Maledetta voglia di te

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Titolo: Maledetta voglia di te
autore: sabrinaboccia6
Status: in corso
genere: narrativa storica
 
Prima di iniziare ogni mia recensione sottolineo - come sempre - che ogni parola è stata scritta con l'intento di aiutare l'autore/autrice. Se ci fossero dubbi (per chiarimenti o ulteriori approfondimenti) l'autrice può contattarmi in privato. Inoltre è  mia abitudine mettere i punteggi totalizzati in ogni categoria alla fine, perché non desidero focalizzare l'attenzione su di loro, bensì sulla recensione in sé.
Un commento a parte lo dedico subito al titolo: non riesce, secondo me, ad attirare adeguatamente l'attenzione ad un primo sguardo. Riassume forse la storia, ma non esprime al meglio le potenzialità che invece potrebbe avere il libro in sé. La copertina, anche se non valutabile dal nostro staff, rassomiglia un patchwork d'immagini più che un lavoro compiuto (senza nessunissima offesa se l'hai fatta tu o se l'ha fatta qualcun altro, ti dico solo l'effetto che ne ho ricavato io ad un primo sguardo, quando ancora non conoscevo né te, né la storia: della mia prima impressione fanne ciò che vuoi XD).
 
Partendo con il primo punto della recensione, direi che lo stile e il lessico sono molto buoni e sono sicuramente una solida base da cui partire per costruire la tua storia. Non mi sento di aggiungere molto altro perché sulle cose che funzionano, non ha senso soffermarsi con inutili elogi.
La prosa funziona e la sai già calibrare a seconda dei casi. Il mio consiglio è solo di arricchirla ulteriormente, rispolverando alcune terminologie più ricercate per l'epoca e il costume, ma di questo parlerò diffusamente più avanti. :D
 
