5. Figlioletti maschi

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Remus non era mai stato bravo a suonare il pianoforte. Aveva provato ad imparare, ma si era sempre arreso dopo le prime note. C'era qualcosa che lo bloccava, che gli impediva di suonare davvero.
Fu per questo che si stupì, quando si ritrovò a suonare l'organo in una chiesa piena di gente. Erano, certo, solo poche note, ripetute in maniera abbastanza noiosa, ma lui era stupito lo stesso.

Nonostante James lo sapesse, lo aveva inchiodato su quello sgabello con la scusa che "L'organista era malato" e Remus non era sicuro che essere schiantato dallo sposo perché aveva osato guardare Lily significasse essere malato.

Tuttavia, quello era il suo posto e lì doveva rimanere, pena il rimanere vittima del perfezionismo omicida di James.

Il brusio che correva tutt'intorno non favoriva certo la sua concentrazione e la sua marcia nuziale rischiò di sembrare molto più simile ad una canzone dei Beatles più di una volta. La porta della chiese si aprì e il ragazzo, trasgredendo all'ordine di James di non guardare troppo la sposa si soffermò per qualche secondo sul volto di Lily.

La ragazza era il ritratto delle felicità. I capelli rossi erano acconciati in maniera complicata, in modo da sembrare naturalmente spettinati, cosa che fece sorridere James senza rendersene conto. Lui aveva passato un'ora con il pettine bagnato in mano, senza riuscire a combinare niente.
Si passò una mano tra i capelli, distruggendo così anche quel minimo di ordine che era riuscito a stabilire e, con il cuore che sembrava voler andare a trovare Remus in fondo alla sala, provò a sorridere a Lily. Lo sghignazzo di Sirius al suo fianco gli fece notare quanto poco sorriso sembrasse la sua smorfia.
Le ultime note tremarono nell'aria, mentre Lily lo raggiungeva.

Ecco. Ora stava bene. Ora, finalmente, era completo.

-Cari fratelli e sorelle, siamo qui riuniti per celebrare il matrimonio di Lily Evans e James Potter...- pronunciò il prete, e il ragazzo si premurò di imprimersi ben bene nella memoria l'ultima volta che Lily sarebbe stata chiamata con il suo cognome da nubile.

****

Lily sentì le labbra di James premere sulle sue prima che il prete riuscisse a terminare la frase, facendo scoppiare a ridere tutti gli invitati. Avrebbe sbuffato, se solo non si fosse trattato del suo matrimonio e di suo marito.
Marito.

James.
Qualche tempo prima aveva avuto una reazione isterica e ci era voluta tutta la calma di Emmeline per farle spiegare che lei non avrebbe mai sposato James, perché era Potter e il suo dovere, nella vita, era darle fastidio.

Si staccarono mentre tutti, persino il contrariatissimo parroco, cominciavano ad applaudire. Il primo colpo di bouquet James lo ricevette sul naso. Poi sulla testa, tant'è che rimase pure qualche petalo tra i suoi capelli particolarmente ricci. Infine, l'ultimo, gli arrivò sulla bocca e questo portò definitivamente alla distruzione dell'arma del delitto.

-Potter. Non solo senza il mio, di permesso, ma anche senza quello del prete?- gli ringhiò lei, mentre lui sputacchiava petali. Sirius, al suo fianco, era riuscito a cadere per terra e il povero parroco non sapeva se essere più sconvolto dal testimone agonizzante per le risate o dalla sposa omicida.

-Ehi Lily, lo sai che ora potresti anche riferirti a te?- sogghigna lui, scompigliandosi i capelli e facendo letteralmente piovere petali tutt'attorno.
Remus si avvicinò con un sorriso che faceva concorrenza a quello degli sposi, con l'ormai onnipresente macchina fotografica in mano. Era impossibile, ma a lui sembrava di essere tornato ad Hogwarts.

E la cosa era più che positiva.

