Brothers: a Forbidden Love

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Titolo: "Brothers: a forbidden love"
Autore: LaDebb
Stato: Completa
Genere: Romanzo rosa
 
Prima di iniziare ogni mia recensione sottolineo - come sempre - che ogni parola è stata scritta con l'intento di aiutare l'autore/autrice. Se ci fossero dubbi (per chiarimenti o ulteriori approfondimenti) l'autrice può contattarmi in privato.
Diversamente dagli altri recensori, noi di ECW facciamo un'analisi più approfondita della storia, mettendo in luce differenti punti quali lo stile, l'originalità, la narrazione, i personaggi, la trama e, ultime ma non ultime, la sintassi e la punteggiatura (ovvero la grammatica).  E' mia abitudine mettere i punteggi totalizzati in ogni categoria alla fine, perché non desidero focalizzare l'attenzione su di loro (sono solo un numero), bensì sulla recensione in sé.

Un commento a caldo che mi viene da fare, prima ancora di leggere "Brothers", è sicuramente sul titolo. Già da solo riesce ad attrarre il pubblico di lettori/lettrici interessati all'argomento, senza fuorviare eventuali girovaghi wattpaddiani. La copertina, poi, fuga ogni dubbio rimasto in merito alle tematiche trattate.
 
Partendo subito con il primo punto della recensione, direi che lo stile e il lessico sono sufficientemente sviluppati, ma certamente non ancora maturi.
Il lessico impiegato nella prosa è basilare, senza l'impiego di termini più forbiti o ricercati. Questa naturalmente non è una critica, perché esistono fior fiore di autori/autrici di successo che hanno fatto della semplicità la loro punta di diamante. Questa accortezza, infatti, permette ad un pubblico più vasto di comprendere e, quindi, di leggere le loro storie. Scrittori più aulici vengono letti, al contrario, solo da persone con gusti più elaborati ed esigenti.
Il mio focus va dunque al tuo stile: non del tutto acquisito come "personale" quanto piuttosto come ritaglio e cuci-scuci di altri stili, ripresi da altri autori. L'idea di copiare alcuni autori o di riproporre scene in chiave narrativa diversa è certamente vincente, ma alla conta dei fatti non ci permette di costruire una nostra lirica, una nostra arte o una nostra tecnica narrativa.
In certi punti, paradossalmente, ho riscontrato tagli narrativi differenti, quasi che per certe scene non avessi una traccia da seguire e ti fossi basata soltanto sulle tue capacità d'immaginazione. Ecco, quelli sono i passaggi che da recensore ho apprezzato immensamente ( e per cui ti faccio una lode aperta) poiché mi hanno permesso di analizzare qualcosa di prettamente tuo e, proprio per questo, di assolutamente irriproducibile ed originalissimo. 
Detto questo, però, devo rimarcare che il livello generale di prosa/stile/lessico dimostrato è ancora molto basso. Non per la tematica in sé trattata - su cui mi soffermerò in seguito, che ad alcuni può non piacere per principio preso - ma proprio per i modi con cui quest'ultima viene esposta. Una storia conclusa, e quindi completa, come la tua dovrebbe ambire a livelli di profondità e di analisi delle situazioni delicate che si vanno alternando, ben più profondo e sofisticato di quello che tu invece imbastisci in poche righe.
Avrei preferito uno stile ed un lessico crudi, realistici, veritieri, quasi una luce a faro puntata prepotentemente su un argomento taboo come l'incesto.
La grafica della storia è altrettanto semplice, senza cambi di font o paragrafi scenici, fatta eccezione per le lettere di Daniel, che si inseriscono però in un contesto più ampio: cosa immensamente apprezzabile.
 
La narrazione procede a tratti lenta e a tratti veloce, le scene di sesso sono crude ed esplicite, i dialoghi sconcertanti nella loro poco verosimiglianza. Le descrizioni sono scarne ma presenti, ed aiutano il lettore a raffigurarsi i personaggi ed i luoghi (ove non vengano sopraffatte dall'inserimento infelice di foto). I tempi verbali sono largamente corretti ed il punto di vista del narratore, fisso nella figura di Amanda, aiuta la comprensione del testo e lo svolgersi degli eventi, sopperendo ad eventuali mancanze stilistiche o descrittive.
Su questo punto mi sento di premiare l'autrice perché il suo metodo narrativo funziona, ed è a modo suo efficace, anche se come sempre c'è un deciso margine di miglioramento. La mia sfida è ad impegnarsi a fare persino di meglio.
 
