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3. Lost Frequencies ft Zoonderling - Crazy.

I miei genitori...

I miei genitori. Non ho mai avuto genitori, cioè si, ma non li ho mai considerato tali.
L'unica cosa che riusciva a dirmi mio padre quando aveva delle giornate no, ovvero quasi sempre, era solo una: "Sei nata solo per una ragione, uccidere!"

Questa frase ormai è impressa nella mia memoria, nel più remoto angolo buio della mia mente.

"Non ho genitori." Scrollo le spalle.

"Come non hai genitori?" Domanda sbalordito Taylor.

"Non sei nei panni di sapere chi sono o la mia vita. Adesso, per favore, o te ne vai o vai di là in salotto e fai come se fossi a casa tua." Mi metto il cuscino in testa e continuo a mordermi il labbro, fino a sentire il sapore di sangue che amo.

Si, amo il sapore del sangue.

[...]

"Papà!" Urlo spaventata.

"Zitta e impara!" Punta la pistola alla tempia di un signore. Preme il grilletto e spara.

Rimango scioccata dalla pozza di sangue che scorre giù dalla tempia dell'uomo.

"Papà!!" Spara anche alla donna lì accanto. Il tutto avviene senza scrupoli, solamente un colpo solo alla tempia, senza ripensamenti.

Passa al prossimo bersaglio, un bambino dagli occhi verdi. Annaspo e cerco di trovare una soluzione per salvare la vita a quel bambino dagli occhi verdi.

Papà punta la pistola e...

"Papà, no! " Urlo piangendo. Inspiro ed espiro, cercando di regolarizzare il battito cardiaco accelerato e il respiro.

Mi alzo dal mio letto, intenzionata a raggiungere il bagno per darmi una rinfrescata con dell'acqua fredda in viso.
Lavandomi la faccia con acqua gelida, per risvegliarmi, nella mia mente nascono domande che mai avrei voluto rivedere.

Perché di nuovo? Non ho più avuto incubi da quel giorno. Perché?

Regolarizzato il respiro, mi guardo attorno spaesata tendendo le orecchie, spostandomi una ciocca di capelli dietro all'orecchio. Rimetto a posto l'asciugamano, usato per asciugarmi il viso precedentemente, vado nel mio piccolo salotto cercando con lo sguardo il luogo da cui continua a provenire la stessa e ripetuta melodia, ma non trovo nulla. Alzo le spalle indifferente.

Apro il frigorifero cercando qualcosa da mettere sotto i denti, ma non trovo nulla, essendo vuoto. Chiudo il frigo e mi giro verso il bancone della piccola cucina per prendere una mela, ma la mia attenzione ricade sul post-it lasciato sul ripiano.

Contenuto post-it:

Alla fine ti sei addormentata e visto che non volevo fare casino e svegliarti, sono andato via. Tranquilla, sono andato via subito. A domani, Camille.

Taylor.

Mi spiaccico la mano sulla faccia sbuffando.

Insopportabile di uno, perchè si ostina a tartassarmi quando gli ho ben detto che non voglio aver nulla a che fare con lui?

Visto che stasera non ho il turno al ristorante, decido di diventare una pensionata. Thè, coperta, televisione e la vita va avanti.
Preparato tutto, mi sistemo sul divano con la coperta e accendo la TV, ma di nuovo quella melodia ripetente rimbomba nella stanza. Frustrata, butto la coperta nell'altro posto del divano e vado verso la melodia, vicino al mobile dove ho lasciato le chiavi. Osservo attentamente lo spazio selezionato, cercando di capire da dove proviene il suono.

Da un cellulare non mio.

Ritorno sul divano osservando e cercando di capire di chi possa essere il cellulare; del tizio.
È ovvio, nessuno entra in casa mia, a parte due persone. Nessun'altro è entrato oggi a casa mia e il tizio è l'unico.

