino dei precedenti presidenti d'America, senza alcun motivo, solo per parlare. È fatta così, ha il dono della parola senza esaurimento.
Tiro su col naso. Non mi ero neanche resa conto che una lacrima mi stesse attraversando la guancia. Mi affretto ad asciugarla comunque e a riprendermi, ripensando in questi ultimi mesi. È stata una delle prime a sparire. Non mi rivolse più la parola, smise di pranzare con me, smise di telefonarmi, di propormi di uscire. Ogni qualvolta tentassi di avvicinarmi lei mi schivava. È stata esattamente come tutti gli altri. Lasciandomi sola.

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