Al contrario, l'originalità va ad incidere negativamente, poiché si tratta di un cliché narrativo che viene sviluppato su una linea chiara e netta che va a finire nell'esatto modo in cui ci si aspetta a capitolo1.
 
I personaggi ed il loro carattere, unito anche alle conversazioni di cui si rendono partecipi, sono estremamente ingenui. C'è un metodo narrativo che bisogna sempre cercare di evitare, ed è quello pedante-pedissequo del narratore che esagera ogni dettaglio e ogni reazione possibile.
Se muore qualcuno come nel primo capitolo, non bisogna dire che il protagonista è triste, o come nel tuo caso che "era la disperazione fatta persona". Descrivi piuttosto le ombre sotto i suoi occhi, il tremore delle sue dita, qualche tic nervoso, il fiato inspirato di nascosto a celare un momento di debolezza più acuto degli altri.
Personalmente preferisco quando il lettore riesce a percepire gli stati d'animo dei protagonisti, e non quando è costretto semplicemente a leggerli. Qualcuno potrà preferire il secondo metodo, ma io punto a mani basse sul primo. Poi ovviamente, essendo l'autrice, decidi da sola quale tipologia narrativa ti è più congeniale: i miei rimangono semplici consigli.
"Oh mio dio, è sola, è triste, poveretta!" o il testuale "Ti amava al punto che non ha voluto dirti cosa l'affliggeva così tanto per non turbarti, per non esserti di peso."...ecco, frasi come questa hanno il potere di farmi rimanere distaccata come un blocco di pak alla profonda Africa: non mi emozionano, non mi fanno provare la minima empatia per i protagonisti, nonostante i temi trattati siano estremamente delicati e tragici. In compenso, riescono perfettamente nello scopo opposto: irritano per le loro riposte e lasciano l'amaro in bocca, sia per la prosa poco felice, che per il concetto trasmesso.  (Quella del "concetto" è un piccolo sbilanciamento mio, perché mi rendo conto che certi personaggi nascono proprio con l'intenzione di dire verità scomode, o trasmettere false concezioni/credenze. Siccome con la tua protagonista non avevo colto questo tipo di vocazione, mi sono permessa questa puntigliosità. Se fosse stato quello il tuo obiettivo, chiedo scusa in anticipo perché non sempre con una singola lettura di un testo si possono cogliere tutte le sfaccettature del caso.)
Amanda mi ha fortemente deluso. Ma anche qui, come sopra, certi personaggi nascono con l'unico scopo di essere interpreti di ruoli poco apprezzabili. Dunque questa non è una critica, ma una semplice constatazione. Amanda è una persona debole (come da te detto nelle note autrice)  che si comporta da persona matura solo nei brevi pensieri introspettivi, lasciati purtroppo ai margini del suo carattere dispersivo, poco risoluto, e che la porta ad arrossire "come una scolaretta" di fronte ad uomini che chiaramente vogliono portarsela a letto. Mi è sembrato di leggere una versione alla vaniglia di Anastasia Steel alle prese col fratello, invece che con Mr Grey.
Gli uomini (Alan e Daniel) sono privi di qualsiasi spessore emotivo, culturale o intellettuale. Mi è dispiaciuto per loro perché sono stereotipati persino per essere degli stereotipi. Consiglio: fa desiderare a questi due ragazzi qualcosa di diverso o, perlomeno qualcosa in più, delle "grazie" protagonista. Sono persone, e come tali vanno trattati.
Gli altri personaggi: Cristel, Tobias, Alicia, i genitori della moglie morta e dei due fratelli, Greg, non hanno uno spessore tale da permettere un'analisi di qualche genere.
 
A parte metto in luce una cosa che mi ha colpita negativamente, ma che dal punto di vista dello sviluppo dei personaggi può comunque passare in secondo piano.
Il "bimba" che Alan (il capo della stessa compagnia dove è impiegata la protagonista) usa per appellare Amanda ogni volta che la vede, così come più avanti il "bionda" e il "piccolina"...
... le donne in carriera, abili e (passami il termine) cazzute, di tutto il mondo si stanno rivoltando sulle loro scrivanie; io mi sono limitata a fissare lo schermo con un senso di agghiacciamento generale dovuto non al termine in sé, quanto al fatto che Amanda non fa o dice nulla a riguardo. Mai. Nemmeno una singola volta.
Credo, e spero, ci sia un limite anche alla debolezza di carattere esprimibile da un dato personaggio.
Alan, inoltre, si rende protagonista a capitolo7 di un'altra battuta altrettanto infelice: «Ho capito, sei una bimba che ha bisogno di essere scaldata! Vieni qui, amore, che ci pensa il tuo Alan!».
Io avrei qualcosa per Alan: una scarpa in faccia ed un dito medio epocale, ma Amanda a quanto pare rimane soggiogata dall'inesistente fascino di questo sciupa-femmine seriale. E di nuovo, non sto sottolineando le azioni di Amanda in sé, perché qualche ragazza potrebbe pure essere ingenua e sempliciotta come la protagonista, ma il modo in cui avviene questa reazione. Non ha senso.
Giustamente come poi tu scrivi «Tornai a casa delusa. Non da Alan, ma da me stessa.» : questo è stata forse l'unica riga in cui ho empatizzato con la protagonista, sentendola finalmente come una persona umana e reale.
 