Tratterò narrazione e trama insieme perché in questo particolare caso mi sembrano più collegati tra loro, rispetto ai personaggi in sé.
Il binomio di narrazione da te scelto, Jack e Jane, credo funzioni molto male perché le parti di lui aggiungono poco alla trama se non il ripetitivo e tedioso "sono pazzo di lei, dio iddio, come me la farei".  Nel sequel le cose migliorano sensibilmente per fortuna, ma ho il timore che sia solo perché il *colpo di scena* gli impedisce fisicamente di pensare a Jane.
Proporrei una rivisitazione in chiave singola, ovvero solo dal punto di vista di Jane, oppure un cambio formale alla narrazione corale in modo da poter vedere la storia da più punti di vista differenti (cosa che già fai rare volte, solo senza dargli una regola formale). La seconda soluzione è, secondo me, quella più auspicabile perché dovendoti focalizzare su più personaggi, e non solo sui due principali, riusciresti a dare maggiore spessore alle altre persone presenti dentro al racconto.
Se invece decidessi di mantenere la storia con voci narranti solo Jack e Jane ti consiglierei di non focalizzarti troppo su Jane e di togliere tutti i punti di vista che non siano i loro.
Jack deve avere una sua vita, degli hobby, degli amici o perlomeno delle conoscenze, degli impegni e una sua casa in cui descrivere la sua routine all'infuori di Jane.
Il suo hobby per le corse clandestine di cavalli viene ripreso solo nel primo capitolo e più avanti quando Janek fa ritorno in pista, ma sempre in riferimento alla presenza di Jane (perché poi l'espediente narrativo di Janek evapori in così pochi capitoli non è chiaro). Spiegandomi meglio, ho il presentimento che se Jane non fosse stata Janek, non ci sarebbe nemmeno stato il capitolo in cui Jack si trova alle corse dei cavalli. La sua vita sembra essere l'ombra riflessa della protagonista: dovresti cercare di farlo diventare più realistico e meno "augh, dolcezza, quanto vorrei aprirti le gambe".
Il fatto che i due si notino in modo così prepotente mi lascia un po' perplessa: non sto dicendo di eliminare i passaggi che riguardano la loro passione, ma di rivederli in modo che risultino più credibili. Il fatto che ci siano dei discorsi indiretti inframmezzati a quelli diretti accorciano i paragrafi senza però far percepire al lettore il giusto pathos nello scambio di battute, alcune delle quali (quando lei si arrabbia con lui) decisamente cruciali. Pur vero che questo errore è presente principalmente entro i primi dieci capitoli, cosa che invece si riscontra meno di frequente proseguendo nella storia: in questo caso si nota molto bene la crescita di sensibilità e capacità narrativa dell'autrice.
Siamo nel 1855 circa e donne di 1.75 sono considerate alte persino ai giorni nostri (in Italia, 1.75 è la media nazionale stimata per un uomo adulto). Non so di preciso nel 1800, ma nel 1900 l'altezza media degli uomini era stimata vicino al 1.61. Negli ultimi cento anni l'altezza media si è alzata dai 5 fino anche ai 15 cm, a seconda della ricchezza e dello sviluppo raggiunti dal paese d'origine.
Per farti capire meglio la mia incertezza: immaginati una ragazza potenzialmente di 1.85 o anche 1.90 cm al giorno d'oggi e hai l'idea di come dovesse apparire la protagonista alle persone del 1800.
Non mi convince nemmeno il cambio del punto di vista da Jane in favore del Duca di Weedgood per qualche sparuta frase (casistica che paradossalmente si accentua andando avanti con il Sequel, dando vita ad una leggera involuzione. Dico "leggera" perché se questa tua nuova tendenza narrativa fosse incanalata dentro ad un racconto corale, paradossalmente avremmo un ulteriore miglioramento della tua tecnica e del tuo stile, ancora troppo vincolato dalla tecnica narrativa precedente).
Come regola generale: se riesci fai intuire a Jane quali pensieri si agitano nella mente Duca senza però farle dire a lui direttamente. Il cambio del punto di vista ha regole precise nel tuo caso, date dal nome apposto in cima al capitolo, e non mi sembra corretto sfalsarle all'interno della narrazione.
Appunto più specifico è sullo scambio tra il Duca e Jane -nei primi capitoli- quando lui le dice «Siete davvero molto bella signorina.» e lei risponde divertita con «Mi lusingate signore.» : in questo specifico caso il Duca è stato un po' screanzato per l'epoca. Per sottolineare la bellezza di una fanciulla in età da marito -se proprio il giovanotto era talmente ardito da fare complimenti espliciti al primo incontro- si poteva al massimo paragonare la ragazza ad un qualche tipo di emozione o soggetto che denotava una caratteristica specifica. "Gli ammiratori maschili che la vostra eleganza ha riscosso sono pari solo all'approvazione femminile per il vostro abito." o "Il rossore sulle vostre guance ricorda i tramonti sul mare" o qualcosa di simile (trovane tu uno migliore, perché quest'ultimo è davvero osceno, anche se spiega perfettamente quello che voglio dire). Specie nell'alta società tutto doveva essere all'insegna del massimo rispetto, decoro, classe ed eleganza... poi dietro le quinte facevano tutti le peggio porcate XD ma tant'é: alla luce del sole tutti santi.
Altra cosa che, spero, non smonti la trama dei primi venti capitoli. Le donne non lavoravano. Mai. Era considerato disdicevole ed indice di basso ceto sociale. Le famiglie facoltose, o anche piccolo borghesi, indirizzavano piuttosto le figlie alle scuole di etichetta e buon portamento; inoltre gli uomini snobbavano bellamente donne con inclinazioni di questo genere considerandole l'opposto della femminilità, preferendo tipette casalinghe, materne e il più "morbide possibile su ogni curva esistente" (prego cogliere l'antifona).
Caso a parte, se vogliamo portare ad esempio quello di una donna scrittrice (che comunque non era considerato un lavoro vero e proprio) , è quello di Jane Austen che mai, tuttavia, pubblicò le proprie opere apertamente e lo fece solo grazie all'impegno del padre che (colpito dalla sua bravura) si impegnò affinché venissero pubblicate: dunque, un uomo, in un mondo per soli uomini, che cerca di far pubblicare un libro, ed anche in questo caso incontrando non poche difficoltà, essendo stato scritto da una donna.
Il nome dell'autrice venne collegato alle sue opere, diventate famose in tutta l'inghilterra, solo dopo la sua morte, anche se nei circoli benestanti si vociferava (lontano da orecchie indiscrete) che fosse lei l'autrice.
Questo per farti capire il clima in cui la tua protagonista dovrebbe inserirsi. Lei non potrebbe, o perlomeno non dovrebbe, poter dire a voce alta di aver come "sogno" quello di fare la costumista.
 