Poso il cellulare sul tavolino di legno, posto davanti al divano, affianco al tazza. Mi alzo e vado a vedere chi è che ha suonato al citofono. Apro la porta e davanti mi trovo la persona citata poco fa. Vado a prendergli il cellulare, consegnandolo al proprietario, sorridendo falsamente.

"Grazie, Camille." Alzo le spalle e cerco di chiudere la porta, ma Taylor mette un piede in mezzo e la blocca.

"Che vuoi?!" Domando scocciata.

"Non devi andare al ristorante?" Mi guarda attentamente, troppo anche.

"No, addio." Blocca nuovamente la porta ed entra, lasciando la sua giacca sopra il mobile dell'entrata e andarsi a sedere nel posto libero del divano.

Sbuffando chiudo la porta e lo seguo sul divano. Riprendo in mano la tazza di thè, nascondendo il mio sguardo omicida.

"Prima, almeno da quando io sono sveglia, ti hanno cercato." Ammetto.

"Ahm, ok. L'hai letto il post-it che ti ho lasciato?" Annuisco dietro alla tazza da cui sto bevendo, che dopo poco mi viene strappata dalle mani, lasciandomi con le mani a coppa davanti alla faccia.
Seguo con lo sguardo i movimenti della tazza e la faccia di Taylor disgustata.
"Thé? " Alzo le sopracciglia come per dirgli 'No, ma va!'. "Ma cosa sei? Una pensionata ottantenne?! Coperta, divano, thè e, spero di no, qualche serie televisiva spagnola a puntate?!" Si alza mentre dice questa frase, andando in cucina. Sbuffo tirandomi la coperta fin sopra la testa comprendomi interamente. Cinque minuti dopo mi viene tolta lasciandomi con la mia tuta, che mi sono messa prima, e la mia felpa extra large.

"Che vuoi?!" Piagnucolo, non sopportandolo più.

"Ma mangi o vivi d'aria?" Domanda sorpreso da non so cosa.

"Dipende, la maggior parte delle volte vivo per il thè." Mi prende da una mano e mi tira su dal divano, appiccicandomi al suo petto.

"Stasera mangerai, veramente." Il suo tono di voce non ammette repliche.

[...]

"Cosa stai guardando?" Mi domanda un Taylor intento a finire il suo cibo.

"Niente." Scuoto la testa, riportando l'attenzione sul hamburger davanti a me.

Richiudo la scatola con la quale mi è stato servito, mettendola da parte, e prendo il bicchiere con il thè al limone, incominciando a giocare con la cannuccia e il ghiaccio al suo interno.

"Che fai, non mangi?" Nego con la testa, continuando a giocare con la bibita. Come un flash mi passa in mente il ricordo del messaggio di oggi, guardo l'ora sul cellulare le venti e un quarto.Siamo stati fuori per quasi tre ore per la città e non me ne sono nemmeno accorta. "Che c'è?" Mi chiede notando la mia agitazione.

"Devo tornare a casa." Mi alzo velocemente, racimolo i miei abiti e le mie cose.

"Perché?" Si alza anche lui.

"Ho un impegno a cui dovermi preparare." Indosso la giacca e la sciarpa, tiro fuori i soldi per pagare la cena ma Taylor li rinnega, dicendomi che paga lui e palle varie.

"Beh, allora a domani." Cerca di trovare delle parole adatte per non so cosa.

Siamo davanti al portone di casa mia e se non mi sbrigo farò tardi.
Non so cosa si aspetta da me, ma non penso che le sue intenzioni siano buone. Non voglio avere in aggiunta altri problemi a quelli che ho già per i fatti miei. Quindi se ognuno continuasse con la sua strada, sarebbe un bene per tutti.

"Taylor, se abbiamo parlato assieme e siamo usciti insieme, non significa che siamo amici o qualsiasi altra cosa. Ti ringrazio, ma preferisco che tu viva la tua vita. Addio." Entro in casa senza lasciargli il tempo di rispondermi, correndo a prepararmi per il solito appuntamento.

.....

Come vi sembra il capitolo?
Ditemi che impressione avete su Camille.

Alla prossima.

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