-Testimone, per favore, ricomponiti. Non vogliamo altri spargimenti di sangue. E, sposo, io ti consiglierei di toglierti quell'aria da pesco in fiore e concentrarti, pregando il Karma di essere buono con te. Lily, sei splendida anche senza quell'aria assassina...- cominciò a commentare Remus, mentre i tre, molto teatralmente, si ricomponevano e sorridevano felici. Mark Evans si avvicinò alla figlia e le diede il braccio, mettendosi pure lui in posa.
Lily aveva cercato di organizzare un matrimonio meno magico possibile, ma era stato difficile, avendo come testimoni Sirius e Alice e come damigella Mary.

E come marito James.

Sua madre e suo padre, una volta entrati nella chiesa magicamente allargata avevano spalancato gli occhi come bambini, occhi che ora brillavano d'orgoglio e di felicità. Dorea era corsa loro incontro, travolgendoli con il suo solito entusiasmo e la sua allegria che erano una caratteristica propria di tutti i Potter.
Si sentì a sua volta più allegra, rendendosi conto che ora era una Potter a tutti gli effetti anche lei.

Fu in quel momento che Remus scattò la foto, intrappolando tutti in un momento di seria felicità. Niente facce buffe, per una volta. Solo la felicità semplice e composta di un momento che, con tutta probabilità, avrebbe cambiato per sempre la loro vita.
Si staccarono sorridendo e ben presto i due sposi si ritrovarono a dover fare l'intero giro della chiesa, facendo una foto con ognuno degli invitati. Lily riuscì a convincere James a fare una foto con il povero organista licenziato, che tremante e spaventato dal ragazzo si rannicchiò e, dopo aver sorriso nervosamente, scappò via, prima che James lo affatturasse di nuovo perché aveva voluto controllare se la foto era venuta bene.

Sirius rincorse Remus per tutta la chiesa, stressandolo perché la desse a lui, al testimone adorato la foto. La buttava sul ridere, ma Lily era cosciente del fatto che faceva così per nascondere la propria commozione.

Mancava qualcuno, e lei lo sapeva bene. Le mancavano due volti, non più familiari, non più quotidiani. Due volti non amici, due volti ostili. Si sedette per qualche secondo sulla panca, mentre James riceveva le auguri e felicitazioni da due zie anziane e così piene di rughe da sembrare ripiegate su se stesse.
Si immaginò di avere anche lei, lì, la sua parte di famiglia numerosa, quella che avrebbe iniziato a fare battutine subdole e maliziose o che avrebbe cercato di istruirla secondo alcuni buoni costumi.

Invece no, lei lì aveva soltanto sua madre e suo padre, senza alcuna traccia di sua sorella o di suo fratello.

Niente Petunia e niente Severus a condividere con lei uno dei giorni più belli della sua vita. Si era lasciata il suo passato ed il suo vecchio mondo alle spalle, senza poterci fare niente.
Non voleva piangere, né essere triste. Quello era il suo giorno e lei aveva appena fatto la sua scelta definitiva.

Urlò, all'improvviso, quando qualcuno la sollevò di peso e la trasportò fuori dalla chiesa così, tenendole una mano sotto le ginocchia e una dietro alla schiena.

-James! Insomma! La pianti di infrangere tradizioni? Non sai che la sposa va portata in braccio attraverso la soglia di casa?- domandò, ridendo e colpendolo in testa con un capo del velo. Non si era accorta che la chiesa si era svuotata e probabilmente tutti li stavano aspettando al ristorante.

-Ma non sto infrangendo nessuna tradizione. Casa, per me, è dove ci sei tu. E siccome da oggi in poi passeremo tutta la vita insieme, reputo ogni posto in cui ci sei tu casa...- rispose lui, con una tale semplicità da commuovere Lily. Lo abbracciò con forza, mentre vorticavano smaterializzandosi.
Non era mai stata più certa della sua scelta come in quel momento.

James.

****

-Un brindisi anche al bouquet spetalato della sposa!- urlò Sirius, assecondato da Mary che si alzò subito in piedi, facendo cadere a terra la sedia. Remus provò a convincere Sirius che avevano già fatto una decina di brindisi e che dunque sarebbe stato meglio sedersi e stare fermi e tranquilli, invece di inventare parole che, no, non esistevano nemmeno in uno dei suoi mattoni spetalabili.

