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52. Diplo, French Montana & Lil Pump ft. Zhavia Ward - Welcome to the party.

Raggiungo il balcone, posando le mani sulla ringhiera in cemento, stringendola e osservando a testa alta la città di Québec.

L'aria gelida accompagnata dal venticello mi sferza il volto. La neve continua a cadere candida e a ricoprire la città spoglia, perché saranno quasi tutti nella città sotterranea a continuare la loro vita.
Lascio che il vento continui a muovere la mia misera polo bordeaux e i miei pantaloni neri stralciati alle ginocchia, rimanendo incantata dalle stelle che compaiono piano piano, facendo a gara a chi spicca di più in un manto nero e cupo.

"Ghost, è ora." Sbuffo ed entro dentro la mia camera per cambiarmi.

[...]

"Benvenuta nel party." Allarga le braccia, presentandomi un party nel pianterreno dell'abitazione di non so chi. Sospiro e, con una voglia matta da far schifo pure a un festaiolo in estasi, mi butto nel party.

Con attenzione mi guardo in giro alla ricerca del nostro soggetto, ma non trovando nulla e non riuscendo a capire dove inizi una persona e dove finisca un'altra, sbuffo e me ne vado al bancone bar rialzato di poco dalla pista da ballo. Scrocchio le ossa del collo e me ne vado lì a sedermi su uno degli sgabelli a esaminare la zona.

Non trovando nulla anche qui, scendo di nuovo sulla pista da ballo e cerco di andarmene sul piano rialzato dei tavoli, che si trova dall'altra parte della sala.

Le ragazze che incontro, mentre cerco un posto per sedermi, continuano a lanciarmi occhiate di disgusto, altre si fanno i fatti loro fregandosene. A testa alta guardo le ragazze che continuano a lanciarmi occhiatacce, alzando un sopracciglio ai loro vestiti striminziti. Rabbrividisco e continuo a girare per la sala comoda nei miei pantaloni neri a vita alta, camicia color bordeaux dentro i pantaloni e stivaletti a carro armato.

Praticamente mi butto su un altro sgabello di un tavolo libero e rubo un calice di champagne, a un cameriere che passava di qui, buttandone giù un lungo sorso. Approfittando del fatto che sto bevendo, alzo lo sguardo e ne approfitto per osservare il piano superiore off-limits da quanto noto: ci sono armadi, guardie del corpo, sulle scale a visionare sui loro padroni.

Piego la testa di lato quando noto un gruppetto che non smette di fissarmi e parlare fra loro, sono in un tavolo da sola, a meno che non mi stiano prendendo per il culo, non so. Saranno cinque o sei uomini sui trent'anni o più, in completi eleganti tendenti quasi tutti al nero, con calici di champagne in mano. Uno di loro alza un calice a mo' di saluto, penso. Alzo anch'io di rimando il calice per poi riprendere a bere e passare di nuovo in rassegna.

[...]

Dopo aver girato e girato, mi fermo di nuovo al tavolo di prima con altro da bere. Mi sto annoiando. Osservo tutta la folla e ogni tanto bevo, per fare qualcosa. Dopo un po' becco un mio collega che si accarezza il labbro inferiore due volte, passando davanti al mio tavolo facendo finta di nulla. Mi accarezzo anch'io le labbra, per poi annuire e alzarmi buttando giù l'ultimo sorso.

Cambio di nuovo bicchiere e salgo al secondo piano, ovvero i due tocchi. Continuo a tenere lo sguardo puntato sulla sala e mi imbatto in uno degli armadi.

"Non può passare, è zona privata." Mi blocca con un palmo aperto sul mio petto. Stringo la presa sul bicchiere, che sento iniziare a creparsi, digrigno i denti e studio velocemente una mossa per levarmi le sue mani da dosso.

"Falla passare, è con me." Mollo la presa sul bicchiere e senza dire nulla passo oltre lo scimmione, con tanto di spallata.

"Guarda il cellulare, ti invio la descrizione." Annuisco al mio collega. Lascio il bicchiere a lui e continuo a girare per il piano, beccando il gruppetto continuare a guardarmi.

Sento il telefono vibrare, così lo tiro fuori e come detto trovo la descrizione veloce del soggetto: camicia nera, tatuaggio collo, capelli sul ramato. Annuisco distrattamente, ricordandomi della foto che ritraeva il soggetto.

Mi guardo attorno e quando trovo il mio incarico, impreco. Il soggetto si trova nel gruppetto di prima. Prendo un respiro profondo e mi avvicino con calma e indifferenza, fingendomi andata.

"Ops, mi scusi." Il liquido all'interno del suo bicchiere si riversa sulla sua camicia a causa della mia accidentale caduta. Ridacchio in modo strano, cercando di aiutarlo ma peggioro volutamente la situazione.

"Sta più attenta!" Esclama il tipo con un accento estero rispetto al mio.

"Mi scusi." Piego la testa di lato, ammiccando in un sorriso provocante.

"Guarda dove vai, cretina!" Sbotta in collera, prendendomi dai gomiti e portandomi in un bagno.

"Scusi, non capisco." Stringo la presa sul calice vuoto. Si scorda che gli faccia qualche servizietto per ripagare il danno.

"Oh..." Sussurra, alzando lo sguardo dalla camicia, con un sorriso lascivo. "...non importa." Sorride ancora mentre si leva la camicia, girandosi per buttarla in un cestino. Faccio cadere il mio sguardo sulla sua schiena possente e come volevasi dimostrare è lui.

È il ragazzo giusto.

Prendo la piccola siringa con il sonnifero, da dentro il mio reggiseno, iniettando il liquido al Drago, che stramazza al suolo in poco tempo.

A Cobras: 'Bagno superiore, uomini.'

[...]

"Le cose sono due, o la dose era troppa o Ghost ci é andata giù pesante." Parla Alec cercando di far intendere che lui la sa lunga.

"Le cose sono due, o ti ritrovi con la testa dentro il lubrificante delle auto o non sei più in grado di raggiungere l'apice del piacere, con qualche donna." Parlo svogliatamente rivolta verso Alec, che sorride divertito conoscendo benissimo la reazione che avrei avuto.

Sbuffo e mi avvicino al Drago, chiamato così per via del suo strano ma originale tatuaggio sulla schiena; dei piccoli mandala sulla spina dorsale a rappresentare le cresta di un drago.

"Sveglia, Battista." Do un calcio alla sedia, sorpassando la figura. Il ragazzo si sveglia e comincia, come da copione, ad agitarsi.

"Dove sono? Come ho fatto ad arrivare qui?" Domanda in preda al panico.

"Su una sedia, legato. Con una magia, che non ti dirò." Rispondo alle sue domande, sistemandomi la bandana. Sistemata, rientro nel campo visivo del ragazzo, visto che prima ero alle sue spalle.

"Che simpatici." Dice guardandomi male, alzo le spalle in mia risposta.

Io ci ho provato.

"Sta calmo, non ti faremo tanto..." Mi scocca un'occhiata Derek, prima di ritornare a parlare. "...male." Sbarro gli occhi, allargando le mani.

Perché guarda me ogni santa volta che lo dice?

'Mah, sei solita a perdere il controllo in casi particolari. Ovvero, parecchie volte.'

Se.

"Come no." Ride sarcastico il Drago.

Ecco, bravo. Dillo anche tu.

"Eh vabbè. Comunque, il punto è che vogliamo sapere delle cosucce su qualcuno che tu conosci..." Stavolta è Alec a parlare. Prende una sedia, la gira con la spalliera verso il ragazzo e si siede tranquillo.

Non Mi Conosci.حيث تعيش القصص. اكتشف الآن