17 - "Vuoi morire?"

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Sentii le lacrime agli occhi, mentre i ricordi invadevano la mia mente.

Mamma?mi chiusi il portone dietro le spalle entrando dentro casa. L'immagine che però mi trovai davanti non fu delle migliori. Mia madre era a terra, sotto il tavolo della cucina. Alcune bottiglie di vodka la circondavano, e riuscivo a sentire l'odore di fumo dall'entrata.
Mamma!esclamai. La raggiunsi spostando il tavolo, ma ciò che vidi servì solo a scioccarmi maggiormente. Le sue mani sanguinavano, e una scheggia di vetro aveva trapassato il suo palmo. Le lacrime rigavano le sue guance, mentre provavo ad avvicinarmi.
Va via!un urlo riempì la cucina, riecheggiando in tutto il piccolo appartamento. Feci conto su tutte le mie forze per non perdere il controllo.

Voglio aiutartisussurrai. Mi abbassai alla sua altezza, cercando di accennare un sorriso nonostante la situazione.
Ti farà male quella scheggiaindicai la sua mano, mentre lei continuava a guardarmi con sguardo perso. I suoi occhi erano lucidi e iniettati di sangue, le pupille dilatate.
No, faccio da solarise asciugandosi le lacrime, sporcando il suo volto di sangue. Sentii la testa girare e le gambe tremare a causa dell'odore ferreo, quindi chiusi gli occhi cercando di riprendermi. Afferrò saldamente la parte di scheggia fuori dalla sua pelle, tirandola via in modo straziante. Urlò in modo sovrumano, e poi prese in mano una bottiglia tra le tante. Ne bevve un generoso sorso, prima di puntare lo sguardo su di me.

Sai, Yasminebiascicò il mio nome tra un sorso e l'altro, e in quel momento me lo fece odiare. Era suonato così viscido, sporco uscito fuori dalle sue labbra.
È colpa tuapuntò il dito contro di me, e rise con perfidia
Se non fosse stato per terise ancoraIo e tuo padre non saremmo finiti cosìstorpiò ogni singola parola, prolungando le finali e aggiungendo delle doppie. Sbarrai gli occhi, sentendo il senso di colpa crescere. Che cosa avevo fatto?

Sei stato il mio più grande erroreuna lacrima lasciò il mio occhio destro, ma la asciugai immediatamente sentendo il suo sguardo addosso. Non era stata di certo colpa mia, se mio padre era morto.
Ci sono cose che non saifinì il liquido nella bottiglia, quindi mi sorrise con gli occhi spalancati, prima di toccarsi le labbra con le dita.
Ma non preoccuparti. Rimedieremorise ancora, prendendo sotto mano un'altra bottiglia. Il mio corpo non era in grado di muoversi, non sapeva fare niente. Ero completamente sotto shock. Non era mai arrivata a tanto, a dire cose del genere, nemmeno le numerose volte precedenti che l'avevo trovata in quello stato. Un verso strano uscì dalle sue labbra, prima che potesse rigurgitare tutto quello che aveva ingerito fino a pochi secondi prima.
Te la farò pagare con il tempoalzò il volto dopo minuti di silenzio, prima di prendere un'altra bottiglia in mano e portarla alle labbra.

《Cazzo》non persi tempo nel pensare, nemmeno un secondo. Tutto quello che feci fu alzare il telefono e comporre il numero, mentre il rumore di alcune ambulanze riecheggiò facendomi stringere gli occhi.

《Piccola?》la sua voce era bassa, e riuscivo a sentire il suono delle ambulanze attraverso la cornetta, facendomi capire che non era andato poi così lontano.
《Vieni qui》sussurrai con voce spezzata. Le lacrime scesero senza chiedere il mio permesso, e sentii una morsa allo stomaco quando mia madre si voltò sentendo la mia voce. Il suo sguardo era uguale all'ultima volta.
《Sbrigati》chiusi la chiamata, mentre vedevo mia madre fissarmi con occhi infuriati.

《Tu, lurida ragazzina》la sua voce era aspra, e riuscii a sentire il suo alito pesante da vicino alla porta.
《Qui non viene nessuno!》urlò. Chiusi gli occhi, e cercai di fare il possibile per rimanere calma. Presi respiri profondi, ripetendomi di aspettare solo qualche minuto, di sopportare ancora per poco. Stava superando il limite.

Who We Are - J. B. || #Wattys2018Where stories live. Discover now