Calca giusto un pochetto di meno l'attrazione di lei per lui. Perché nel caso di Jack è puramente fisica e quindi ci sta che sia fulminea, mentre nel caso di lei mi sembra anche psicologica, quindi non di rado bisognosa di più tempo per svilupparsi.
Una cosa su cui invece mi sei caduta malamente è il "dolcezza" che Jack rivolge spesso a Jane. Mai e poi mai, un gentiluomo avrebbe appellato una gentildonna in questo modo! L'avrebbe semmai umiliata o risposto con modi più subdoli, facendo riferimenti più o meno velati alla sua "debolezza di donna, alla frivolezza femminile e alla incapacità di intendere che era propria del solo universo maschile ". Chi invece appellava con "dolcezza", "splendore", "tesoro" ,e via dicendo, erano gli uomini del popolino, privi di istruzione o del minimo rango sociale. Seppure Jack ha vissuto per mare facendo il capitano, non è concepibile che abbia assunto anche i modi del marinaio di bassa lega.
Trova un nomignolo canzonatorio che solo Jack utilizza rivolgendosi alla protagonista e togli assolutamente tutti i "bellezza" sparsi in giro per il testo: fanno molto "libro wattpad" e assai poco "libro serio".
Togli anche qualche "donzella", "pulzella", e soprattutto la parola "giganti" non perché non siano corretti ma perché ne fai un uso eccessivo.
Concludo dicendoti che, in compenso, il capitolo del primo libro che più mi ha preso ed interessato è quello con il mistero svelato di Jack, sul suo passato e sulle sue reali origini, fino a quel momento taciute.
 
Su un punto mi sento decisamente combattuta, ed è il caso dell'originalità . Ci sono elementi di palese cliché narrativo, unito però a sparuti elementi di innovazione, che però decadono in mancanza di una solida base di studio in merito. I riferimenti storici (pur essendo la storia inserita in genere storico) sono carenti e lacunosi, le mode e gli abiti (pur trattando la storia prevalentemente di questi) sono errati e fuori contesto, i discorsi sono spesso resi contemporanei e poco consoni alle tradizioni del tempo. Approvo i capitoli in cui si mostrano le dissolutezze dell'epoca, o i battibecchi tra i due amanti...ma attenta a non farli diventare ripetitivi.
Sempre nel punto sull'originalità, in generale ho notato una bassa conoscenza dell'epoca in cui ambienti le vicende: spesso dici che gli abiti della tua protagonista hanno colori sgargianti o forme delle più disparate. Per quanto Jane sia una "costumista" che cerchi di far diventare famosi i suoi abiti, non puoi staccarti in modo totale dai tratti della moda Vittoriana. Sarebbe come se oggi un eccellente sconosciuto cercasse di lanciare la moda dei pantaloni gialli attillati da agganciare sotto le ascelle: puoi farlo, ma DEVE essere chiaro che il gruppo a cui Jane vende i suoi abiti sono un ristretto gruppo di eccentriche.
Differente sarebbe il caso in cui, rifacendoti alla storia vera e propria, facessi inventare da Jane qualche tratto caratteristico della moda dell'epoca: assicurandoti in un solo momento sia la verosimiglianza storica che una credibilità maggiore della trama (ancora più bello sarebbe far entrare Jane in contatto con qualche personalità realmente esistente dell'epoca nel campo della moda, dando alla storia quella marcia in più di cui avrebbe bisogno per fare il salto di qualità).
Ti faccio un appunto anche sul baciamano. Si baciava l'aria SOPRA la mano, non la mano stessa: baciare davvero la pelle sarebbe stato un affronto bello e buono, oppure un tentativo di sfrontata seduzione. Inoltre le mani erano sempre, sempre, sempre guantate, sia per i maschi che per le femmine.
 
