12. Idee

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James era sempre sicuro di avere idee geniali.
Era una convinzione profondamente radicata in lui, che apparteneva alla sua anima e al suo essere quasi più del gesto- ormai familiare a tutti- di scompigliarsi i capelli.
Chiunque parlasse con James si trovava, ad un certo punto della conversazione, ad udire le parole “idea”e”geniale” buttate lì con finta nonchalance. Remus, che spesso aveva dovuto sorbirsi lunghe e complicate spiegazioni riguardo le idee di James e la loro nascita, aveva imparato a  scollegare il cervello appena in tempo e a lasciarlo parlare senza curarsi troppo di fare attività più complicate di annuire e mormorare qualche flebile “Mmh, geniale” che facesse presupporre un certo interesse da parte sua.
Fu per questo, probabilmente, che la voglia di suicidarsi che lo prese quel giorno di fine Gennaio non fu dettata tanto dall’idea in sè di James quanto piuttosto dal fatto che lui l’avesse approvata e non avesse neanche un po’ provato ad opporsi.

-Accidenti, Sirius, non trovi che sia stata un’idea geniale quella di organizzare un pic-nic nella Foresta?- esclamò James, preso dal solito entusiasmo. Sirius annuì con vigore, sfregandosi le mani, un po’ per la felicità, un po’ per il freddo pungente che sembrava volersi infiltrare addirittura sotto i suoi guanti di lana. Lily sbuffò, creando una nuvoletta proprio davanti al proprio naso, e incrociò le braccia sul petto, iniziando a sfregarsi gli avambracci nel tentativo di riattivare correttamente la circolazione. Dove fosse tutta la genialità dell’idea del suo ragazzo ancora doveva capirlo, ma preferiva risparmiare fiato e calore piuttosto che sbraitargli contro e rischiare di morire assiderata.
L’idea del pic-nic era carina, sul serio. Lei, James, Sirius, Remus e Mary che mangiavano seduti su un paio di coperte di pile a quadri rossi o blu chiacchierando allegramente e ridendo mentre per un giorno ignoravano lo studio e la fatica aveva un che di utopistico, ma non le dispiaceva. A dispiacerle, piuttosto, era il fatto che il tutto si dovesse svolgere appena tre giorni prima del suo compleanno, con una temperatura che oscillava tra i meno sette e i meno undici gradi* e per di più in una foresta che onestamente le faceva gelare il sangue - non osava pensare a come dovesse essere durante le notti di Luna Piena, con tanto di Remus in forma di lupo e tutto il resto.

-James, non vedi che anche lui è sull’orlo di un congelamento?- disse Remus, dando voce ai pensieri di Lily. Mary se ne stava un po’ in disparte, lo sguardo perso e puntato verso il cielo, grigio ed uniforme. Pensava, ed ognuno di quei pensieri le faceva male al cuore, le si incideva nella pelle e nelle vene. Era da qualche settimana, ormai, che si smarriva nei propri pensieri e nelle proprie considerazioni. Non che fosse diventata tutt’a un tratto una solitaria o una riflessiva o una filosofa. Semplicemente, c’era stato qualcosa, in quei giorni, che l’aveva spinta a chiedersi il perché di molte cose.

-Non è sull’orlo di un congelamento. Il suo mento mi sembra ancora perfettamente intatto, se capisci cosa intendo...-** ridacchiò James, scuotendo la ragazza dalle sue riflessioni. Mary si voltò verso Lily, che aveva in faccia la stessa identica espressione di quando Alice faceva una di quelle battutine che era meglio scordare. Gli occhi spalancati, le narici dilatate, le sopracciglia sollevate e la bocca che era una linea perfettamente dritta, Lily stava tentando –invano- di dissimulare la sua intenzione di uccidere James Potter.

-Ti prego, dimmi che non l’hai detto sul serio. Ti supplico. Ti scongiuro.-pigolò Mary, l’aria afflitta e una mano sul petto. Sirius iniziò a ridere sguaiatamente, mentre gli altri quattro lo fissavano con espressione preoccupata.
-Sta davvero ridendo per la mia battu..-
-Non osare chiamare battuta quella cosa, James, o giuro che ti lascio seduta stante...- sibilò Lily, provocando una serie di risatine in Remus, che stava aspettando con trepidazione un commento della ragazza da quando James aveva aperto bocca. Sirius continuò a ridere, piegandosi sulle ginocchia e cadendo a terra, facendo preoccupare tutti riguardo la sua sanità mentale.
-A parte gli scherzi, credo che gli si siano congelati i neuroni- disse James, guardando l’amico con preoccupazione. Lily sbuffò e una nuova nuvoletta si creò davanti al suo volto, cosa che fece ridere ancor più forte Sirius.
-I neuroni, dici? Io direi il neurone, ma proprio ad essere gentile e generosa...- sussurrò alla fine, facendo scattare un nuovo accesso di risatine in Remus. Mary si voltò verso di lui e il ragazzo recuperò il consueto contegno, dopo aver tossicchiato lievemente imbarazzato.
-Per favore, qualcuno fermi Sirius..- la voce di Mary era di nuovo supplicante. James e Remus annuirono e si avvicinarono all’amico, l’aria concentrata, simile a quella che avevano prima dei compiti in classe importanti, e la bacchetta in mano, pronti a prendere eventuali precauzioni.
-Ma non era il caldo a far impazzire le persone?- domandò al vuoto Lily, posando poi per terra lo zaino sgualcito nel quale erano contenute una coperta e diverse scatolette piene di toast e contorni freddi. Mary scosse la testa e la imitò, buttando a terra anche la propria borsa – pelle di drago trattata finemente, ben diversa dalla tela del semplice zaino da scuola babbano di Lily- e aprendola per sistemare le proprie cose. A balzarle subito agli occhi fu la gigantesca macchina fotografica che stava comodamente appoggiata sopra una scatola di roast-beef, avvolta da un panno in feltro viola per evitare che si sporcasse.

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