8 - Ciao, mamma

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Erano le cinque quando io e Justin salimmo sul taxi, diretti a casa mia. Avevamo passato un bel pomeriggio, e stranamente non ci eravamo ancora attaccati come nostro solito, tralasciando qualche piccolo battibecco che non poteva essere definito una litigata.

Nonostante questo però, ero ancora con le mura ben alte nei suoi confronti. Lo consideravo sempre piuttosto strafottente, e mi infastidiva qualsiasi pensiero la mia mente facesse su di lui. Dovevo prendere confidenza, ma non lasciarlo entrare nel mio mondo.

Il tassista ci aveva squadrati fin da subito prima di salire in macchina, e quando arrivammo, oltre che a darci il conto del passaggio, ci chiese anche una foto. Ne fece prima una con Bieber, poi sorrise e ne chiese una anche con me. Lo salutammo, e poi ci dirigemmo verso casa mia.

La macchina era parcheggiata fuori, mentre dalla strada riuscivo a vedere finalmente un po' di ordine nella mia camera da letto, attraverso la vetrata presente solo in due lati della parete. Non ero mai stata molto ordinata, e vederla così sistemata mi fece sospirare di sollievo.
Almeno da fuori non sarebbe sembrata la casa di una zitella che abitava con innumerevoli gatti.

Ci dirigemmo verso la mia auto, e ricordai a me stessa di doverne cercare una nuova, perché quella era davvero vecchia. Mio padre mi aveva "regalato" quella macchina pochi mesi prima di cadere nel suo eterno sonno. Lui se ne era comprato una nuova, e quella aveva già due o tre anni quando la passò a me. Mi ostinavo a tenerla perché ci ero affezionata, ma stava diventando scomoda a confronto con quelle che giravano ora.

《Grazie》quelle parole fuggirono dalle mie labbra insieme ad un profondo respiro, prima che potessi mettere in moto il motore.

《Sei tu che mi stai portando a casa, non ringraziarmi》la voce del ragazzo che era appena salita in macchina invase le mie orecchie.

《No, io intendevo》presi di nuovo un respiro profondo, chiudendo gli occhi mentre poggiavo la testa sullo schienale, sapendo che ben presto me ne sarei pentita
《Io intendevo grazie, era tempo che non mi sentivo così》aprii gli occhi guardando nella sua direzione.

I nostri sguardi non si staccarono nemmeno per un secondo, e sentii quasi mancarmi il respiro quando mi sorrise senza però mostrare i denti.

Può bastare, Yasmine. Avete preso abbastanza confidenza, ora chiudi la porta.

《Come ti sei sentita?》il suo tono era basso e la sua voce roca, sembrava quasi stesse sussurrando mentre avvicinava lentamente il suo volto al mio. Portai lo sguardo sulle mie gambe, giocando con le dita, cercando di ascoltare la voce che parlava nella mia testa.

《Non lo so, io》feci spallucce, guardando fuori. Non so spiegare come mi fossi sentita quel pomeriggio, ma certamente non me lo sarei scordata. Mi ero sentita libera, ma l'idea di dover stare con lui, continuava a torturarmi, e non avrei voluto altro che bruciare quel contratto.

Continuavo a torturarmi, e il bello era che mi stavo comportando da incoerente anche con me stessa. Un secondo prima ridevo con lui, e quello dopo mi insultavo mentalmente per averlo fatto.

《Bene, mi sono sentita bene》riuscii finalmente a trovare il coraggio per portare di nuovo lo sguardo su di lui, mentre cercavo di mandare giù il nodo che mi si era formato in gola.

Sorrise di nuovo, prima di mordersi il labbro inferiore. Puntai gli occhi sulle sue labbra, e volli quasi prendermi a sberle in faccia per non averlo staccato. Dovevo sembrargli ridicola, sicuramente. E poi, cosa mi era successo? Avevo di colpo cambiato opinione su di lui, con solo un pomeriggio?

《Andiamo?》annuii, girando la chiave e mettendo in moto la macchina, mentre cercavo invece di spegnere il cervello. Stavo pensando troppo.

Il suo sguardo non si staccò un solo secondo da me alla guida. Ai semafori rossi sentivo le mie guance bruciare, e mi distrassi canticchiando qualche canzone che trasmettevano alla radio, per evitare di avvampare sulle guance.

Who We Are - J. B. || #Wattys2018Where stories live. Discover now