Quanto ai personaggi, Jane Whately e Jack Grey la fanno da padroni indiscussi fino al capitolo 20 quando, inspiegabilmente, c'è una digressione dal punto di vista di Nicholas.
I 3 fratelli di Jane meriterebbero davvero un loro approfondimento, un loro punto di vista, una loro storia intrinseca che si espanda al di fuori del semplice <siamo i giganti di Jane: diventiamo verdi come hulk e distruggiamo chiunque le si avvicini>.
Una domanda che mi assilla fin da quando li hai presentati: Joshua, Thorn, Lucas...perché hanno uno un cognome ebreo, uno scandinavo e l'ultimo spagnolo? Magari l'hai specificato più avanti, o me lo sono perso io...
Bartolomeo potrebbe essere uno spunto interessante per ampliare la trama all'infuori del <sono uno dei tanti pretendenti per la lunga fila alla mano di Jane> a qualche piccola sottotrama secondaria, capace di dare spessore al racconto in sé. Mi sarebbe piaciuto leggere qualcosa di più su di lui, non un approfondimento vero e proprio, ma qualche cameo di narrativa per alleggerire il discorso o anche per, al contrario, approfondire qualche altro personaggio.
Tess Brooke è molto stereotipata ed inverosimile, ma abbastanza vanesia e frivola da renderla comunque adorabile all'interno dei contesti in cui è inserita.
Cristy Eden è un'altra persona su cui avrei preferito qualche capitolo in più, anche dopo 40 capitoli non so bene che pensare di lei e come valutare il suo carattere. So solo che nei miei appunti mi ero segnata il suo nome.
Nicholas è stato un'interessante colpo di scena, uno dei pochi veri all'interno della storia, ma il suo mistero è stato dissipato TOTALMENTE all'interno dello stesso capitolo in cui si scopre la sua natura. Anche qui una sola domanda: perché? Lui e Tyler mi ricordano troppo Mignolo col Prof, oppure il tipico cattivo con il compagno "spalla" idiota.
Christopher e Filippe hanno un piccolo ritorno molto apprezzato, ma avrei preferito che Jack e combriccola avessero una vita anche all'infuori di Jane. Invece anche quel momento in cui avremmo potuto avere un assaggio della loro vita mondana, il discorso viene rivoltato in qualche modo sempre sul soggetto Jane.
Punto d'onore va a Marianne, anche se è un personaggio terziario. In poche righe è stata un personaggio che sei riuscita a delineare perfettamente (che sia merito dell'esperienza fatta con il primo libro o semplicemente per il fatto che si distacca dal resto dei personaggi in modo encomiabile, il risultato è che funziona. Lontana dall'essere lo stereotipo di bellezza comune, ha un carattere forte ed apprezzabile. (Esterna alla recensione, la mia stima va alla frase: "Pallido come un cencio e perfettamente immobile: un cadavere avrebbe avuto al vostro cospetto un aspetto più dignitoso": come lettrice qualunque ammetto che Jack mi sta fortemente sulle palle, ed ho riso fortissimo a questo commento. Come recensionista, invece, posso solo dire che Jack è un personaggio con alti e bassi molto vistosi :D)
 
