16. Prime parole e grandi dolori

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Le notizie sconvolgenti non arrivano mai da sole. Hanno sempre il buon gusto di presentarsi con la doppia faccia, quasi ad aggiungere al danno anche la beffa, così da farti sentire ancor più forte il divario tra la felicità che sarebbe giusto provare e l’innata, incontenibile ed imprevedibile ingiustizia della vita. E Lily Evans aveva imparato a saperlo, a riconoscere sempre la temibile possibilità di ritrovarsi tra le mani una disgrazia in un momento in cui invece era la felicità a regnare sovrana.
La scoperta della gravidanza di Alice era stata accompagnata con cura quasi maniacale dalla notizia della distruzione di una famiglia babbana che abitava a pochi isolati da lei e la proposta di James era inevitabilmente seguita ad una serie di attacchi che l’avevano vista quasi morire e cose di questo genere. Se un tempo era stata in grado di riderci amaramente sopra, da quando era entrato Harry nella sua vita e da quando era diventato la sua maggiore priorità aveva iniziato a temere con la stessa intensità i momenti di guerra e quelli di felicità, che si rivelavano sempre di più essere solo maledette, piccole parentesi in un mare generale di dolore.

Perciò non si stupì quando Harry pronunciò per la prima volta il nome di James appena dieci minuti dopo che Sirius, sconvolto, si era rifugiato nel loro salotto per avvisarli della morte di Dorcas.

-James, dannazione, ci eravamo parlati neanche due ore prima. Lei mi aveva preso in giro, mi aveva detto di tagliarmi un po’ quegli stupidi capelli che mi ritrovavo e io l’avevo mandata al diavolo, dicendole che non aveva il benchè minimo gusto estetico. Le avevo anche rubato la sigaretta e  rimproverata perché aveva ripreso a fumare e lei era scoppiata a ridere e così siamo rimasti un po’ a bisticciare lì fuori, sul balcone, appoggiati al vaso delle genziane. Le genziane, James! Perché me lo ricordo, eh? Perché? Quelle stupide genziane, sono state la prima cosa a cui ho pensato quando me l’hanno detto. Non riesco a credere di aver pensato alle genziane. Non posso, James.- Sirius seppellì il viso tra le mani e respirò con forza, inalando l’aria che filtrava tra le dita piene di capelli, caduti per quanto lui li aveva scompigliati con forza. Gli girava la testa, gli pulsavano negli occhi sprazzi del sorriso stanco di Dorcas, le rughe di concentrazione che le attraversavano la fronte poco prima che scagliasse un incantesimo. Non poteva semplicemente credere che proprio quella Dorcas, la strega che poteva prenderlo in giro e allo stesso tempo adularlo in nome di un’amicizia tanto profonda quanto nuova. Dorcas che rappresentava la forza di una donna sola che aveva rinunciato a tutto in nome della guerra, Dorcas che, come gli aveva confessato un giorno, amava Malocchio in silenzio e da troppo tempo per poterci ancora sperare, Dorcas che gli aveva insegnato gli stessi incantesimi che più volte l’avevano salvato.

-Sirius...- provò a balbettare James, dopo aver rivolto un’occhiata a Lily che in cucina stava dando da mangiare ad Harry, ignara di tutta quella maledetta conversazione. Quel giorno si era svegliata con un leggero sorriso, che era cresciuto quando Harry era arrivato con la sua andatura dondolante e pesante a causa del pannolone a rannicchiarsi accanto a lei sul divano appena dopo colazione. James sapeva quanto fossero importanti per lei quegli occasionali giorni di buonumore e pace, nei quali non si dannava per quella maledetta ed odiosa prigionia ed aveva preferito rassicurarla quando aveva visto arrivare Sirius con gli occhi spenti e i capelli fin troppo scombinati.

-L’ha uccisa in casa sua un’ora e quarantotto minuti dopo, lo capisci? Io non posso crederci, e se le avessi detto di riguardarsi ancora una volta? Se, anzi, le avessi detto che stare da sola in questo periodo non è consigliabile e le avessi di venire con me al quartiere generale? Eh, James? Non posso credere di non averci pensato!- sussultò Sirius, gli occhi spalancati. Per quanto cercasse di apparire duro, forte, coraggioso, Sirius era quello di loro che sentiva con maggior forza la morte addosso a sé: ognuno di quegli assassini poteva essere suo fratello, sua cugina, un suo familiare, qualcuno che aveva visto e rivisto durante quelle orribili cene a cui era costretto a partecipare da piccolo e questo uccideva ogni volta anche lui.
-Fratello, piantala! Smettila! Non è colpa tua, non avresti potuto fare null’altro e so quanto ti sconvolga questa cosa, ma non puoi addossarti ogni volta la colpa di ciò che hanno fatto quei malati dei tuoi familiari e dei loro simili. Se Dorcas è morta è perché perseguiva una causa importante e lo faceva con forza, ed è ciò che dobbiamo fare ora noi.- ringhiò sottovoce James, scrollando l’amico per una spalla e strappandogli un verso irritato. Sirius stava per aprire bocca, quando il suono di qualcosa che cadeva lo raggiunse e potè vedere chiaramente Lily con una mano premuta sulle labbra, mentre con l’altra reggeva Harry, il cui giocattolo stava rotolando sul pavimento continuando a lanciare suoni acuti.

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