-Ecco, siccome sono il testimone migliore che possiate trovare ho deciso di fare un discorso che sicuramente apprezzerete in molti.- continuò lui, schiarendosi con un colpetto di tosse la gola. Bevve un sorso dal suo bicchiere e cercò di essere più serio possibile.

-Bene. Siccome sono il tuo migliore amico, ho il dovere di informarti, James, che la tua cravatta è macchiata. Dopo quest'importante notizia, passiamo al resto. Tutti noi conosciamo la loro storia, o per meglio dire, la loro lunghissima non-storia. Quindi, sorvolerò e cercherò di non imbarazzarlo con aneddoti divertenti che invece altri testimoni racconterebbero, come ad esempio la volta in cui si prese un pugno sul naso perché le aveva chiesto come facesse ad essere ogni giorno più bella. Il fatto che Lily non sappia riconoscere un complimento è noto a tutti, perciò mi unisco a voi nello sperare che la loro convivenza forzata sia, in qualche maniera, benefica. Perciò, da bravo spettatore, posso solo augurarvi... Auguri e figli maschi, Potter. Tanti figli maschi, se mi capite...- concluse lui, mentre Lily si prendeva il volto tra le mani e sospirava con fare depresso. James rideva a fianco a lei, mentre Sirius ripeteva a macchinetta le parole tanti bei figlioletti maschi.

Era felice. Felice come poche altre volte era stata, felice di essere lì, a tentare di smacchiare la cravatta del suo neo-marito senza la magia, felice di ascoltare le farneticazioni assurde del suo fratellone pazzo e le sagge parole del suo migliore amico, che cercava ancora di spiegare a Sirius che ai matrimoni non si ricevevano patrimoni con la m.

Era felice di sentire Peter ridacchiare accanto a sé, non in maniera timida e remissiva come faceva di solito, ma con felicità e semplicità vera. Era contenta che gli altri fossero felici.

-Signora Potter?- le chiese James, all'improvviso, voltandosi verso di lei con un sorrisetto furbo. Lei gli sorrise e si avvicinò per baciarlo. Suo marito.
-Cosa c'è, maritino adorato?- chiese con tono zuccheroso lei, sorridendo sfacciatamente.
-Ecco... mi aiuti a smacchiare la camicia?- domandò lui e, per l'ennesima volta, Lily pensò che aveva fatto proprio bene.

Sì, decisamente. Avere una reazione isterica prima del matrimonio l'avrebbe preservata almeno per un po' dopo.

****

Remus voltò la foto, dove la data spiccava chiaramente nonostante fossero passati più di quindici anni. La girò di nuovo, per non guardare la grafia familiare di Sirius, quella grafia che ancora conservava nei biglietti e nelle lettere dei tempi di Hogwarts. Dei tempi dei Malandrini.
Erano tutti seri, eppure così felici. Remus si chiese come avesse fatto Sirius a fare
ciò che aveva fattodopo aver visto quella foto. Inspirò con forza e la mise velocemente nella busta per Hagrid, insieme al biglietto dove spiegava come avesse ritrovato quella foto tra le cose di Sirius.Chiuse la busta con cura e attese pazientemente che arrivasse il suo gufo. La domanda di prima continuava a vorticargli in testa, senza sosta.

Non sapeva che Sirius aveva consumato quella foto a furia di guardarla, il Giorno Maledetto. Non sapeva che l'aveva tenuta sul comodino ben in vista per tantissimo tempo, fino all'ultimo momento. Non sapeva che Sirius aveva fatto la sua stessa domanda a Peter, sventolandogliene una copia di fronte al viso poco prima di ucciderlo. Non sapeva nemmeno che Sirius quel giorno si era sentito abbandonato eppure felice, perché la sua famiglia era finalmente completa.

Non poteva sapere nessuna di queste cose, del resto. L'unica cosa che sapeva era che dietro, scritto in piccolo vicino alla data c'era solo una scritta.

Tanti auguri e ancor più figli maschi.

About you..Where stories live. Discover now