La prima cosa che salta all'occhio della grammatica (sintassi e punteggiatura) è la quasi totale assenza di errori. Solo qualche typos qui e là, chiaro frutto di semplici sviste da parte dell'autrice.
Un piccolo appunto che mi sento di farti è sulle foto presenti in certi capitoli. Le immagini (in controtendenza a quanto accade qui su wattpad) non andrebbero assolutamente messe all'interno di un testo. Molti autori/autrici lo fanno, ma spesso è solo un espediente (brutto e deludente) per evitare di descrivere i luoghi o le persone che vi sono rappresentati. I veri scrittori scrivono/descrivono/narrano; non mettono foto. Per assurdo, avrei apprezzato una sbrodolata di descrizioni lunghe anche interi paragrafi, ma sicuramente non la foto piazzata a casuale sorpresa dentro al testo.
Se proprio si vogliono presentare i protagonisti o certi luoghi di interesse suggerirei di fare un capitolo a parte, con la "scheda personaggio"  o "scheda ambientazioni" in modo da ottenere lo stesso effetto, ma con mezzi e risultati più eleganti.
A capitolo3 non funziona affatto la vicinanza tra il "tutte le donne in sala [...] ad adularla sua Grazia" e il "non le dispiaceva la sua compagnia"... ne ottieni l'impressione che a Jane piacciano le vuote adulazioni, specie quando provengono da un uomo di bell'aspetto.
A capitolo4 quando Jack si presenta fagli dire: "Posso avere l'ardire di presentarmi?" invece che "l'onore di presentarmi". In questo caso le due ragazze sono da sole, senza tutori o donne più anziane a osservarle, e l'uomo che le avvicina per loro è pur sempre uno sconosciuto. Aggiungo che, da etichetta, un uomo andava sempre introdotto ad una signorina nubile da una terza persona, che faceva le presentazioni e che non lasciava mai la ragazza da sola. Il fatto che un uomo come Jack avvicini due ragazze non ammogliate, per di più sconosciute,  da sole tra la folla, è considerata una cosa a metà tra l'audace ed il cafone: siccome per il carattere di Jack mi pare che ci siamo, direi di correggere soltanto quella parola in "ardire" che riesce a dare anche un tocco di sfrontatezza esplicita alla frase.
Poi Jane sottolinea "Vostra Grazia non manca di buone maniere" e questa, al contrario, mi è sembrata una manciata di riuscitissimo e sottilissimo sarcasmo perché, per l'epoca, Jack più che "di buone maniere" sarebbe sembrato di una maleducazione indicibile. :D
Un altro che noto spesso è l'erronea attribuzione del genere in una frase.  L'esempio tipo di cui ho preso nota si trova a capitolo 9 "Lo odiava, era borioso e burbero, insensibile e arrogante, dispotico e autoritario, eppure lo attraeva."
La frase corretta dovrebbe essere "Lo odiava: era borioso e burbero, insensibile eD arrogante, dispotico eD autoritario. Eppure LA attraeva."
Un'altra cosa che mi piacerebbe smentire è che la "prima volta" per una donna deve PER FORZA essere dolorosa. Al tempo c'era ancora più disinformazione sulla cosa per cui addirittura si pensava che una donna dovesse perdere sangue, perché confermava la sua verginità o meno (oggi sappiamo che sono stronzate, ma tanté). Ritornando al discorso principale, la cosa che mi lascia perplessa è che Jane parla di "esperienza" quando è palese che non ha nemmeno un'ombra di conoscenza sull'argomento: piuttosto falle fare qualche riflessione su come abbia sentito voci, o su come qualche servetta abbia conversato nel corridoio a voce un po' troppo alta. Le madri non facevano i tipici discorsi "madre-figlia" se non per rassicurarle sul punto "fa tutto l'uomo, basta che stai ferma" e sicuramente non si parlava in pubblico di argomenti come questo. Confidenze tra amiche molto strette non mi sento di escluderle, ma spesso era la balia che istruiva le giovani ragazze su questo genere di cose. Ovvero, anche se Jane "non è pratica del campo perchè le sue esperienze sono nulle" non è comunque credibile che non sappia cosa abbia appena fatto con Jack. Giochi di parole su questi argomenti, esistono oggi come esistevano allora. Prova a rivalutare il suo livello di ingenuità sull'argomento e le cose dovrebbero filare meglio.
Di seguito metterò gli errori che più mi hanno colpito. Volendo essere precisi, si sarebbe potuta fare un'analisi più approfondita, ma consiglio una più accurata revisione con una beta.
A capitolo11: "Detesto vostro fratello, mia cara, non abbellite la pillola" invece di "abbellire" il termine che cercavi era, credo, "edulcorare" o "indorare". Poche righe sotto, consiglio tuttavia di togliere il bacio pubblico: anche se sulla fronte era considerato assai sconveniente, persino tra marito e moglie, o tra fratelli. Anche gli abbracci tra uomo e donna in pubblico: non siamo ai giorni nostri dove ci si abbraccia o ci si tocca con disinvoltura in ogni occasione. Perfino nel ballo e nel galateo c'erano regole rigide su quanto vicini potessero trovarsi due ballerini o due persone, senza andare contro il comune pudore.
