2 - Bar

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«Così va bene» il fotografo mi sorrise, mentre scattava la nuova foto. Di Bieber non c'era traccia, quindi mi avevano ordinato di togliermi l'accappatoio e posizionarmi davanti alla macchina. Ero sdraiata sul pavimento grigio, in top e mutandine. I miei capelli liscissimi erano sparsi quasi in modo disordinato per terra, le mie gambe leggermente piegate in aria, mentre la mia mano destra toccava il collo. Scattò una decina di foto prima di dirmi di chiudere gli occhi."Fai un'espressione sexy" erano state le sue parole.

Sentivo il rumore degli scatti e riuscivo a notare la luce del flash anche con gli occhi chiusi. Quella macchina era davvero potente.

«È arrivato il signor Bieber» sentii la voce dell'uomo che alcune ore prima mi aveva chiesto un autografo per la figlia, annunciare il suo arrivo. Aprii immediatamente gli occhi accecandomi con la luce del forte flash, e non osai immaginare la mia faccia in quella foto. Sperai solo non si notasse la mia espressione, sicuramente inguardabile.

Mi aveva preso una fitta al petto appena avevo sentito il suo nome, presa dal panico. Probabilmente Braun si aspettava che avremmo iniziato a conoscerci.

E poi, come lo aveva chiamato? Signor Bieber? Scherziamo?

Cercai di non ridere, alzando le sopracciglia e mordendomi il labbro inferiore. Non volevo avere niente a che fare con lui, se non per giustificarmi per quanto era successo poco prima. Ero stata scortese e meritava le mie scuse, ma al di fuori di quello,  non volevo parlare con lui né uscire da questo posto insieme.

Non mi era mai piaciuto molto come personaggio, aveva una bella voce, quello si, bisognava ammetterlo. Solo che mi era sempre sembrato un bambino, da come ne avevo sentito parlare. Un ragazzino scorbutico e viziato, era sempre stata la mia prima impressione su di lui, ma da come lo descrivevano Scooter e Mark era tutt'altro.

Certo, era normale lo avessero descritto in quel modo. non avrei mai accettato se fosse stato altrimenti.

Stupida, stupida, stupida, ripetei a me stessa.

Avevo voglia di schiaffeggiarmi.

«Yasmine, alzati» il fotografo mi tese la mano, e in quel momento mi resi conto della seconda figuraccia che avevo fatto quel giorno lì dentro.

Chissà da quanto tempo mi stava parlando, e io non lo ascoltavo minimamente per pensare a quel bambino. Strinsi la sua mano tirandomi su ringraziandolo con lo sguardo, mentre Scooter entrava con passo svelto nel grande studio. Tutti i presenti si impietrirono, e riuscii a leggere nei loro occhi il terrore di aver sbagliato qualcosa del loro lavoro.

«Fermi tutti» annunciò aprendo le braccia. Tutti si voltarono nella sua direzione, pronti ad essere ripresi. Lui puntò lo sguardo su di me.

«Yasmine e Justin, andiamo a prenderci un caffè» furono queste le semplici parole che uscirono dalla sua bocca.

Tutti tirarono un sospiro di sollievo, e lo feci anch'io, confortata per loro. Poi ragionai bene sulle sue parole, e capii che non avevo nulla di cui essere sollevata.

Annuii controvoglia, e passai una mano tra i capelli.

Una signora addetta ai vestiti mi diede un paio di jeans con delle scarpe, dicendomi di andarmi a cambiare, di nuovo, indicandomi la direzione dei camerini. Non la ascoltai, invece infilai velocemente entrambi davanti a tutti, prima di recuperare il mio telefono e alcuni dollari.

Raggiunsi Braun all'entrata, seguita pochi secondi dopo da Bieber, che ancora non aveva aperto bocca.

Mi presi alcuni secondi per scrutarlo attentamente, e riuscii a notare i muscoli sotto la maglia nera a mezze maniche. Le sue braccia muscolose erano coperte da numerosissimi tatuaggi neri, e riuscii a scorgere una parola tatuata sulla parte destra del suo collo, senza però riuscire a decifrarla. I capelli erano corti, di un biondo strano, a metà tra lo scuro e il chiaro. Le sue labbra carnose erano rosee, il naso era regolare, quasi perfetto, e le ciglia lunghe contornavano gli occhi, facendo ombra sulla sua pelle abbronzata. Nonostante i muscoli il suo fisico era asciutto e slanciato. Camminava con la testa bassa, quasi con aria scocciata, e non ebbi modo di riuscire a vedere i suoi occhi.

Who We Are - J. B. || #Wattys2018Where stories live. Discover now