La trama ha spunti di originalità (soprattutto con i due finali alternativi), ma anche momenti di estremo cliché narrativo, con elementi usati e strausati da qualsiasi scrittrice si sia accostata a questo genere di storie. Apprezzabile e godibile nei momenti di pausa giornaliera proprio perché, fin dall'introduzione, si sa già perfettamente quali pattern tipologico ricalcherà la storia.
Alcuni punti della trama risultano forzati. Non sapendo se qualcuno leggerà prima questa recensione della tua storia, non posso fare spoiler troppo spinti, ma l'espediente narrativo del trasloco della protagonista  (Amanda) col fratello (Daniel) risulta claudicante e poco credibile. Il capo misogino e donnaiolo che le chiede di uscire e che (da capitolo 7, prima uscita, a capitolo 9) fa in tempo a rivelarle il suo amore sfolgorante lascia perplessi a dir poco. Il matrimonio e il figlio inopportuno, talmente scontati all'interno della trama da renderli quasi un'ovvietà immancabile, anche se con alcuni colpi di scena nei capitoli finali riescono a salvare la narrazione e a riaccendere l'attenzione dei lettori.
Inoltre, diversi dettagli risultano eccessivi, sproporzionati nella vicenda in cui vanno ad inserirsi, dando al tutto un'impronta decisamente caricaturale.
La naturalezza delle reazioni umane viene talvolta svilita e snaturata, ricalcando passaggi da soap-opera spagnole più che quelli più sofisticati di scrittori come May Alcott o Emily Bronte (paragonarle in questo modo ad opere wattpaddiane mi sembra eccessivo e fuori luogo, ma sono le due che mi vengono subito in mente quando si tratta di soffermarsi in modo lungo, compiuto e assolutamente realistico sui sentimenti/emozioni/reazioni di ogni genere di personaggio, maschile o femminile insieme).
In questo caso più che mai, trama e personaggi vanno a braccetto. Le pecche dell'una le ritroviamo facilmente anche nell'altro... ed entrambi lasciano un senso di rabberciatura fatta alla meno peggio.
Inoltre, pur se rappresentati con mezzi artistici differenti, ho letto altre storie che trattano questa tematica in modo sicuramente più struggente ed esaustivo, prima tra tutte l'opera di Kotomi Aoki, "Mi sono innamorato di mia sorella" dove due gemelli eterozigoti, fratello e sorella, separati alla nascita, si innamorano l'uno dell'altro senza sapere minimamente di essere imparentati. Sarà solo quando presenteranno il partner alle rispettive famiglie che si saprà questo colpo di scena. E senza andare troppo lontano, anche nella saga di Shadowhunter si ripropone il tema dell'incesto tra fratello e sorella. Dunque un tema sempre più sviscerato nelle ultime decadi, e non più percepito come il taboo innominabile che era in passato.
Ciò che è certo, però, è che in tutte le opere sopra citate non si percepisce il buonismo o il sentore di forzatura che invece è presente nella tua storia.
I due protagonisti non sembrano due fratelli consapevoli di star facendo qualcosa di errato (perlomeno nel caso di Amanda, perché do per scontato che Daniel, come da te rapidamente accennato, non è del tutto consapevole delle sue scelte malate). Con il proseguire della trama il lettore non comunica con i protagonisti, non si immedesima, non percepisce alcun tipo di rimorso o di rimpianto, nessun tipo di dolore interiore, né di rabbia. I lettori si limitano a leggere che Amanda (fino alla fine, o perlomeno fino alla rivelazione che farà ai genitori) prova sentimenti contrastanti, senza però farla comportare di conseguenza, senza farla vivere consapevolmente all'interno della storia di cui è protagonista. Anche nel dire che lei si sente malata al pari del fratello circoscrive questo fatto alla mera constatazione, senza tutta l'introspezione e percorso conoscitivo di cui invece una vicenda del genere avrebbe bisogno.
Per concludere, non sono una persona dalla mente chiusa che si schifa di fronte a certe tematiche, ma pretendo che argomenti delicati vengano trattati con i guanti corrispondenti alle circostanze.
In ultimo, ho trovato più chiarificatrici le tue sporadiche note autrice a fondo capitolo in cui spieghi il carattere dei protagonisti che non la svolgersi della trama in sé.
 