A capitolo 14: "Non siete mai apparsa così scomposta, signorina" esordì con modi irriverenti. " : non siamo in "Via col vento". Le cameriere non apostrofavano le signore come amiche di lunga data. Capisco che le due possano essere molto vicine ed in confidenza, ma non dimenticare mai i ruoli che hai dato loro in questa storia.
A capitolo 18, nel momento in cui Jane racconta a Brooke il tentato stupro non ci possono essere quelle frasi messe così a caso in mezzo al testo. Mi riferisco al fin troppo moderno "Ma davvero?? No, stai scherzando! Ti ha baciata? Uh com'è stato? Cosa aspettavi a dirmelo? No, non ci credo. Non può essersi comportato così!" : non sono liceali che si raccontano l'ultimo limone scambiato col ragazzo figo dietro il muretto della scuola. Momento di défaillance che però, per fortuna, inizia e termina poco poco, quando il tono corretto della conversazione riprende come se nulla fosse successo, lasciando il lettore un poco sbigottito.
A capitolo 26, ritorno ancora una volta sul ruolo molto ristretto affidato ai fratelli all'interno della storia, riassumibile con la frase "a chi l'avrebbe data a bere la storia dei giganti adorabili, semmai erano detestabili, irritanti, furiosi per gran parte del tempo". Mi dispiace quasi per gli esseri umani di genere maschile all'interno della tua storia. E la frase sopra, per correttezza, sarebbe "Comunque vi sbagliate. Non sono interessatA al Duca, volevo solamente fare un dispetto ai miei adorabili fratelli". Anche se ci sono più o meno ovunque errorini come questo, consiglio una veloce rilettura. Per rispondere alla tua domanda a fine di questo stesso capitolo: l'uscita con Bartolomeo è una boccata di aria fresca in una trama altrimenti eccessivamente ripetitiva.
Capitolo27 mi lascia un po' perplessa nella sua interezza perché sembra un'uscita che farebbe una coppia dei nostri giorni. Bartolomeo non si è dichiarato, non ha chiesto la sua mano e non è nemmeno un aperto pretendente formalmente introdotto alla sua famiglia: perché Jane ci esce in tutta libertà? Senza chaperon oltretutto?
Capitolo 28 è incongruente per quanto riguarda il carattere di Jack: se è un libertino dalla fama acclarata perché respinge Gabrielle? Se la risposta è perché è "innamorato-di-Jane-anche-se-ancora-non-lo-sa", non funziona affatto. In questi casi la coerenza la fa da padrone: se dici che è un uomo dissoluto non puoi farlo agire in modo diverso, solo perché "forse-chissà" una tra le mille potrebbe interessargli sul serio. Se è un donnaiolo si porterà a letto Gabrielle e altre ventordici ragazze, e poi corteggerà comunque anche Jane. Se non è questo il caso - o non vuoi che Jack agisca in questo modo - non dargli caratteristiche che poi non confermi con i fatti.
A capitolo 29, ma anche in tutti quelli precedenti e successivi sostituisci la parola "bollenti" con altri aggettivi più calzanti. Inoltre quando descrivi Jack come " un dio greco. L'addome piatto e tonico, imperlato da leggere gocce di sudore, riluceva in quella buia stanza" me lo immagino stile Edward Cullen che brilla sotto la luce del sole. A capitolo 30 stesso problema con la pelle di lei che "brillava splendente in quella stanza buia": lucciole umane ovunque.
Capitolo 32: "così anche un essere sfigato come lui, aveva finalmente scoperto il sesso ed i suoi vantaggi". Sono indecisa se farti notare prima il termine fuori contesto "sfigato" o il fatto che una virgola separi il soggetto dal suo predicato.
Del Sequel, (anche se non ho capito perché "sequel"dato che è il naturale proseguio della storia originale) nel capitolo 4: il colpo di scena è tra i più sfruttati in assoluto (non dico quale per problemi di spoiler per chi volesse leggere la tua storia, ma la cosa incide negativamente sull'originalità) anche se non è male il modo in cui è stato sviluppato.
Nella frase "Marianne in fondo aveva il cuore tenero, non si era risparmiata e nei limiti delle sue possibilità gli aveva offerto con calore il suo ausilio" non è chiaro il termine "ausilio" che sembra usato fuori contesto.
Di capitolo 5, 6 e 10 mi lasciano perplessa i continui cambi del punto di vista, apparentemente casuali, su Dorothy, Jane, Jack ed in particolare sul già esplicativo di per sé "Tyler/Nicholas".
Ripropongo, come già detto nel punto dedicato alla narrazione, una scelta definitiva da parte tua sulla "tipologia" di narrazione.
 
Mi fermo al capitolo 12 del Sequel non per poca volontà di continuare ma perché penso che troppa carne al fuoco rovini l'arrosto. Inoltre credo, e spero, di aver fornito sufficienti spunti per poter lavorare meglio in seguito, e diversi dettagli da rivedere e correggere per dare credibilità alla storia.
Se dovessi recensire tutti i capitoli sin'ora pubblicati otterremmo una recensione di 14 pagine (essendo adesso già a 7), quando i punti focali mi sembra di averli già elencati tutti.
 
E adesso arriviamo al fatidico punteggio:
stile-lessico: 4,5/5
narrazione: 3,5/5
originalità: 2/5
personaggi: 3/5
trama: 3/5
grammatica: 4/5
 
Totale: 20/30
Categoria: Argento
 
SUGGERIMENTI:
Per vedere se la tua storia funziona o per scovare eventuali incongruità caratteriali prova, come regola generale, ad invertire i ruoli maschili con quelli femminili. Se, dopo questo scambio, l'uno o l'altro ti sembrano poco approfonditi o poco probabili, vuol dire che nemmeno la storia originale funziona bene quanto speravi.
Inoltre voglio essere sincera: la tua storia parte già da un ottimo livello, ma può e deve essere ancora migliorata.
A questo riguardo abbiamo due possibilità, e dipendono entrambe da che obiettivi ti sei posta scrivendola. Se l'hai pensata per una futura e possibile pubblicazione o se, invece, miri al semplice pubblico e notorietà wattpaddiana.
Se la tua risposta è la seconda: rivedi un poco certe frasi fuori contesto, rimetti a posto la punteggiatura e la grammatica e la tua storia è perfetta. 
Se, invece, la tua risposta è la prima opzione punta di più sull'elemento storico, e meno su quello rosa da operetta. Non rifarti assolutamente ai film storici in quanto spesso errati o totalmente fuorvianti! Leggi piuttosto qualche saggio sulla vita e sui costumi dell'epoca, informati sui metodi di corteggiamento, sul clima politico e sulle guerre che si svolgevano in giro per il mondo in quel periodo. Fai dir ai tuoi personaggi frasi per lo più auliche, inserendo colti riferimenti storici o più semplici accenni agli hobby in voga all'epoca (caccia e fumo per gli uomini, opera e teatro [capitolo27 non può essere l'unico in merito] per le donne). Inoltre, capi di abbigliamento come la mantiglia, la feluca, la crinolina, il paletot, il rendigote, la marsina e il panciotto, devono diventare parte integrante del tuo vocabolario. A metà dell'Ottocento inizia a nascere il movimento dei Dandy e in Inghilterra giravano pamphlet sui 30 e più modi in cui un gentiluomo può annodare la propria cravatta, e altrettanti in cui agghindarsi il collo con stoffe, fazzoletti e fiocchi ripiegati a seconda dell'occasione a cui si doveva partecipare. Le donne indossano vestiti dalle ampie gonne di crinolina (anche 7m ci circonferenza!) con corpini aderenti e scollature generose (quadrate per lo più, e non variegate come spesso sembri alludere nella narrazione) , le cuffie/cappelli/decorazioni per le elaborate acconciature unite ai guanti erano un must, indossati in ogni circostanza, persino in casa propria.
 Inoltre l'abito sia maschile che femminile era RIGOROSAMENTE sartoriale, ovvero fatto su misura.
L'idea che la tua protagonista voglia fare la "costumista" (che all'epoca non so se esistesse già come terminologia tecnica o meno, su questo mi cogli impreparata), funziona poco essendo un mero lavoro da sarta quello a cui aspira. Tra i sarti ovviamente vigeva una vera e propria gerarchia: all'apice c'erano quelli abili nel design e nel taglio su misura, seguiti da quelli che facevano lavori di dettaglio o rifinitura. In fondo alla scala c'erano quelli che cucivano il tutto e che lo "stiravano". L'invenzione della macchina da cucito è sempre di questo secolo e la sua distribuzione e produzione in serie è degli anni '50 del '800. In caso cercati Brummel (Inghilterra) o Worth (in Francia) su internet: divennero dei rivoluzionari sartoriali del secolo e diedero un nuovo nome alla moda maschile e femminile da sera e diurna. Se sei ancora dell'idea di far diventare la tua protagonista una costumista, la ragazza DEVE conoscere queste figure (quasi delle celebrità all'epoca) ed è a loro che deve in qualche modo guardare.
Per come la storia si evolve, sopratutto nel sequel, questo dettaglio della passione di Jane per la moda si perde del tutto ed è un vero peccato perché riduci il suo spessore di personaggio.
 
 
Sperando di essere stata utile,

Pheiyu

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