La prima cosa che salta all'occhio della grammatica è la totale assenza di errori. Solo qualche typos qui e là, chiaro frutto di semplici sviste da parte dell'autrice.
Focus di massima importanza va invece alla punteggiatura, con particolare riferimento alla smodata  ed inquietante quantità di punti esclamativi presenti nel testo: ogni commento, frase, bisbiglio, constatazione dei personaggi finisce sempre con un punto esclamativo. Mio consiglio è di toglierli tutti. Letteralmente. E di riproporli solo in caso di grida o di esclamazioni particolarmente espansive.
Per tutto il resto esiste il punto, o in casi di sospensione i tre puntini.
Un piccolo appunto che mi sento di farti è sulle foto presenti in certi capitoli. Le immagini (in controtendenza a quanto accade qui su wattpad) non andrebbero assolutamente messe all'interno di un testo. Molti autori/autrici lo fanno, ma spesso è solo un espediente (brutto e deludente) per evitare di descrivere i luoghi o le persone che vi sono rappresentati. I veri scrittori scrivono/descrivono/narrano; non mettono foto. Per assurdo, avrei apprezzato una sbrodolata di descrizioni lunghe anche interi paragrafi, ma sicuramente non la foto piazzata a casuale sorpresa dentro al testo.
Se proprio si vogliono presentare i protagonisti o certi luoghi di interesse suggerirei di fare un capitolo a parte, con la "scheda personaggio"  o "scheda ambientazioni" in modo da ottenere lo stesso effetto, ma con mezzi e risultati più eleganti.
 
E adesso arriviamo al fatidico punteggio:
stile-lessico: 2/5
narrazione: 3,5/5
originalità: 0.5/5
personaggi: 1/5
trama: 2/5
grammatica: 4/5
 
Totale: 13/30
Categoria: Bronzo
 
SUGGERIMENTI:
Lavorare più compiutamente sui tuoi personaggi e sui loro modi di essere, ed interagire.
Prepara una tabella e segna per ogni personaggio che andrai ad inserire nella storia delle caratteristiche che lo riguardino, seguendo quella che può essere riassunta come la regola del "Almeno 3".
Per un uomo, un esempio molto base, potrebbe essere:
- elementi fisici: 3 elementi positivi (spalle larghe, bacino stretto, bocca carnosa) che andranno a contrapporsi a 3 negativi (cipiglio duro, naso lievemente storto, mani nodose)
- elementi caratteriali: 3 punti forti (introspettivo, attento e subdolo)  e 3 punti deboli ( eccessivamente puntiglioso e cauto, avaro)
- elementi intellettuali: 3 cose che gli piacciono e 3 cose che odia
- personaggi: 3 persone che lo hanno colpito (una che non sopporta, una che ammira, una che gli è amica)
...e via avanti. Tutte le cose che ti saltano in mente e che potrebbero caratterizzare al meglio il tuo personaggio: per ognuna di essere segnatene 3, sia in positivo che in negativo. E all'interno del testo cerca di citarle più o meno tutte per almeno 3 volte, facendo reagire il personaggio ad esse di conseguenza e con la dovuta intensità.
Questo garantirà al tuo personaggio un effetto a "tutto tondo", ricco di sfumature e di dettagli che altrimenti non sarebbero gestibili e nemmeno sfruttabili adeguatamente.
E' consigliabile eseguire questa piccola operazione su "almeno 3" personaggi, che sicuramente saranno i principali della narrazione. Tuttavia resta implicito che su più personaggi verrà eseguita questa operazione, più verosimile l'interazione tra gli stessi sembrerà.
Se non riuscissi a gestirli insieme, all'inizio si può iniziare anche con due, donando ai personaggi - se non il technicolor - perlomeno le sfumature del "bianco-nero".
Molti autrici/autori di successo, spesso, ne descrivono solo 2 con risultati molto più che eccellenti.
 
Sperando di essere stata utile,
Pheiyu

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